Il Regno del calcio

Jack O'Malley

The second half was totally wrong” è la sintesi anglo-italiana con cui Carlo Ancelotti incassa la seconda sconfitta in una settimana. Prima è arrivata la lezione del Liverpool in versione mezza classifica, poi una vittoria non proprio brillante con il Fulham e domenica lo 0 a 3 secco contro il Sunderland, a Stamford Bridge. E' vero, il Chelsea ha una lunga lista di infortunati.

    “The second half was totally wrong” è la sintesi anglo-italiana con cui Carlo Ancelotti incassa la seconda sconfitta in una settimana. Prima è arrivata la lezione del Liverpool in versione mezza classifica, poi una vittoria non proprio brillante con il Fulham e domenica lo 0 a 3 secco contro il Sunderland, a Stamford Bridge. E' vero, il Chelsea ha una lunga lista di infortunati, (la coppia Ivanovic-Paulo Ferreira in mezzo alla difesa è il b-movie della solita combinazione Terry-Alex, Lampard e Essien sono ancora fuori, Drogba era in campo dopo essersi preso la malaria) ma un'occhiata alla rosa dimostra che la prima in classifica se la può cavare con il Sunderland anche schierando i magazzinieri. I Blues si sono presentati in campo svuotati, senza idee, apparentemente incapaci delle cose più semplici; e il Sunderland, la squadra più intermittente della Premier, ne ha approfittato per riprendersi da una crisi che la stava facendo scivolare verso le paludi della classifica. I gol di Onuoha, Gyan e Welbeck – per gentile concessione di Ashley Cole e del suo passaggio al portiere – rialzano il morale del Sunderland e decretano la crisi per il Chelsea, che esce dal weekend con la coda fra le gambe e l'infermeria piena. Ma primo in classifica.

    Quando, a metà del secondo tempo
    di un Aston Villa-Manchester United che non stava scrivendo la storia del calcio, la telecamera ha inquadrato la panchina dei Red Devils con un gruppo di carneade sfigati che cercavano di riscaldarsi nel freddo pomeriggio inglese, abbiamo pensato: E certo che non riescono a segnare, chi sono 'sti pischelli? Che fine hanno fatto i Giggs, i Rooney, gli Owen? Obertan pare lì per caso, Macheda sembra il fratello ciociaro di Cristiano Lucarelli, e Smalling chi l'ha mai visto? Poi l'Aston Villa ne fa due nel giro di cinque minuti. Manca meno di un quarto d'ora. Ferguson mastica nervoso la sua solita gomma, e si ricorda che Macheda all'esordio gli fece vincere una sfida contro i Villans grazie a un gol a tempo scaduto. Dato che nel calcio non ci sono regole, ci ha provato di nuovo. Dentro l'italiano, che nel giro di poco raccoglie un tacco di Fletcher e spacca la rete alla sinistra del portiere. Villa in pappa, dopo tre minuti Vidic fluttua a dieci centimetri da terra e insacca di testa un cross di Nani dando al pallone una traiettoria a metà tra il “che bravo” e il “che culo”. Nel casino finale poco manca che i Diavoli rossi non facciano il terzo. Sarebbe stato ingiusto per i ragazzi di Birmingham. Ma sarebbe stato anche più bello. Il calcio mica c'entra con la giustizia, tanto.

    Un pareggio e tre sconfitte nelle ultime quattro partite dicono che il West Bromwich Albion (Wba) guidato da Roberto Di Matteo è in piena crisi. Dopo aver fatto gridare al miracolo e aver veleggiato nei quartieri alti della graduatoria, i baggies hanno cominciato a soffrire di vertigini. Tanto che oggi non possono più coltivare sogni di gloria: con sedici punti e una classifica cortissima, è tempo di guardarsi alle spalle. Sabato, sul campo del Wigan, il Wba non ha giocato male ma non è riuscito a incidere. Il destino ha voluto invece che un giovanissimo dal nome biblico, Mosè, classe 1990, affondasse al settantesimo della ripresa l'undici di Di Matteo con un bel gol di destro. Mosé è un giocatore da seguire. Preso in prestito dal Crystal Palace questa estate, sembra valere i cinque milioni che il Wigan ha offerto al club londinese per il cartellino del giocatore nigeriano naturalizzato inglese.