Agenda Camusso tra amici, avversari e prime intese segrete

Nunzia Penelope

Cambio di leadership traumatico in casa Cgil. Oggi ci sarà l'elezione di Susanna Camusso, che sostituirà Guglielmo Epifani, per otto anni alla guida della confederazione di Corso Italia. Un lungo periodo – notano alcuni osservatori – in cui il maggior sindacato non ha brillato per capacità propositiva e, anzi, si è arroccato nel suo mondo: forte di 6 milioni di iscritti che ne fanno una forza ben più solida di qualunque partito politico, ma indecisa su come utilizzare questa potenza di fuoco.

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    Cambio di leadership traumatico in casa Cgil. Oggi ci sarà l'elezione di Susanna Camusso, che è stata eletta oggi per sostituire Guglielmo Epifani, da otto anni alla guida della confederazione di Corso Italia. Un lungo periodo – notano alcuni osservatori – in cui il maggior sindacato non ha brillato per capacità propositiva e, anzi, si è arroccato nel suo mondo: forte di 6 milioni di iscritti che ne fanno una forza ben più solida di qualunque partito politico, ma indecisa su come utilizzare questa potenza di fuoco per indirizzare le grandi scelte economiche e sociali del paese. Anche per questo, tutti si chiedono se Camusso saprà fare il miracolo di riportare la confederazione in primo piano. Ma prima ancora, la nuova leader dovrà fare i conti con i nemici interni. Il suo arrivo al vertice è stato lungamente e accuratamente preparato, e quindi, come ha osservato Epifani, ‘'la Cgil da oggi è in mani sicure''.

    Un percorso iniziato nel 2008,
    con l'ingresso di Camusso nella segreteria confederale nel ruolo di “delfino'', proseguito poi con varie lotte interne per la successione, culminate nello scontro congressuale della scorsa primavera tra due mozioni contrapposte: la prima targata Epifani-Camusso, in cui si è riconosciuta la stragrande maggioranza della Cgil; la seconda, sventolante la bandiera dell'opposizione alla segretaria designata, e composta da un arcobaleno di posizioni che radunavano i leader di tre categorie fondamentali – funzione pubblica, bancari, metalmeccanici – più qualche dissidente del vertice confederale. Oggi, lo sparuto fronte avversario è presidiato dalla sola Fiom. Anche se con alcuni esponenti della categoria, come Giorgio Cremaschi, Camusso ha rapporti distesi, almeno sul piano personale, mentre quelli politici restano tortuosi. Il primo banco di prova sarà quello dello sciopero generale, che Epifani ha promesso nel corso della manifestazione Fiom del 16 ottobre scorso, e che i vertici della categoria non mancano di reclamare. Che farà Camusso? Confermerà la scelta del suo predecessore, o la sconfesserà? E in questo caso, come reagirà la Fiom? Le previsioni si sprecano.

    Sullo sfondo c'è la manifestazione del 27 novembre prossimo, targata, questa volta, Cgil. Lo sforzo di energie e fondi è ingente, l'obiettivo è quello di riempire Roma di gente e bandiere, per quello che sarà il primo comizio pubblico del nuovo leader Cgil. Per il momento Camusso non mostra le proprie carte, ma, silenziosamente, continua a tessere rapporti a tutto campo. Partecipa alle riunioni dell'Aspen tremontiano, ma anche a quelle di Magistratura democratica, con cui sta cercando di costruire un asse in nome di un'iniziativa comune per la legalità; di certo, uno dei suoi prossimi cavalli di battaglia. E non trascura il rapporto con la Confindustria: nelle scorse settimane ha dibattuto con Luca di Montezemolo sui temi dell'economia e del lavoro, e costante è il dialogo con Emma Marcegaglia. Gli stessi leader di Cisl e Uil, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, malgrado le tensioni con la Cgil, le hanno fatto notevoli aperture di credito, confidando che il suo arrivo al vertice possa aiutare la ripresa del percorso unitario. Inoltre ha già avviato il rientro della Cgil sulla scena, sedendo al tavolo della riforma fiscale convocato da Giulio Tremonti.

    Resta da riprendere il confronto
    con la Fiat di Sergio Marchionne, ma anche questo non dovrebbe essere impossibile: proprio con la Fiat, nel 1993, come responsabile dell'auto in Fiom, sottoscrisse un significativo accordo, dai contenuti molto riformisti (troppo per alcuni, tanto che le costò il posto nella segreteria delle tute blu). Non dovrebbe esserle difficile, quindi, replicare.

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