That win the best

Guida totalmente non necessaria al meglio del calcio inglese

Jack O'Malley

Chi l'ha detto che gli ultras fanno solo danni? Quelli del Manchester United hanno minacciato per giorni (arrivando fin sotto casa sua) Wayne Rooney, forse l'attaccante più forte del mondo, tanto brutto quanto grintoso. “Se avessimo giocato undici contro undici avremmo vinto”, dice Roberto Mancini cercando di farsi una ragione dei tre gol presi domenica in casa dall'Arsenal.Il segreto del West Bromwich non è soltanto nel rigore tattico che Di Matteo è riuscito a cucire addosso ai Baggies.

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    Chi l'ha detto che gli ultras fanno solo danni? Quelli del Manchester United hanno minacciato per giorni (arrivando fin sotto casa sua) Wayne Rooney, forse l'attaccante più forte del mondo, tanto brutto quanto grintoso. E hanno fatto bene. Fresco di separazione dalla moglie causa frequentazione di escort, Rooney aveva annunciato di volere lasciare Manchester “perché qui non si vince”. Dirlo dopo avere vinto tutto con quella maglia fa un po' effetto. Ma per fortuna ci sono gli ultras, dicevamo. “Se te ne vai (soprattutto al rivale Manchester City) sei morto”, gli hanno spiegato con schiettezza molto british. Il giorno dopo Wayne annunciava il rinnovo del contratto e si diceva pieno di tanta voglia di fare bene. Nel frattempo si è infortunato, ma il suo allenatore Alex Ferguson non lo rimpiange: là in attacco ha trovato un certo Javier Hernández Balcázar, 22 anni, detto Chicharito. Domenica ne ha fatti due allo Stoke City (2-1 per il Manchester il risultato finale). Il primo incredibile: un colpo di nuca dato con la stessa precisione e forza di un normale colpo di testa. In attesa di Rooney, tenete d'occhio Chicharito.

    “Se avessimo giocato undici contro undici avremmo vinto”, dice Roberto Mancini cercando di farsi una ragione dei tre gol presi domenica in casa dall'Arsenal. Il Manchester City doveva vincere per tenersi agganciato alla capolista Chelsea e invece ha perso il treno e s'è fatta pure raggiungere dai Gunners nel terzetto di inseguitori che guardano la squadra di Ancelotti da cinque punti di distanza. Tutta colpa del fallo da ultimo uomo di Dedryck Boyata (sul quale ci si asterrà dai giochi di parole) che dopo cinque minuti atterra Marouane Chamakh lanciato verso la porta. Mancini dice che l'espulsione è regalata, che la palla stava andando verso il portiere, che l'intervento di Boyata è ininfluente, ma Chamakh non è Krasic e il fallo ci sta. Il City ne prende tre: Nasri chiude un triangolo in area con Arshavin (difesa imbarazzata e imbarazzante), Song di punta la piazza sotto l'incrocio da centro area (rimpallo fortunato) e Bendtner in contropiede la mette sul palo lontano, à la Diego Milito nella stagione di grazia 2009-2010.

    Il segreto del West Bromwich, terzo in classifica dopo aver superato sabato in rimonta il Fulham (autorete di Carson e poi i gol di Mulumbu e Fortuné), non è soltanto nel rigore tattico che Di Matteo è riuscito a cucire addosso ai Baggies. E' anche altrove. Soprattutto in quel talento d'altri tempi che prende il nome di Christopher Brunt. Nordirlandese, classe 1984, ha militato nel Middlesbrough e nello Sheffield Wednesday. A guardarlo non gli daresti una lira: troppo alto per essere un grande dieci, troppo poco veloce per dargli in mano le chiavi del gioco offensivo. E, infatti, lui non le vuole queste chiavi. Preferisce sparire in mezzo al campo per fare solo e soltanto il minimo indispensabile. Ma è in questo minimo che fa la differenza. Senza colpi a effetto. Semplicemente servendo assist normali: ai compagni più vicini, a quelli meglio smarcati, sempre scegliendo la soluzione giusta. Sta qui la sua eccezionalità. Sabato ha fatto lui i due assist dei gol del West Bro. Doveva farli e li ha fatti.