Cresce il partito del teorema Summers/ 1
Basta flemma e austerity: ora stimoli a suon di infrastrutture
Né austerity rigorosa, né bailout selvaggi. Il “teorema Summers”, che l'omonimo consigliere dimissionario della Casa Bianca ha formulato nell'ultimo rapporto consegnato a Barack Obama, assomiglia a uno stimolo di nuova generazione. Irwin Stelzer, sul Wall Street Journal, l'ha sintetizzato così: considerato che le infrastrutture sono necessarie, visto che mai come oggi prendere denaro in prestito costa poco, e visto pure che c'è offerta di lavoro in grande quantità nell'industria delle costruzioni, “investiamo ora e stimoliamo la crescita negli anni a venire”.
Né austerity rigorosa, né bailout selvaggi. Il “teorema Summers”, che l'omonimo consigliere dimissionario della Casa Bianca ha formulato nell'ultimo rapporto consegnato a Barack Obama, assomiglia a uno stimolo di nuova generazione. Irwin Stelzer, sul Wall Street Journal, l'ha sintetizzato così: considerato che le infrastrutture sono necessarie, visto che mai come oggi prendere denaro in prestito costa poco, e visto pure che c'è offerta di lavoro in grande quantità nell'industria delle costruzioni, “investiamo ora e stimoliamo la crescita negli anni a venire”.
L'idea raccoglie consensi sia nel Nuovo che nel Vecchio continente. Ultimo in ordine di tempo a esprimersi in favore di un'ipotesi simile è stato George Soros. Il finanziere ungherese-americano ha spiegato di recente sul Financial Times che “l'America ha bisogno di stimoli, non di virtù”, alludendo ai nuovi venti rigoristi che spirano sui conti pubblici. “Ciò non vuol dire – ha specificato Soros – che gli Stati Uniti debbano mantenere i tassi prossimi allo zero e accrescere il loro indebitamento per un tempo indefinito”.
Se dimezzare il deficit entro il 2013 è un obiettivo troppo ambizioso, piuttosto “investire in infrastrutture ed educazione ha molto più senso”. Per rimanere al gotha della finanza internazionale, è dello stesso avviso anche Mohamed el Erian, ceo di Pimco, il maggiore investitore mondiale di bond. Tra gli italiani, invece, sono note le convinzioni di Corrado Passera, che lo stesso ad di Intesa Sanpaolo non ha mancato di esporre pubblicamente a più riprese: per il nostro paese, servirebbe un investimento di 250 miliardi di euro nei prossimi cinque anni per strade, aeroporti e reti di tlc. La maggior parte dei fondi – ha detto Passera – può venire da investitori privati se il governo appoggia l'investimento con “un meccanismo di garanzie pubbliche”. Il banchiere Guido Roberto Vitale, in un'intervista al Sole 24 Ore di ieri, è andato anche più nel dettaglio: “Credo che mai come ora servirebbe un organismo europeo, magari garantito da tutti gli stati dell'Unione, in grado di emettere obbligazioni finalizzate allo sviluppo di progetti infrastrutturali di medio-lungo termine”.
Anche un economista liberista come Francesco Giavazzi – ordinario alla Bocconi e con una lunga esperienza di insegnamento al Mit di Boston – difende alcune ragioni di fondo del cosiddetto “teorema Summers”: “E' vero, questo è un buon momento per ipotizzare l'avvio di grandi opere – dice al Foglio – se non altro perché agli stati, oggi, indebitarsi costerebbe relativamente poco. Senza contare che effettivamente gli Stati Uniti hanno bisogno di un ammodernamento delle loro infrastrutture”. Poi però Giavazzi ricorda che “circa il 70 per cento del pil americano è dovuto ai consumi e alla domanda privata, quindi è inutile illudersi che nuove infrastrutture possano, da sole, rilanciare l'economia”. E in particolare sulla situazione europea, l'editorialista del Corriere della Sera precisa: “Non far nulla, comunque, non è un'opzione valida. C'è tanto da fare per liberare l'economia: dall'alleggerimento del fardello fiscale alle attese liberalizzazioni”.
Chi sicuramente reputa convincente il “teorema” è Gianfranco Polillo, consigliere economico del gruppo Pdl alla Camera: “Oltre a relazioni industriali più efficienti e a un fisco meno pesante, le infrastrutture sono la strada migliore per aumentare la produttività del lavoro e quindi i salari”. In Italia, inoltre, “il Piano sud e quello delle grandi opere, se entreranno in vigore come da programma, contribuiranno a ricucire la cesura crescente tra nord e sud”. Proprio ieri la Camera ha approvato una risoluzione della maggioranza sulla Decisione di finanza pubblica (Dfp), anche se in mattinata i tecnici di Camera e Senato avevano spiegato che nel documento sarebbero sottostimate le risorse per gli investimenti in conto capitale e per i contratti di servizio pubblico come Anas, Fs e Poste.


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