Super Piñera ribalta la disgrazia dei minatori in un capolavoro
Dovevano venire fuori “non prima di Natale”; lavorando febbrilmente si era potuto fissare il grande momento alla mezzanotte del 12 ottobre, ma poi con un ulteriore sforzo è stato anticipato addirittura alle 20, l'inizio del recupero dei minatori bloccati sotto terra dal 5 agosto. In modo da fare iniziare la grande kermesse con ancora in corso quel “Día de la Raza” in cui, nell'anniversario della scoperta dell'America, gran parte dei paesi ispanofoni celebra l'Hispanidad.
Guarda il video del primo minatore estratto dalla miniera - Segui la diretta su SkyTg24 - Leggi Cosa insegnano le storie dei 33 cileni di Toni Capuozzo
E' durata settanta ore l'operazione di recupero dei trentatre minatori prigionieri da sessantanove giorni nella miniera di San José, in Cile. Gli uomini sono risaliti in sueperficie grazie ad una capsula metallica di circa cinquantatre centimetri di diametro, fatta calare in un pozzo profondo 622 metri. Tutti i minatori son stati messi in salvo.
Dovevano venire fuori “non prima di Natale”; lavorando febbrilmente si era potuto fissare il grande momento alla mezzanotte del 12 ottobre, ma poi con un ulteriore sforzo è stato anticipato addirittura alle 20, l'inizio del recupero dei minatori bloccati sotto terra dal 5 agosto. In modo da fare iniziare la grande kermesse con ancora in corso quel “Día de la Raza” in cui, nell'anniversario della scoperta dell'America, gran parte dei paesi ispanofoni celebra l'Hispanidad: banchetti, balli fino all'alba, un minatore che si sposa dopo trentadue anni di convivenza. Lo spot è evidente. Sebastián Piñera ha dato in diretta tv la notizia che erano ancora vivi, ha riferito personalmente in diretta tv di tutti gli sviluppi e il ministro delle Miniere, Laurence Golborne, è diventato a sua volta un divo al gridare “Viva il Cile!” quando ha comunicato che la trivella aveva raggiunto i minatori. Non manca chi suggerisce polemicamente al presidente di riferire sulla mancanza di sicurezza che ha quasi provocato la tragedia, piuttosto di festeggiare. Ma a coprirlo a sinistra c'è Evo Morales, accorso per dare il bentornato al minatore boliviano Carlos Mamani.
Questo lo stile Piñera, aggredire i problemi fino a trasformarli in opportunità. Il presidente boliviano, ad esempio: un cocalero indio, amico di Chávez, e che rivendica al Cile lo sbocco al mare perso in una guerra ottocentesca. Agli antipodi umani del “Berlusconi cileno”, ma con il tallone d'Achille della passione per il pallone. Proprietario del Colo Colo, Piñera lo ha invitato per il suo insediamento a una partita di pallone, e se lo è fatto amico. Oppure il terremoto, avvenuto proprio nell'intervallo tra la sua elezione e l'insediamento, mentre era ancora al potere Michelle Bachelet. E' andato in giro tra i disastrati, ha mobilitato i ministri già designati facendo vedere come lui, disinteressatamente, appoggiasse il suo predecessore. Intanto iniziava di fatto a prendersi i poteri in anticipo e a mettere le mani avanti dicendo di non potere mantenere le promesse elettorali “con questo terremoto”.
Un capolavoro anche la sua gestione del conflitto d'interessi. Già in campagna elettorale aveva ceduto in fidecommesso cieco volontario trentasei società anonime, tanto per fare il gesto, chiarendo però che avrebbe tenuto la linea aerea Lan Chile e il canale Chilevisión fin quando non fosse entrato davvero alla Moneda. Una volta insediato, li ha dati via davvero. Dalla vendita della Lan Chile ha ricavato un miliardo e mezzo di dollari, favorendo la successiva fusione con la brasiliana Tam in un nuovo gruppo che è il primo della regione (il terzo del mondo) e che ha fatto lievitare l'intera Borsa, anche a profitto delle azioni che Piñera ancora mantiene. Chilevisión l'ha invece data alla Time Warner, guadagnandoci altri 167 milioni – in più le ha sbolognato uno stabilimento tessile in disarmo, per farci una nuova sede.
Con questa crisi, a parte il reality show da Copiapó, in nome di una nuova etica sull'attività mineraria ha alzato le relative imposte. Ma le risorse cilene restano comunque tra le più cospicue, a differenza che in altri paesi dell'area non c'è rischio di nazionalizzazioni improvvise, e così le multinazionali hanno accettato senza fiatare di pagare il miliardo in più che a Piñera servirà per la ricostruzione post terremoto. Coperto a destra, Piñera ha d'altronde anche fatto approvare la legge pionieristica che, prima a livello mondiale, assicura la neutralità di Internet a tutela dei consumatori. E ha convinto un gruppo di indios mapuche a cessare un imbarazzante sciopero della fame in carcere, modificando una legge antiterrorismo con sanzioni draconiane per le occupazioni di terre adottate dal regime di Pinochet – ma che i governi di centrosinistra avevano dovuto tenere, e fare applicare anzi col massimo rigore.
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