Woodcock, Genova e i processi impossibili

Redazione

Il clamoroso processo contro Vittorio Emanuele di Savoia e altri cinque imputati di associazione per delinquere, corruzione e falso ideologico, messo in piedi dal pm di Potenza Henry John Woodcock, è finito con un'assoluzione generale, “perché il fatto non sussiste”. Non è il primo procedimento avviato con clamore da questo procuratore che si dimostra alla fine basato solo su pregiudizi. Gli imputati hanno subìto oltre al processo penale, che alla fine ha reso loro giustizia, anche quello mediatico, che non è andato tanto per il sottile.

    Il clamoroso processo contro Vittorio Emanuele di Savoia e altri cinque imputati di associazione per delinquere, corruzione e falso ideologico, messo in piedi dal pm di Potenza Henry John Woodcock, è finito con un'assoluzione generale, “perché il fatto non sussiste”. Non è il primo procedimento avviato con clamore da questo procuratore che si dimostra alla fine basato solo su pregiudizi. Gli imputati hanno subìto oltre al processo penale, che alla fine ha reso loro giustizia, anche quello mediatico, che non è andato tanto per il sottile. Nessuno li risarcirà del danno patito e Woodcock continuerà indisturbato a produrre accuse. Che le precedenti fossero improbabili e comunque non provate, non fa differenza.

    Un altro processo, quello ai dirigenti del porto di Genova, è finito più o meno allo stesso modo. L'ex presidente dell'autorità portuale, Giovanni Novi, è stato assolto da dodici imputazioni e condannato solo a una multa per la tredicesima, mentre molti coimputati sono stati prosciolti, sempre con la motivazione più ampia: “Il fatto non sussiste”. Giovanni Novi era stato arrestato in presenza della moglie, cardiopatica, che pochi giorni dopo è morta. Il pm Walter Cotugno, che aveva richiesto gli arresti, ha poi dileggiato la difesa definendo in una memoria “umoristiche” le sue tesi. Per una volta però l'impunità non coprirà tutto: il procuratore generale Luciano Di Noto ha chiesto chiarimenti: “Se esiste l'ipotesi che il processo si sia svolto in maniera non corretta è nostro dovere intervenire”. Meglio tardi che mai.