La Casa Bianca perde pezzi
A fine anno Lawrence Summers, il capo del consiglio economico dell'Amministrazione Obama, lascerà l'incarico alla Casa Bianca per tornare alla sua cattedra a Harvard. L'annuncio, arrivato nel tardo pomeriggio di martedì con un freddo comunicato della Casa Bianca, è una sorpresa relativa in un momento in cui il team economico di Obama sta perdendo un pezzo dopo l'altro. E l'addio di Summers non è nemmeno il più recente.
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A fine anno Lawrence Summers, il capo del consiglio economico dell'Amministrazione Obama, lascerà l'incarico alla Casa Bianca per tornare alla sua cattedra a Harvard. L'annuncio, arrivato nel tardo pomeriggio di martedì con un freddo comunicato della Casa Bianca, è una sorpresa relativa in un momento in cui il team economico di Obama sta perdendo un pezzo dopo l'altro. E l'addio di Summers non è nemmeno il più recente: ieri Herbert Allison, l'uomo nominato nel 2008 per sovrintendere all'operazione di bailout delle banche, ha deciso di lasciare l'incarico, probabilmente obbedendo alla saggezza popolare che impone di abbandonare la nave prima che affondi. Alle elezioni del 2 novembre la già fallata nave democratica rischia di colare giù e gli uomini della squadra economica – accusati di avere aggravato con le loro ricette la situazione – sono gli ultimi a cui verrà offerta una scialuppa.
La ritirata di Summers è il segno più chiaro che i tentativi obamiani di tamponare la situazione con la spesa pubblica non hanno funzionato come previsto, mentre il mercato del lavoro continua a dare cattivi segnali. Prima di lui si sono dimessi il capo dell'ufficio budget della Casa Bianca, Peter Orszag, e il numero uno del consiglio economico di Obama, Christina Romer, che con Summers ha avuto litigi epocali dentro e fuori dallo Studio ovale. Ma delle tre dimissioni, quelle di Summers hanno un peso specifico che non è minimamente paragonabile alle altre. In queste ore gli amici di Lawrence, per tutti Larry, giustificano la sua scelta con ragioni personali: l'aspettativa per la cattedra di Harvard scade all'inizio del 2011 e lui non vuole perdere il privilegio dell'insegnamento. In realtà, l'addio di Summers rappresenta la fine della stagione clintoniana in politica economica e l'affrancamento di Obama da una filosofia che non ha portato molto frutto. Per questo all'annuncio – non troppo sorprendente – di Summers, tutti gli analisti si sono idealmente voltati verso il segretario del Tesoro, Timoty Geithner, come a dire: quanto resisterai lì, da solo?
Summers è universalmente considerato un genio, ma per molti è un genio del male. Da vicesegretario del Tesoro nell'era Clinton – sotto il suo mentore Robert Rubin – ha organizzato il piano di deregolamentazione delle banche che è tornato dieci anni dopo sotto forma di crisi del sistema finanziario, e allora Summers è passato dall'altra parte della barricata, diventando un feroce critico della speculazione dei banchieri. Nei palazzi di Washington ha la fama di essere un oscuro tessitore di trame, un despota ben poco versato nelle arti diplomatiche, nonché il protetto numero uno della casata Clinton. A capo del consiglio nazionale dell'economia ha sfruttato molto – ha abusato, dicono i suoi critici – del suo roccioso pedigree per superare impunemente i confini imposti dalla carica ed è diventato de facto il consigliere personale del presidente in materia economica. Obama lo trattava come un allenatore tratta il grande campione attorniato da giovani promesse. In più, lo sprezzante Summers non ha mai fatto nulla per mettere a tacere le controversie che lo riguardano: prima di insediarsi nell'ufficio a West Wing lavorava part time per un hedge fund e nel 2006 è stato costretto a dimettersi dalla presidenza di Harvard non soltanto per i commenti – diventati proverbiali – sulle minori capacità scientifiche delle donne, ma anche per aver difeso il suo collega e pupillo Andrei Shleifer, coinvolto in un complicato caso di conflitto di interessi.
Con Summers finisce un'epopea del passato e l'intenzione di Obama è di inaugurarne una presente e futura. Il rinnovo è iniziato con il suo amico Austan Goolsbee, nominato capo dei consiglieri del presidente e ora la successione di Summers diventa la leva di un cambiamento programmatico. Secondo il Wall Street Journal, il rimpiazzo più probabile è l'ex amministratore delegato di Xerox, Anne Mulcahy. Gli analisti dicono che il presidente vorrebbe soddisfare la sua sete di rinnovamento mettendo una donna o un uomo d'azienda al posto dell'antico retaggio clintoniano; Mulcahy ha entrambe le caratteristiche che piacciono a Obama e venerdì sera ha incontrato a cena uno dei consiglieri più ascoltati alla Casa Bianca, Valerie Jarrett. Obama sta pensando a una persona che venga dal mondo delle imprese per uscire dal circolo vizioso delle élite universitarie, i cui raffinati ragionamenti – e meno raffinati scontri – hanno portato poco beneficio al mercato del lavoro, che in questo momento non solo è la priorità di Obama ma quella di tutti i democratici che vogliono contenere le perdite alle elezioni di midterm.
Altre candidate per il posto di Summers sono l'ufficiale del dipartimento del Commercio, Rebecca Blank, l'ad di Xerox, Ursula Burns e Zoe Cruz, ex pezzo grosso di Morgan Stanley cacciata senza troppi complimenti all'inizio della crisi dei subprime. Questi sono i nomi con cui Obama vuole riportare il team economico a terra dopo gli svolazzi nel cielo dell'accademia, ma dalla Casa Bianca alcune fonti dicono che per la decisione bisognerà aspettare ancora parecchio. E in questo intermezzo ad avere il sonno disturbato più di tutti sarà Geithner, ultimo superstite di una struttura che sta andando in frantumi. I repubblicani chiedono la sua testa ed è probabile che dopo le elezioni di novembre venga loro servita su un piatto d'argento.
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