Qui si spiega perché il Cav. sembra diventato la bella copia del dio Hermes

Redazione

Alla gentile Marina Gelmi di Caporiacco – che ieri, in una sua letterina, riferendosi al pezzullo con cui giorni fa ho partecipato anch'io al giochetto del Foglio sul modo in cui il Cav. potrebbe rilanciare se stesso e il suo governo, mi ha fatto osservare che paragonando Berlusconi a Hermes ho dimenticato le bricconate attribuite dal mito a quel dio – posso assicurare che questa comparazione, essendomi stata suggerita dallo stesso Hermes, non comporta nessuna dimenticanza.

di Ruggero Guarini

    Al direttore - Alla gentile Marina Gelmi di Caporiacco – che ieri, in una sua letterina, riferendosi al pezzullo con cui giorni fa ho partecipato anch'io al giochetto del Foglio sul modo in cui il Cav. potrebbe rilanciare se stesso e il suo governo, mi ha fatto osservare che paragonando Berlusconi a Hermes ho dimenticato le bricconate attribuite dal mito a quel dio – posso assicurare che questa comparazione, essendomi stata suggerita dallo stesso Hermes, non comporta nessuna dimenticanza delle note presunte ribalderie perpetrate da quel messaggero celeste, ma anzi ne esige il divertito e commosso ricordo.

    “Persino le prime, primissime imprese di questo Cavaliere – mi ha confidato quel simpaticissimo nume – rimandano alla storia della mia infanzia. Infatti anch'io, quando ero solo un bimbetto appena nato, mi diedi, come lui, al canto e al suono di uno strumento a corda. Sembra anzi che la chitarrella con cui da fanciullo accompagnavo i miei canti l'abbia inventata e fabbricata io stesso cavandone la cassa dal guscio di una tartaruga e le corde dai budelli di un agnello, dando in tal modo prova di un ingegno non dissimile da quello di questa mia reincarnazione italica… Perfino la sua astuzia negli affari ricorda quella con cui riuscii appena nato a fregare una mandria di buoi a quel presuntuosetto del mio fratellino Apollo…

    Persino il suo talento di comunicatore rimanda al mio principale mestiere, che fu appunto quello di un postino volante impegnato ininterrottamente in un'attività che consisteva nell'assicurare la spedizione e la consegna di ogni tipo di messaggi non soltanto fra gli dèi e gli dèi, ma anche fra gli dèi e i mortali, e persino fra i defunti e gli immortali, come quando mi accadde di dover scendere nel regno dei morti per consegnare ad Ade, il re degli inferi, il dispaccio con cui Zeus ordinò a quel suo fratello infernale di permettere a Proserpina, la bella nipotina che aveva poc'anzi rapita, di salire sul mio cocchio per tornare dalla sua mamma… Persino certi suoi motteggi fanciulleschi (comprese le corna che sfoderò una volta alle spalle dei grandi della terra; compreso il famoso “cucù” con cui un'altra volta fece schiattare a ridere la signora Merkel, compreso lo show che fece a Marrakech, mascherato da danzatore arabo, in onore della sua Veronica) sono inconfondibili espressioni della mia natura non meno industriosa che giocosa… Persino infine le sue marachelle erotiche rimandano alla mia nota essenza fallica, che gli stessi antichi mostrarono di apprezzare dedicandomi quei pilastrini, detti “erme” dal mio stesso nome greco, che sempre nella mia  patria venivano una volta collocati lungo le strade, ai crocevia, ai confini delle proprietà e davanti alle porte delle case, per invocare la mia protezione, e che con la loro stessa forma evocavano anche la mia lieta natura priapesca”.

    Non dunque a me ma allo stesso Hermes (che evidentemente ha letto anche lui, come la signora Gelmi di Caporiacco, il cosiddetto Inno omerico che in effetti è la sua più antica, autorevole e spassosissima biografia) sembra insomma evidente che il Cav. – possedendo tutti, proprio tutti, i di lui tratti caratteriali: astuzia, affari, industriosità, mobilità, velocità, creatività, birichinaggine, comunicazione, ambasceria, inafferrabilità mercuriale, natura fallica, giocosità, simpatia – altro in effetti non sia che un suo doppio.

    di Ruggero Guarini