Chi è la smaliziata milionaria cinese che ha sedotto i riccastri di Pechino

Ugo Bertone

“Non vedo alcuna bolla del mattone. Anzi, datemi retta: presto, di fronte al rischio recessione, il governo varerà nuovi stimoli all'economia”. Sono in pochi a pensarla così, dalle parti di Pechino. Ma tra i pochi figura l'imperatrice del mercato del Dragone: Zhang Xi, 44 anni, un patrimonio stimato in 2,2 miliardi di dollari che la colloca, nella classifica mondiale delle donne più ricche, un gradino sopra Oprah Winfrey.

    “Non vedo alcuna bolla del mattone. Anzi, datemi retta: presto, di fronte al rischio recessione, il governo varerà nuovi stimoli all'economia”. Sono in pochi a pensarla così, dalle parti di Pechino. Ma tra i pochi figura l'imperatrice del mercato del Dragone: Zhang Xi, 44 anni, un patrimonio stimato in 2,2 miliardi di dollari che la colloca, nella classifica mondiale delle donne più ricche, un gradino sopra Oprah Winfrey. Un'imprenditrice che rientra tra gli 800 mila cittadini ultra milionari con residenza in quella che, da quest'anno, sarà ufficialmente la seconda economia globale in termini di prodotto interno lordo. Se ne sono accorte le Case automobilistiche di tutto il mondo: le auto di lusso vendute quest'anno infatti, secondo un'analisi resa nota ieri da J.D. Power & Associates, dovrebbero essere 530 mila a fine 2010, poi già 1,1 milioni nel 2014.

    E' Zhang Xi assieme al marito Pan Shiyi, la protagonista della rivoluzione che ha sconvolto la mappa della nuova Cina, a partire dalla ristrutturazione, sette anni fa, di un isolato intero a meno di un chilometro da piazza Tien An Men. Da allora la sua società ha edificato la bellezza di 2,3 milioni di metri quadri in uffici e condomini di lusso nella capitale, un quinto circa della City del Dragone. E' lei, ancora, ad aver fatto gli onori di casa nella villa sotto la Grande Muraglia, l'area più esclusiva per i vip della capitale, a Rupert Murdoch e la moglie Wendi Deng in occasione del party dopo la cerimonia d'apertura dei Giochi olimpici. E' lei ancora ad aver lanciato, proprio mentre cresce l'allarme sulla fine del boom dell'economia, l'ultima sfida, ancora più impegnativa: la costruzione di un immenso ufficio dirimpetto al Bund di Shanghai dove i prezzi saranno senz'altro più alti di quelli del building concepito dall'architetto giapponese Kengo Kuma a Pechino, dove gli appartamenti sono stati venduti a 8.600 dollari a metro quadro. “E li ho venduti quasi tutti – confida a Bloomberg Markets che le ha dedicato la cover story del prossimo numero di settembre – a dimostrazione che il mercato è sano. Sì, penso anch'io che certi prezzi debbano scendere. Ma ci penserà il mercato, non il governo che deve occuparsi di altre cose”.

    Alla faccia del comunismo, lady Zhang ha una fede per il mercato da far invidia ai guru di Chicago. Anche se non serba un buon ricordo della sua gavetta in Goldman Sachs: “In quelle stanze ho annusato la voracità dei lupi e la crudeltà delle tigri”, dichiara al giornalista americano, dimentica del fatto che è stata proprio Goldman, nel 2007, a curare la quotazione in Borsa della sua Soho Building, giusto prima della crisi dei subprime, con un tempismo invidiabile. Ora la signora Zhang, grande esperta di calcio, cerca il bis, con una scommessa controcorrente: il boom della Cina, a partire dall'immobiliare, non è finito. Anzi, come è già accaduto due anni fa, la paura che la frenata del Dragone comporti la frana dell'economia globale convincerà le autorità ad allentare i cordoni della Borsa.

    Non è questa, naturalmente, l'opinione dominante. E non solo perché, dal 2003, le quotazioni immobiliari nella capitale sono cresciute del 750 per cento. Ma anche perché, da mesi, la parola d'ordine del partito comunista al governo è di fermare la corsa dei prezzi, a ogni costo. Per questo, da sei mesi, è in atto il divieto di acquistare più di un appartamento a Shanghai, Pechino o Shenzhen, le capitali del boom; mentre le banche, per ordine superiore, hanno rallentato l'erogazione di mutui. Intanto, di qui a fine mese, le banche dovranno sottoporsi a una prova assai impegnativa: la tenuta dei bilanci di fronte a un possibile calo del mercato immobiliare del 60 per cento. Ma non basta. In gran segreto, la banca centrale ha emanato l'11 agosto una direttiva bomba: entro la fine di agosto dovranno rientrare gli affidamenti alla finanza ombra, le cartolarizzazioni con cui le banche hanno aggirato per importi, pare, assai cospicui, il tetto al finanziamento alla speculazione immobiliare. Non stupisce, di fronte a queste misure, che il prezzo degli immobili, finalmente, sia sceso di un buon 30 per cento.

    Ma la signora Zhang non si scompone: la speculazione, dice, riguarda solo la punta dell'iceberg. Dietro, però, c'è un fenomeno di lungo respiro, favorito dalla politica a favore dei consumi: la crescita della previdenza sociale, l'aumento dei salari reali, la stessa inflazione finiranno per favorire la corsa al mattone. E va detto che, sorpresa, la diagnosi è condivisa da Stephen Roach, la Cassandra di Morgan Stanley che sostiene che l'economia cinese, a differenza di quella statunitense o di quella europea, ha ancora margini di crescita non speculativa. Miss Zhang condivide: la bolla, ribadisce davanti agli occidentali, non mi fa paura. Ci vuole altro, del resto, per spaventare la figlia di due traduttori, separati dalla rivoluzione culturale. A 14 anni Zhang era operaia ad Hong Kong. Cinque anni dopo s'imbarcò, con il biglietto aereo e i soldi per un sandwich, alla volta di Londra. Riuscì a entrare, con immensi sacrifici, all'università del Sussex prima, a Cambridge poi. Difficile che la paura della crisi fermi l'imperatrice che sogna di creare una grande squadra di calcio a Pechino.