In Belgio interrogato per ore il cardinale Danneels.

Nel Getzemani, casa della chiesa, mi sento come Pietro con la spada

Redazione

Le notizie arrivano anche qui di quanto è successo in Belgio, dove non solo si è mancato di rispetto alla chiesa, ma si è rinnovato lo schiaffo famoso di Anagni, come pure con la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti. La chiesa e il Santo Padre sempre più bersaglio di una campagna di odio, diabolicamente organizzata, ci feriscono molto. Più di qualcuno si domanda preoccupato: che sarà del futuro della chiesa? Certamente dimenticando le parole di Gesù: “Non praevalebunt”.

Padre Aldo Trento, Paraguay

    Il cardinale Godfried Danneels fino a pochi mesi fa arcivescovo di Bruxelles e primate del Belgio, è stato interrogato ieri dalla polizia giudiziaria nell'ambito dell'inchiesta sugli abusi sessuali commessi dai sacerdoti, e in particolare sul ritrovamento di materiali inerenti ad indagini sulla pedofilia rinvenuti nel corso delle recenti perquisizioni della polizia nelle sedi della Chiesa belga. Fra le carte sequestrate ci sarebbero anche alcuni documenti del dossier sul caso Dutroux, il cosiddetto "mostro di Marcinelle" che sta scontando l'ergastolo per aver rapito e violentato 6 ragazzine, uccidendone 4, dal 1985 al 1996. In seguito a due richieste inviate dal cardinale Godfried Danneels la procura generale di Bruxelles ha deciso di aprire un'indagine per verificare il pieno rispetto della legalità nel corso delle perquisizioni del 24 giugno. 

    Al direttore - Le notizie arrivano anche qui di quanto è successo in Belgio, dove non solo si è mancato di rispetto alla chiesa, ma si è rinnovato lo schiaffo famoso di Anagni, come pure con la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti. La chiesa e il Santo Padre sempre più bersaglio di una campagna di odio, diabolicamente organizzata, ci feriscono molto. Più di qualcuno si domanda preoccupato: che sarà del futuro della chiesa? Certamente dimenticando le parole di Gesù: “Non praevalebunt”. Per me tutto questo oltre che essere motivo di dolore immenso, confesso, suscita anche una certa rabbia, una certa reazione come quella di Pietro nel Getzemani quando, preso dalla sua passione per Gesù e dal suo temperamento, per difendere il Maestro, afferrò la spada e con un colpo ben dato tagliò l'orecchio al servo del Sommo Sacerdote. Pensava di aver fatto un gesto buono, eroico, ma Gesù, pieno di angoscia e con il volto irrigato di sangue, lo richiama: “Pietro, riponi la spada nel fodero. Non dovrei bere il Calice che il Padre mi ha consegnato?”.

    La storia continua. Quanto è accaduto a Gesù quella notte nell'orto del Getzemani è ciò che sta accadendo ora alla chiesa. Questa catena di odio, questo concerto di accuse ben preparato, ben organizzato e ancor meglio finalizzato per il potere diabolico di turno, hanno come fine distruggere la chiesa. Ma la chiesa, certamente, finirá sulla croce, come da 2000 anni a questa parte, ma il terzo giorno (e ogni giorno è il terzo giorno) risusciterà. L'orto degli Ulivi è uno dei luoghi in cui la chiesa, in cui il Santo Padre ha la sua residenza quotidiana. Ci saranno sempre gli amici carichi di sonno che non le faranno compagnia, ci sarà sempre la Sua voce che chiede conforto, ci saranno pure gli sgherri, i poliziotti, i magistrati che per un motivo o per un altro troveranno sempre una ragione per imprigionarla, per giudicarla, condannarla, ci sarà sempre il Giuda di turno, ci sarà anche l'impetuoso Pietro che arriva a staccare con la spada, ci saranno i processi, chi si lava le mani, chi preferisce Barabba, chi la condannerà a morte. Tutto questo è il quotidiano vivere della chiesa.

    Però non è questo il fatto definitivo, l'ultima parola, perché Cristo è risorto e se Cristo è risorto, tutto questo forma parte del cammino glorioso della Chiesa. La chiesa è il Mistero Pasquale che si rinnova continuamente. Mai come in questi momenti la certezza che Cristo è risorto ci fa vibrare di gioia, di entusiasmo, disponibili per la chiesa anche al martirio, se Dio ce lo chiede. La nostra forza non sta nelle sentenze dei tribunali o nei compromessi giudiziali o nei patteggiamenti. La nostra enorme energia sta solo nella grande certezza: Cristo è risorto. Mai come in questo momento, mentre molti sono impauriti e pensano che la chiesa possa cedere, mai come adesso in cui le forze del male sono compatte nello sferrare l'attacco più feroce, la bellezza del volto di Cristo, è viva fra di noi e con noi. Mentre tutti sono con gli occhi fissi sui giornali per cercare l'ultima stupidità, noi abbiamo gli occhi fissi su Cristo, su questo Tu che domina tutto. Che grazia in queste ore difficili poter dire con infinita dolcezza: “Chi sei Tu o Cristo che ci doni queste prove attraverso le quali ci domandi come a Simone: “Mi ami tu? e ci doni la grazia e la gioia di risponderTi ancora una volta: “Signore, Tu sai tutto, Tu sai che io Ti amo”.

    Vorrei che il Santo Padre sapesse che non solo io, ma tutti i miei ospiti, piccoli e vecchi abbandonati da tutti, ammalati terminali di queste piccole cittadelle della carità, stiamo offrendo la nostra vita per Lui e per la chiesa. Amici, quanto più infuria la tempesta, tanto più il nostro sguardo rimanga inchiodato sul Tu o Cristo, da cui niente ci potrà separare. Ciò che è accaduto è gravissimo e indegno dell'uomo, della ragione, del diritto, ma dove non c'è Cristo, o peggio dove si vuole eliminare il fatto storico e contemporaneo di Cristo, tutto questo è inevitabile. Ma nessuno ci impedirà di dire “Tu, o Cristo mio”.

    Padre Aldo Trento, Paraguay