Danneels, da cardinale trasparente a grande insabbiatore. Anzi Orco

Paolo Rodari

L'orco esiste e per trent'anni è stato alla guida della chiesa belga. Si chiama Godfried Danneels, primate dal 1979 al 2009, cardinale di Santa romana chiesa dal febbraio del 1983 per volere di Giovanni Paolo II. E' questo il teorema che ha mosso la denuncia del suo grande accusatore, il sacerdote padre Rik Devillé: Danneels sapeva e non ha parlato. Insabbiava e non denunciava. E' questa l'accusa che muove ora la furia giacobina della magistratura belga.

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    L'orco esiste e per trent'anni è stato alla guida della chiesa belga. Si chiama Godfried Danneels, primate dal 1979 al 2009, cardinale di Santa romana chiesa dal febbraio del 1983 per volere di Giovanni Paolo II. E' questo il teorema che ha mosso la denuncia del suo grande accusatore, il sacerdote padre Rik Devillé: Danneels sapeva e non ha parlato. Insabbiava e non denunciava. E' questa l'accusa che muove ora la furia giacobina della magistratura belga. Danneels va interrogato, perquisito, tenuto sotto torchio. Prima o poi confesserà. Colpendo lui verrà colpita tutta la chiesa cattolica, fino a Roma, fino al grande insabbiatore, Benedetto XVI, il cardinale Joseph Ratzinger.

    Il Vaticano sa bene che la battaglia in Belgio è epocale. Tant'è che alla prima irruzione avvenuta il 24 giugno scorso negli scantinati dell'arcivescovado di Malines Bruxelles con lo sventramento delle tombe di due illustri predecessori di Danneels, i cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Léon-Joseph Suenens, ha reagito per voce del cardinale Tarcisio Bertone così: “E' peggio dei regimi comunisti”. Ma a poco sono valse le proteste. La furia è continuata: “Lo interrogheremo ancora” ha detto ieri il portavoce della procura di Bruxelles Jos Colpin. Ancora come l'altro ieri: l'ex primate della chiesa belga è entrato in un ufficio della polizia federale alle 9.40 del mattino ed è uscito dieci ore dopo, interrogato dopo che la polizia ha trovato nell'arcivescovado un dossier contenente documenti relativi a Marc Dutroux, il mostro di Marcinelle, condannato all'ergastolo per sequestro, stupro e assassinio di nove tra giovani e bambini. Cosa c'entra Danneels con Dutroux? Niente. Ieri è uscita la notizia che è stata una rivista inglese, The Sprout, a inviare nel 2004 a Danneels le foto delle autopsie di due delle bambine violentate e uccise dal pedofilo pensando che il porporato potesse in qualche modo aiutare le indagini. Ma per la magistratura tutto ciò è irrilevante. Quello che serve è un côup de theatre: Danneels andava interrogato per dieci ore e ancora dovrà essere interrogato. E tutti devono saperlo.

    Se il Vaticano protesta e s'allarma, Danneels invece fa l'opposto. “La magistratura deve fare il suo corso” ripete da giorni. E ancora: “Lasciateli lavorare, noi non dobbiamo temere nulla”. La sua politica sulla pedofilia è coerente da tempo: trasparenza e collaborazione totale con gli inquirenti. Peter Adriaenssens, lo psicologo presidente della commissione d'inchiesta sulla pedofilia voluta da Danneels scioltasi dopo la prima perquisizione della magistratura, descrive il cardinale come “sotto choc”, perché “non può capacitarsi che certi sospetti possano riguardare lui”. Ma nello stesso tempo fa sapere che il cardinale non cambia idea: le inchieste se ci sono vanno lasciate andare avanti.

    Negli anni del pontificato carismatico e missionario di Giovanni Paolo II
    , Danneels è stato un punto di riferimento per molti. Alla chiesa di Wojtyla contrapponeva, con indubbia intelligenza e personale carisma, una chiesa di retrovia, di base. Una chiesa che, all'occorrenza, sapesse ritirarsi. Si ritira e lascia fare oggi Danneels davanti alle inchieste della magistratura. Avrebbe potuto anche ritirarsi, secondo Danneels, Giovanni Paolo II quando la malattia avanzava. Fu al settimanale belga “Knack” che disse: “Non si può pretendere che una persona di 90 o 100 anni, per quanto ben curata, possa continuare a mantenere questa responsabilità. Che un Papa futuro abdichi è naturale materia di discussione. Altrimenti le pressioni su di lui sarebbero troppo forti”.

    Chi conosce bene Danneels dice che non c'era astio in quella richiesta.
    C'era soltanto la convinzione che resistere sempre e comunque fino in fondo, lottare pubblicamente e ostentare la propria fede non è conveniente. Si può anche cedere. Retrocedere. Disse Danneels poco tempo fa in un'intervista: “Mi hanno sempre colpito le immagini usate da Gesù per indicare la maniera in cui i cristiani vivono nel mondo. Gesù non parla mai di qualcosa di roccioso e di immobile, ma del lievito che fa lievitare la pasta quasi impercettibilmente, o della luce della lampada che passa attraverso tutte le fessure di porte e finestre per illuminare dovunque. Sono immagini familiari e pacifiche. Sono l'opposto della paura e della chiusura in se stessi, tipiche di molti gruppi umani identitari. La parola di Dio è tutta imballata nella dolcezza, nella tenerezza, nell'umiltà”. Sembrano parole lontane da quel “spalancate, aprite le porte a Cristo” di Giovanni Paolo II. Eppure per molti è semplicemente l'altra faccia della medaglia della stessa chiesa. Una faccia che Danneels ha messo in pagina in una serie innumerevole di libri. Una faccia che ancora continua a mettere in campo oggi che la sua chiesa è perquisita, sventrata, invasa fin nella sua più profonda intimità.

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