Bar sport il Foglio
Pace è in viaggio, ma pure i foglianti non scherzano (senza bisogno di Lsd)
Lanfranco Pace è in viaggio. Lo sostituisce indegnamente il redattore collettivo del bar sport, guidato da un capo ultrà che non guarda le partite, osserva gli avventori foglianti per captarne umori e commenti (sempre di altissimo livello). Sullo schermo va in onda Brasile-Portogallo. “La partita più bella del Mondiale”, garantisce Cerasa. Sarà uno dei match più noiosi di sempre, tanto che anche le magliette dei lusitani, all'inizio particolarmente luminose, si spengono man mano che la partita avanza (finirà 0-0, entrambe qualificate).
Lanfranco Pace è in viaggio. Lo sostituisce indegnamente il redattore collettivo del bar sport, guidato da un capo ultrà che non guarda le partite, osserva gli avventori foglianti per captarne umori e commenti (sempre di altissimo livello). Sullo schermo va in onda Brasile-Portogallo. “La partita più bella del Mondiale”, garantisce Cerasa. Sarà uno dei match più noiosi di sempre, tanto che anche le magliette dei lusitani, all'inizio particolarmente luminose, si spengono man mano che la partita avanza (finirà 0-0, entrambe qualificate). Ogni tanto si guarda l'inutile 3-0 di Costa d'Avorio-Corea del nord (e si pensa ai “parenti dei giocatori coreani che scompaiono, uno ogni gol subìto”). “La maglia della squadra di calcio a 5 del Foglio la voglio rossa come la Corea”, dice un dirigente accompagnatore.
Nel bar sport la domanda che turba le menti dei redattori è: “Adesso per chi tifiamo?”. L'eliminazione degli Azzurri ha lasciato il segno, oggi le risposte sono da brividi. Comincia Rizzini, che continua a stupire per le competenze tecniche superiori a buona parte della redazione: “Tifo in prima battuta Ghana (per vecchio sussulto alternativo-terzomondista) e poi Brasile (sole, colore, allegria, saudade)”. Zuncheddu batte tutti: “Intanto vorremmo capire perché le schiappe italiane tornano a casa domani e non sono salite su una nave cargo già ieri notte. E poi tifiamo Brasile. I balli di festa come li fanno loro, nessuno. O è già fuori, per caso?”. Ferraresi controcorrente (perché fa figo): “Io tifo Portogallo, perché sta mediamente sulle palle a tutti gli altri. Solidarietà ai lusitani oppressi”.
E' il momento di Valensise (lei sì impossibile da tenere, altro che Cristiano Ronaldo): “Brasil para frente, sem duvida, obviamente”. Non l'avesse mai detto. Ribatte Ferraresi, l'americano: “Dài no, tifare Brasile è come tifare per i talebani. Viva Petraeus”. Il momento incomprensione è solo all'inizio, tragicamente. Zuncheddu: “Perché Brasile uguale talebani?”. Valensise è più arcigna di Lucio, che nel frattempo difende la porta di un Brasile mai così brutto: “Mattia, ma stai scherzando? Confondi il Brasile con Lula? Un continente di razze, una promessa di umanità a venire con l'ultima polemicuccia militare yankee? Attention please!”. Pedersini probabilmente ha bevuto: “No no, non possiamo permetterci di sostenere il Portogallo. Noi stiamo con lo stile e, se Eulero-Venn non mente, l'intersezione con ‘Cristiano Ronaldo' dà insieme vuoto”. Ferraresi precisa (“Dico: sono talebani calcisticamente parlando. Sono il male assoluto, irredimibile, il nemico giurato ed eterno, l'incubo del 1970 e la tragedia del 1994. Nulla di geopolitico”), ma Valensise non è doma (“Ah va bene, in questo senso, forse. Ma essendo noi rimasti senza idoli, adesso dovremmo concentrarci sul male che si rovescia in bene. Non credi?”). Crippa interviene con sentimento: “A me il Brasile mi commuove. O, soprattutto, sento già la nostalgia di Maicon”.
In Sudafrica intanto i brasiliani picchiano come argentini e i portoghesi sono come il ciuffo di Cristiano Ronaldo: spettinati. L'allenatore lusitano, il sosia ufficiale di Michael Douglas, fa il resto mettendo in campo una squadra troppo timida. Ferraresi risponde a Valensise: “Ti eleggo senza esitazioni mia analista calcio-politica di riferimento”. Per fortuna interviene Giuli: “Ho tifato Corea del Nord (N maiuscola, di grazia), ora eliminata, per nostalgie totalitarie. Dopodiché le déluge”. A ruota Pompili: “Io tifo Corea del nord sin dall'inizio. Hanno calzoncini napoletani rossi sopra a gambette esili e bianchicce, si allenano facendo stranissimi trenini capodanneschi e piangono durante l'inno nazionale: fanno tanta simpatia”. Poi un dubbio che l'attanaglia: “Ma i talebani hanno una loro nazionale di calcio?”. A parte il Brasile, pare di no. “Pompili non tifava Rossano Rubicondi?”, si chiede Crippa.
Da un locale sotto il Foglio si sentono delle urla di dubbio genere. “Ch'è successo?”, chiede Crippa. Sono i tifosi/e brasiliani che gridano per un palo della Seleçao. Saggio e patriottico Lo Prete: “Uscita l'Italia non tifo più, al massimo simpatizzo. Però ho sentito uno che gufa molto contro la Spagna, per il solo pensiero di incontrare quest'estate gli spagnoli-esultanti che infestano i posti di villeggiatura”. Pro life Tiliacos: “Per motivi di tipo puramente romanzesco non posso che tifare Argentina, allenata da quella specie di Highlander che risponde al nome di Diego Armando Maradona. Dato per spacciato mille volte e mille volte risorto, dai guai, dalla droga, dalle malattie, dall'evasione fiscale, dalle liti coniugali, eccetera eccetera”. L'Inghilterra invece la tifa soltanto il barman Vietti (“Ma subito dopo viene il Portogallo”). Tra il lettori, interpellati sulla pagina Facebook del Foglio, stravincono gli Stati Uniti, naturalmente. Ma il colpo di classe è di Cerasa, che tra uno scoop, un post e un inserto trova il tempo per un'analisi politico-sociale-calcistica da paura: “Uruguay, Messico, Argentina, Corea del sud, Stati Uniti, Ghana, Giappone, Paraguay, Slovacchia, Brasile, Portogallo, Cile, Spagna. Tredici nazioni su sedici rimaste ai Mondiali sono più o meno de sinistra: compagni coraggio, qualcosa la si può ancora vincere”.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
