Il Mondiale insegna che se non si tira in porta è difficile fare gol
La Slovacchia è al primo Mondiale da cui ha eliminato una Repubblica Ceca a fine ciclo. La Nuova Zelanda è al suo secondo: nel 1982 finì asfaltata, tre partite e dodici gol incassati. Gli esperti che non perdono mai un'occasione danno la Slovacchia vincente, per via di una certa intelligenza tattica e della maggiore qualità individuale, in particolare di quel gallo cedrone tatuato che si chiama Marek Hamsik e fa impazzire Napoli (e non solo).
GRUPPO F: Nuova Zelanda-Slovacchia: 1-1. Arbitro: Damon (RSA). Reti: 5' st Vittek, 48' st Reed
La Slovacchia è al primo Mondiale da cui ha eliminato una Repubblica Ceca a fine ciclo. La Nuova Zelanda è al suo secondo: nel 1982 finì asfaltata, tre partite e dodici gol incassati. Gli esperti che non perdono mai un'occasione danno la Slovacchia vincente, per via di una certa intelligenza tattica e della maggiore qualità individuale, in particolare di quel gallo cedrone tatuato che si chiama Marek Hamsik e fa impazzire Napoli (e non solo). Nel primo tempo calci d'angolo e possesso palla sono in perfetta parità, tre a tre e 50 a 50, il pallone vagola e rimbalza a schiovere, gli errori si succedono agli sbagli, un solo tiro potente di Hamsik parato e una occasione decente anche per gli All Whites, i neozelandesi che per distinguersi da quelli del rugby vestono bianco su bianco. Sugli spalti si avvertono segni come di una pennichella incipiente. Al 5' della ripresa lo slovacco Sestak anticipa un contrasto sulla destra, riesce a rimettere un cross perfetto al centro che Vittek di testa infila in rete. Guardalinee e arbitro non vedono che è in posizione irregolare, la gamba dell'attaccante è oltre la linea dell'ultimo difensore: è il solo errore di una certa gravità in un torneo dove le terne arbitrali si stanno dimostrando di grande qualità. La Slovacchia pensa di avere il risultato in tasca, l'allenatore Vladimir Weiss sostituisce il proprio figliolo anche lui di nome Vladimir che forse non sarà un raccomandato ma forse è il portafortuna della squadra: all'ultimo minuto di recupero un neozelandese vince un contrasto, difende palla con la forza della disperazione, rimette al centro e Winston Reid, sangue maori e scuola danese incorna di testa nell'angolo a sinistra del portiere. Uno a uno, risultato storico per la Nuova Zelanda che passa senza danni il primo match. Italia, Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia, ovvero i campioni del Mondo in carica, una squadra rognosa, una medio piccola e un presunto candidato al ruolo di materasso si trovano ora in perfetta parità: un punto a testa, un gol fatto e uno subito per ciascuno. Per conquistare il primo posto e provare a evitare l'Olanda l'Italia dovrà vincere nettamente i due prossimi incontri. Siccome la psicologia è quella che è, dovremo mettere il risultato in cassaforte fin dal primo tempo: le lancette che girano a vuoto trasmettono ansia da prestazione, la stessa che ci attanagliò con le Coree e abbiamo solo l'imbarazzo di scegliere tra quella del nord e quella del sud. Non cominciamo con le ipocrisie, non diciamo le frasi come l'Italia non teme nessuno ma rispetta tutti: i campioni del Mondo avversari come Slovacchia e Nuova Zelanda li piallano. Se così non dovesse essere, è giusto che si torni a casa. E senza dire che le vuvuzelas sono fastidiose.
GRUPPO G: Costa d'Avorio-Portogallo: 0-0. Arbitro: Larrionda (Uru)
E' il gruppo della morte. Si affrontano il grande per eccellenza, il Brasile cinque volte campione, una squadra europea importante, il Portogallo, un'africana pericolosa e di grande qualità, la Costa d'Avorio, con il Ghana quella più in forma del continente. Infine la Corea del nord che non farà certo da tappetino e in nome della presidenza eterna del defunto Kim Il sung e del figlio e “caro leader” Kim Jong Il si batterà fino all'ultimo sangue, farà di tutto per stare nella scia dell'aborrita Corea del sud e vorrà creare la sorpresa. Il gruppo G è quello con le stelle più vivide. Il portoghese Cristiano Ronaldo, Pallone d'oro 2008, ex Manchester United oggi in forza al Real Madrid. Il brasiliano Kaká, Pallone d'oro 2007, anche lui al Real Madrid, ex del Milan che Berlusconi vendette al presidente castigliano Péres per la stessa somma che il nostro premier e tycoon pare voglia spendere per un Caravaggio che brama da tempo. Infine l'ivoriano Didier Drogba, forse il più forte attaccante del mondo, incubo degli ultimi trenta metri di campo, punta di diamante del Chelsea. Tre che quando girano valgono da soli il prezzo del biglietto. Kaká ha vissuto a Madrid una stagione infelice ma è dato come sicuro protagonista nel Brasile, entrato in scena la sera contro i nord coreani. Nell'altro match che si è disputato di pomeriggio tra Costa d'Avorio e Portogallo, si sono visti in campo molti protagonisti dei più importanti campionati europei, da Carvalho a Yaya Touré. Drogba è rimasto in panchina fino a metà del secondo tempo. Ronaldo in campo fin dall'inizio, ha fatto numeri e quasi schiantato un palo da più di trenta metri. Sul finale è la Costa d'Avorio che ha fatto venire il mal di mare alla difesa portoghese un po' in bambola. Zero a zero e verdetti rimandati.
RIPESCAGGIO GRUPPO F: Italia-Paraguay: 1-1. Arbitro Archundia (Mes) Reti: 39' pt Alcaraz, 18' st De Rossi 18'
Fuori dai denti e con rabbia. L'Italia vista ha cuore saldo, mente forse ancora un po' febbrile ma ottima gamba. Lippi è bravo e talmente sicuro nel corpo e nella mente da fregarsene di risultare simpatico. De Rossi è ormai maturo, ha il profilo di uno dei più forti centrocampisti europei, con la resistenza e la forza del Gattuso di un tempo e piedi decisamente migliori. Cannavaro sembra recuperato, più vicino al capitano di Berlino che a “Gillette, il meglio di un uomo”. Montolivo è una grandissima sorpresa per chi non lo ha visto giocare a Firenze. Da applausi il furente Simone Pepe e il giovane freddo Criscito. Il guaio è che solo questi hanno tirato in porta: Iaquinta, Gilardino e Di Natale no. Sono gli attaccanti e se gli attaccanti non tirano non fanno gol e se non si fa gol non si vince. Urge qualche idea e il ritorno di Pirlo che bisognerà far convivere con Montolivo, c'è bisogno della classe di entrambi. Alla luce della prima partita resta un mistero l'esclusione di Borriello dalla rosa. Non dispiaccia invece a Bari vecchia e ai fan club, ma è stato molto saggio tenere a casa sia Cassano che Balotelli.


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