L'uomo protetto dagli scacchi e dagli alieni

Margherita Belgiojoso

Se cercate il nesso fra alieni e scacchi, corruzione e federazioni internazionali, fate un salto a Elista, Calmucchia, repubblica buddista del Caucaso russo tra le aree più povere della Federazione Russa. Questo è il regno di uno degli uomini più discussi di Russia, un miliardario buddista eletto presidente diciassette anni fa. Un presidente con il pallino per gli scacchi.

    Se cercate il nesso fra alieni e scacchi, corruzione e federazioni internazionali, fate un salto a Elista, Calmucchia, repubblica buddista del Caucaso russo tra le aree più povere della Federazione Russa. Questo è il regno di uno degli uomini più discussi di Russia, un miliardario buddista eletto presidente diciassette anni fa. Un presidente con il pallino per gli scacchi. E il supporto degli alieni, svelato in televisione davanti a milioni di spettatori convinti che l'uomo fosse stato prelevato per una passeggiata cosmica da amici extraterrestri. A Elista le strade sono intitolate a re e regine di scacchi, ogni ragazzino conosce le regole della scacchiera meglio delle tabelline, e su una collina sorgono casette da sogno destinate agli scacchisti e ai loro tornei.

    Ma la follia di questo presidente sostenuto dal Cremlino, osannato dai sudditi impauriti, e detestato dalla sparuta opposizione locale, non è limitato agli stretti confini di una minuscola repubblica nella steppa: Iljumzhinov è anche il rispettato presidente della FIDE, la Federazione Internazionale degli Scacchi. E' un mistero come Iljumzhinov abbia convinto le federazioni di scacchi nazionali del mondo, e se non è grazie alla sua immensa fortuna personale, dev'essere per l'intervento degli alieni, visto che a giudicare dal misero stato della Calmucchia le sue abilità amministrativo-organizzative sono molto mediocri. A lamentarsi della gestione di Iljumzhinov della FIDE sono in molti: “Con Iljumzhinov la Russia ha perso le ultime tre olimpiadi di scacchi, e nella partita per il campionato per la prima volta dal 1921 non hanno partecipato i russi!” ha detto Garry Kasparov al ‘New Times'. “Senza contare il crollo nell'interesse mondiale per gli scacchi”, aggiunge Anatoly Karpov a ‘Ogoniok', “e la marginalizzazione di un gioco che ai miei tempi era popolare quanto il tennis o il basket”.

    Da qualche mese però il regno di Iljumzhinov alla FIDE è in pericolo, e l'attacco è arrivato da chi ci si aspettava più fedele: la Federazione Nazionale di Scacchi Russa (RCF). Da casa, insomma. Qualche settimana fa i membri della RCF si sono ribellati, e mollando il calmucco, hanno sostenuto la candidatura di un nome noto anche a chi di scacchi ignora tutto: Anatoly Karpov, Grande Maestro Internazionale dal 1969 e campione del mondo per l'URSS dal 1975 al 1985. Ma a definire illegittima la seduta è subito intervenuto Arkady Dvorkovich, segretario del board della RCF e figlio di un famosissimo arbitro russo di scacchi. Ma soprattutto potentissimo consigliere economico di Vladimir Putin prima e di Dmitry Medvedev oggi. A dimostrazione che in Russia scacchi e politica sono sempre connessi, e non solo da quando Kasparov è l'opposizione russa, e a conferma della stima che il presidente intimo degli alieni gode al Cremlino. Se Dvorkovich ha sostenuto il miliardario scacchista, dalla parte di Karpov si è schierato il russo Vladimir Kramnik, l'inglese Nigel Short, e anche Magnus Carlsen, prodigio diciannovenne e numero 1 nel rank della FIDE. In poche settimane sono piovuti i sostegni delle federazioni degli USA, Inghilterra, Spagna, Francia etc. Ancora in dubbio l'Italia, interpellata dal ‘Foglio', mentre l'unica, per il momento, a schierarsi con Iljumzhinov, è stata la federazione turca.

    Ma soprattutto dalla parte di Karpov c'è l'Arcinemico,
    colui che nel 1985 gli strappò il trono di campione mondiale: Garry Kasparov. Ultima mossa nella vicenda che da settimane sta appassionando la Russia, la notizia che Iljumzhinov ha querelato per calunnia Karpov: non c'è nessuna prova che il presidente calmucco corrompa i paesi della federazione, e Karpov dovrà vedersela in tribunale. La Federazione Scacchi Russa non è detto che riesca a riformare le cose: lo scorso inverno – in un episodio molto simile – la federazione dei cineasti si era spaccata tra chi sosteneva Nikita Mikhalkov, lo storico presidente, e chi voleva un cambiamento verso rappresentanti scelti democraticamente e per meriti validi, e non imposti dalla politica: nel caso dei registi, sconfitti furono quelli che volevano il cambiamento. Per gli scacchisti, si dovrà aspettare settembre, quando a Khanty-Mansiysk, petroliosissima città della provincia russa, si terranno le olimpiadi di scacchi e si deciderà se presidente sarà un politicante protetto dal Cremlino e dagli alieni, o uno dei più celebri scacchisti di tutti i tempi.