Chi è Pacman, il pugile che da oggi siede in Parlamento

Francesco Vergani

Manny Pacquiao è da qualche anno il più forte pugile al mondo. E da qualche ora, è anche un membro eletto del nuovo congresso della Repubblica delle Filippine (camera bassa). Il popolarissimo Pacman ce l'ha fatta, nel 2010 ha sconfitto nettamente il suo avversario diretto Roy Chiongbian. Dopo che nel 2007 l'uomo forte filippino per eccellenza era poi uscito con le ossa rotte dal confronto con una rappresentante del gentil sesso e di una dinastia politica locale, Darlene Antonino-Custodio.

    Manny Pacquiao è da qualche anno il più forte pugile al mondo. E da qualche ora, è anche un membro eletto del nuovo congresso della Repubblica delle Filippine (camera bassa). Il popolarissimo Pacman ce l'ha fatta, nel 2010 ha sconfitto nettamente il suo avversario diretto Roy Chiongbian. Dopo che nel 2007 l'uomo forte filippino per eccellenza era poi uscito con le ossa rotte dal confronto con una rappresentante del gentil sesso e di una dinastia politica locale, Darlene Antonino-Custodio. Ma questa volta il piccolo grande boxeur ha fatto le cose per bene, ha dapprima tenuto la guardia alta: si è candidato nel distretto di Sarangani anziché in quello di South Cotabato – sempre nel sud dell'isola di Mindanao – e per mesi ha fatto sul serio campagna sul territorio, diradando i propri impegni professionali negli Stati Uniti d'America.

    Dopodiché, lasciato sfogare l'avversario (altro erede di un'altra famiglia in politica da generazioni), ha picchiato duro sui tasti del cambiamento, dell'ordine pubblico, della lotta alla corruzione e alla povertà, della protezione sociale. E al secondo colpo Pacquiao è andato finalmente a segno, ha convinto gli indecisi e ha riscosso consenso anche a dispetto dell'endorsement a favore del candidato presidente Manny Villar. Sì, perché la sua è stata un'affermazione personale condotta sul terreno della realtà regionale; dove, nel caso, s'è come materializzato l'idolo di una nazione, l'eroe della tv e persino del cinema, qui e ora a disposizione di tutti versione sceriffo di quartiere, vicino di casa, uno di noi. Così è riuscita l'operazione People's Champ Movement. Così è disceso in campo, partendo dal basso, un nuovo movimento politico costruito attorno alla figura di un campione rappresentativo, di un combattente indomito come nessuno al mondo. Pacquiao ci crede, il quadrato gli sta stretto e a questo punto i suoi programmi vanno ben oltre quelli del match del secolo (vabbé, del decennio: e chissà se e quando si disputerà) contro Floyd Mayweather. Al solito, Pacquiao parla poco e guarda avanti, mette su muscoli e alimenta speranze. Da oggi il congresso è la sua palestra politica.