Parla Bruti Liberati
Magistrato progressista si pronuncia contro una giustizia dipietrificata
Dice al Foglio Edmondo Bruti Liberati, ex presidente dell'Anm e personalità di peso nella corrente di sinistra Magistratura democratica, che “inserire la riforma della giustizia nel calderone delle riforme istituzionali significa non farla”, e quasi sillabando aggiunge: “Prendo atto e apprezzo che nella proposta del responsabile di settore del Pd (Andrea Orlando, Foglio di venerdì scorso ndr) si sia esclusa – come posizione del partito – ogni modifica all'assetto costituzionale della magistratura”. Sembra poco e invece significa molto la professione di un pragmatismo “laico” e la linea di demarcazione rispetto alle tensioni/tentazioni ideologiche.
Leggi Ecco le cinque proposte del Pd per riformare la giustizia con la maggioranza
Dice al Foglio Edmondo Bruti Liberati, ex presidente dell'Anm e personalità di peso nella corrente di sinistra Magistratura democratica, che “inserire la riforma della giustizia nel calderone delle riforme istituzionali significa non farla”, e quasi sillabando aggiunge: “Prendo atto e apprezzo che nella proposta del responsabile di settore del Pd (Andrea Orlando, Foglio di venerdì scorso ndr) si sia esclusa – come posizione del partito – ogni modifica all'assetto costituzionale della magistratura”. Sembra poco e invece significa molto la professione di un pragmatismo “laico” e la linea di demarcazione rispetto alle tensioni/tentazioni ideologiche che hanno i volti noti di magistrati come Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia, e fuori Md, sempre nell'area di sinistra, quello di Armando Spataro. I magistrati convinti che “riforma della giustizia significa intervento sui giudici” e che nulla è possibile in presenza di Silvio Berlusconi.
L'idea di Bruti Liberati è che, se si abbandona la strada delle leggi ad personam, di cose da cambiare ce ne sono. “Per passare dalle parole ai fatti, bisogna lavorare sul merito punto per punto e lo deve fare il Parlamento, le leggi passano prima se c'è la maggioranza forte, ancora prima se c'è il consenso costruttivo dell'opposizione”. Perfino sulle intercettazioni ci sarebbe disponibilità, dice, se il tema fosse non interferire sulle indagini, ma “frenare la diffusione di parti di conversazione irrilevanti per le inchieste e lesive della privacy”. Toccare le garanzie o tentare di rosicchiarle è invece “del tutto inaccettabile visto che le proposte condivise ci sono, basta pensare all'accorpamento degli uffici giudiziari troppo piccoli sul quale maggioranza, opposizione e Anm sono d'accordo: servirebbe a velocizzare i processi, certo rischiando impopolarità anche sul fronte degli ordini locali degli avvocati…”, dice Bruti Liberati, per non parlare del sistema delle notifiche nel processo penale che “cumulano il minimo di garanzia di informazione per l'interessato e il massimo di formalismo al rischio di nullità”. Il senso è partire, evitare insidie sistemiche e speculari riflessi difensivi. Una sorta di “realismo” in materia di giustizia che segnala un filone attento alla sensibilità di Giorgio Napolitano, Bruti è in sintonia con il segretario dell'anm Giuseppe Cascini.
Rispetto alle proposte di Orlando c'è il riconoscimento che di riforme bisogna parlare anche se al governo c'è Berlusconi, anzi l'ex presidente dell'Anm sottolinea positivamente l'idea che il governo vada sfidato ad intervenire sulla “funzionalità” della macchina. Non ritiene impronunciabile neppure la parola depenalizzazione: “E' possibile un'ulteriore depenalizzazione, anche se in termini non particolarmente rilevanti. Per le carceri, se questo è il tema, bisognerebbe prevedere che le misure alternative alla detenzione siano applicate direttamente dal giudice che emette la sentenza, non dal tribunale di sorveglianza con un ulteriore passaggio. Quello che bisogna evitare è inventare nuovi reati.”. La chiusura è sulle questioni legate al Csm, al peso delle correnti: “La soluzione non è in un sistema elettorale maggioritario, creerebbe solo personalismi e localismi: la torsione corporativa si combatte costruendo un costume più attento all'interesse generale. Il Csm ha delle ombre, ma anche tanta luce”. Ancora più secco il no alla proposta – ventilata da Orlando – di un ruolo della Cassazione nell'amministrazione della disciplina. “La presenza dei laici nel Csm è sufficiente a garantire che la giustizia interna non sia domestica”.
Al di là di queste chiusure (che, dicono in Md, servono per difendersi da quelle che vengono interpretate come aspirazioni del governo al controllo della magistratura) i segnali di apertura sono comunque difficili da orchestrare: basta guardare l'articolo di Gian Carlo Caselli sul Fatto di ieri ostile a qualunque modifica e dunque anche alla bozza Orlando o l'editoriale di Furio Colombo, ancora sul Fatto. Malumori che hanno eco anche nel Pd. L'attivismo di Orlando è stato bersaglio di battute durante la riunione dei senatori del Pd con Bersani. “Posso anche aprire sull'obbligatorietà dell'azione penale che è da rivedere”, ha detto il veltroniano, ex pm, Gianrico Carofiglio, “ma dove è nata la decisione?”. Stessi temi delle inquietudini di Anna Finocchiaro e Felice Casson. “Orlando”, spiegano, “ha organizzato riunioni coi membri delle commissioni Giustizia, ma non li ha avvertiti che avrebbe scritto per il Foglio, e la cosa non è piaciuta”.
Leggi Ecco le cinque proposte del Pd per riformare la giustizia con la maggioranza


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
