I consulenti dei pm smentiscono la commissione parlamentare di Ignazio Marino: Cucchi non è morto per disidratazione

Perché i medici potevano salvare Stefano Cucchi

Redazione

In una conferenza stampa, il direttore dell'Istituto di medicina legale Paolo Arbarello, uno dei consulenti nominati dalla Procura di Roma per far luce sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane detenuto morto il 22 ottobre scorso nel reparto dell'ospedale 'Sandro Pertini', ha detto: "Stefano Cucchi non è morto per disidratazione". 

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    Nel corso di una conferenza stampa, il direttore dell'Istituto di medicina legale Paolo Arbarello, uno dei consulenti nominati dalla Procura di Roma per far luce sulla morte di Stefano Cucchi, il giovane detenuto morto il 22 ottobre scorso nel reparto dell'ospedale 'Sandro Pertini', ha detto: "Stefano Cucchi non è morto per disidratazione". Il professor Arbarello ha smentito i risultati della commissione parlamentare guidata da Ignazio Marino, che il mese scorso avevano concluso le indagini affermando la morte per disidratazione. "Quando è morto, la vescica di Cucchi era piena: la sera precedente aveva bevuto tre bicchieri di acqua. Questo esclude che la disidratazione possa essere stata la causa della sua morte. Così come non hanno causato la morte le lesioni vertebrali, una antica e l'altra recente, tipiche di una caduta da seduto, che ha coinvolto il coccige, ma non letali". La morte, secondo il consulente dell'accusa, è stata provocata da carenze assistenziali in ambito terapeutico. "Abbiamo registrato", ha detto Arbarello, "omissioni e negligenze nelle terapie. Un paziente in quelle condizioni doveva innanzitutto essere trasferito in un reparto adeguato, ma andava anche trattato diversamente da quanto è stato fatto". Stefano Cucchi, al momento del ricovero nel reparto detentivo dell'ospedale Sandro Pertini aveva numerose patologie: il battito del cuore lento (42 battiti al minuto), era magro, aveva delle disfunzioni ipoglicemiche, problemi di funzionalità epatica e squilibrio elettrolitico. "La terapia", ha aggiunto Arbarello, "doveva essere diversa. Dunque non è stato curato bene, non è stata colta la gravità della sua condizione. In pratica non ci sono state terapie che avrebbero potuto scongiurarne la morte. Con una diversa terapia sarebbe stato salvato".

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