Non soltanto il Pd

Protezione sotto inchiesta. Ecco chi plaude alla fine della “Bertolaso Spa”

Redazione

A nemmeno una settimana dall'inizio dell'inchiesta giudiziaria sugli appalti del G8 della Maddalena, l'opposizione rivendica un successo politico che in realtà condivide con un nascente fronte interno alla maggioranza schierato contro la cosiddetta“Bertolaso Spa” congegnata con il sostegno del premier e del suo braccio destro Gianni Letta. Non pochi esponenti del governo (Claudio Scajola, Giulio Tremonti, Stefania Prestigiacomo, Roberto Calderoli) negli ultimi giorni avevano espresso la propria insofferenza contro la nuova Protezione.

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    L'articolo 16 del Decreto Legge che prevede la trasformazione in spa della Protezione Civile verra' "espunto". E' quanto ha annunciato il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso durante la sua audizione alla commissione ambiente della Camera. Lo ha riferito Andrea Martella (PD), che ha poi aggiunto: "l'articolo 16, verra' dunque soppresso".

    Non ci sarà alcuna Protezione civile Spa. Ieri pomeriggio il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha preannunciato che dal decreto su cui la Camera domani dovrà pronunciarsi per convertirlo in legge verrà “stralciato” proprio l'articolo 16 che prevedeva la completa riorganizzazione della Protezione in società per azioni. A nemmeno una settimana dall'inizio dell'inchiesta giudiziaria sugli appalti del G8 della Maddalena, l'opposizione rivendica un successo politico che in realtà condivide con un nascente fronte interno alla maggioranza schierato contro la cosiddetta“Bertolaso Spa” congegnata con il sostegno del premier e del suo braccio destro Gianni Letta. Non pochi esponenti del governo (Claudio Scajola, Giulio Tremonti, Stefania Prestigiacomo, Roberto Calderoli) negli ultimi giorni avevano espresso la propria insofferenza contro la nuova Protezione. Ieri si è aggiunto Umberto Bossi (“La protezione non deve diventare una Spa né deve sparire”) e poi nel pomeriggio il presidente della Camera Gianfranco Fini si è intestato l'ufficialità dell'operazione.

    A meno di sorprese, la maggioranza presenterà a Montecitorio un maxiemendamento su cui verrà posta la fiducia e chiederà ancora a Bertolaso di rimanere alla guida della Protezione. “Questa storia – spiega il deputato finiano Fabio Granata – dimostra che nel governo esiste un gruppo consapevole di quanto sia rischioso portare avanti idee che non siano frutto di una discussione libera. E' una lezione che il presidente del Consiglio deve trarre”.

    Fonti governative notano che non è un caso se sulla questione Bertolaso i malumori presenti nella maggioranza siano arrivati dalle parti di  Fini e Tremonti, e in molti sostengono che dietro il pressing finiano e tremontiano ci siano due specifici obiettivi: riequilibrare i rapporti di forza nel governo ed evitare che a coordinare i dossier che contano in futuro ci sia soltanto il grande sostenitore di Bertolaso, Gianni Letta. “I problemi di equilibrio nella maggioranza – dice il vicepresidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli – esistono eccome: il decreto andava cambiato e il fatto che Fini sia riuscito a intestarsi la rimozione dell'articolo è un importante fatto politico che peserà”.

    Intanto l'inchiesta giudiziaria si fa reticolare (ieri è stato ascoltato in procura il coordinatore del Pdl Denis Verdini), e da più parti si almanacca sull'eventualità che il capo della Protezione non riesca a reggere l'urto. “Certo è che – raccontano da Palazzo Chigi – quel suo eterno ruolo di salvatore della patria lo ha isolato all'interno dell'esecutivo”. L'insofferenza nei confronti del “super ministro” ha origini lontane ed è dovuta anche al fatto che nella maggioranza in molti sono convinti che Bertolaso abbia giocato per molto tempo una sua personale partita politica. Segnali di frattura con gran parte del governo si sono visti in due occasioni: durante la gestione dell'emergenza terremoto dell'Aquila (quando i ministri che scelsero di raccogliere autonomamente fondi da inviare nelle zone colpite dal sisma si ritrovarono sulle scrivanie una circolare firmata da Bertolaso che bloccava le operazioni di soccorso non “preventivamente coordinate” con la Protezione) e quando a poche ore dall'approvazione in Senato della conversione in legge del decreto sulla Protezione Bertolaso cercò di interferire su tempi e modi del voto ma si ritrovò di fronte qualcuno del Pdl che gli suggerì di “non comportarsi come se si trovasse in una tendopoli”.

    Il Cav. sa che il sottosegretario non è amato dai suoi ministri e il messaggio che sta tentando di far passare in queste ore è più o meno questo: “Non dimenticate che siamo in campagna elettorale e Bertolaso sarà pure antipatico ma resta un antipatico di grande successo”. Ma per quanto ancora? All'entourage berlusconiano non sfugge il fatto che Fini, in queste ore, abbia marcato una distanza netta da Bertolaso e dai suoi protettori, accompagnado a questo scarto una frase sibillina sulla vera o presunta questione morale e sulle analogie con Tangentopoli: “Chi ruba è un ladro e basta”.

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