Generale a rapporto

Perché non funziona l'intelligence americana in Afghanistan (e oltre)

Redazione

Il generale americano Mike Flynn è il direttore dell'intelligence in Afghanistan – i militari dicono: è il J2 – agli ordini diretti del comandante Stanley McChrystal. In teoria Flynn dovrebbe essere l'uomo meglio informato sulla guerra contro i talebani presente in teatro di operazioni. Ma, con sua sorpresa, il generale ha scoperto di non essere granché informato e che la colpa è del lavoro mediocre fatto dai suoi agenti.

    Il generale americano Mike Flynn è il direttore dell'intelligence in Afghanistan – i militari dicono: è il J2 – agli ordini diretti del comandante Stanley McChrystal. In teoria Flynn dovrebbe essere l'uomo meglio informato sulla guerra contro i talebani presente in teatro di operazioni. Ma, con sua sorpresa, il generale ha scoperto di non essere granché informato e che la colpa è del lavoro mediocre fatto dai suoi agenti. Flynn ha prima studiato il malfunzionamento dei servizi segreti americani in Afghanistan e i possibili rimedi e poi ha scritto un rapporto durissimo per il think tank che a Washington ispira la politica estera di Barack Obama – il Cnas, il Center for a New American Security – che si intitola: “Come fare funzionare di nuovo l'intelligence in Afghanistan”.

    Per coincidenza, il rapporto arriva soltanto una settimana dopo la sconfitta più cocente della Cia nel paese: un infiltrato arabo che avrebbe dovuto condurre gli americani fino al numero due di al Qaida ha rovesciato il piano e si è fatto esplodere per conto dei terroristi in una base dei servizi segreti, uccidendo otto agenti. Il J2 scrive che, dopo otto anni in Afghanistan, i servizi americani non sono ancora capaci di avere le informazioni fondamentali che servono a vincere la guerra. E non si tratta soltanto di riuscire a individuare gli spostamenti dei capi talebani e di al Qaida dentro e fuori il confine con le aree tribali del Pakistan, o di isolare gli elementi più corrotti del governo afghano che non sono capaci di collaborare alla ricostruzione.

    Il problema sono le informazioni spicciole, di taglia minima. “Quella strada in mezzo al deserto che stiamo per asfaltare con un progetto civile è veramente la più trafficata? Ci sono moschee e bazaar che per qualche ragione attirano più persone, e possono cambiare anche di settimana in settimana: quali sono? Quel contractor locale che stiamo pagando per mettere in piedi un sistema di irrigazione e conquistarci così la fiducia della popolazione locale sta facendo veramente il suo lavoro o sta soltanto prendendo i nostri soldi? Anche queste sono il tipo di domande – oltre naturalmente quelle sul nemico – a cui chi prende le decisioni militari e politiche ha bisogno di rispondere”, scrivono il generale e i suoi coautori nel dossier. “Invece i comandi militari rigurgitano di rapporti sugli atti violenti compiuti dal talebani il giorno prima, che loro poi trasmettono alle unità schierate sul campo come se queste non lo sapessero anche meglio”.

    Il rapporto di Flynn è finito subito sui grandi giornali perché è arrivato assieme alle critiche del presidente americano, Barack Obama, sui buchi “inaccettabili” nella sicurezza che hanno quasi permesso all'attentatore nigeriano di fare esplodere un aereo in atterraggio a Detroit il giorno di Natale. Per John McCreary, un analista americano specializzato in servizi segreti, è un fatto straordinario che il generale Flynn abbia deciso di rendere pubblico quello che pensa, perdipiù non attraverso canali militari ma con il rapporto stampato da un'istituzione privata e civile. “Così ammette implicitamente di non avere l'autorità per ottenere cambiamenti nella sua catena di comando. E questo succede perché in Afghanistan il J2 non riesce a essere la prima fonte di informazioni per il proprio comandante, il generale McChrystal, ma perché si sente soltanto un cliente delle altre agenzie nazionali.

    Che tipo e grado di frustrazione – dice McCreary – spingono un J2, un generale alto in grado, a ricorrere al caso creato sui giornali per aggiustare quello che sarebbe di sua competenza aggiustare? Come è possibile che la nuova cellula d'appoggio di trecento persone messa su dall'intelligence in Afghanistan non funzioni ancora?”. Gli agenti sul campo, scrive Flynn, “sono ignoranti per quanto riguarda le economie locali, confusi su chi detiene veramente il potere e privi di curiosità”. Ora il suo rapporto afghano finisce nella lista dei fallimenti dell'intelligence americana che nelle ultime due settimane si è allungata di colpo.