Il regalo di Natale delle banche

Redazione

La strenna del Natale 2009 preferita da alcuni banchieri italiani s'intitola “Karl Marx, il capitalismo e la crisi” (DeriveApprodi). L'autore, o meglio il curatore, è Vladimiro Giacché, filosofo marxista e normalista, nonché braccio destro di Matteo Arpe prima a Capitalia e adesso a Sator. Il primo fan del libro è stato comunque Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit.

    La strenna del Natale 2009 preferita da alcuni banchieri italiani s'intitola “Karl Marx, il capitalismo e la crisi” (DeriveApprodi). L'autore, o meglio il curatore, è Vladimiro Giacché, filosofo marxista e normalista, nonché braccio destro di Matteo Arpe prima a Capitalia e adesso a Sator. Il primo fan del libro è stato comunque Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit. Profumo ha scoperto il volume di Giacché grazie a un passaparola tra banchieri: lo ha letto, gli è piaciuto e ne ha parlato in pubblico, nel corso di un dibattito. Profumo ha pure invitato Giacché a presentare il saggio in un convegno organizzato da don Colmegna alla Casa della Carità di Milano al quale ha partecipato, tra gli altri, il presidente dell'Acri e della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti. Il risultato è che da prodotto di nicchia per pochi appassionati il testo è divenuto un piccolo best seller: dalle 400 copie ordinate in prima battuta dai librai, in poche settimane si è arrivati a esaurire le 2.000 della prima tiratura. E Arpe ha deciso di utilizzarlo come dono natalizio di Sator.

    Il libro ripropone l'attualità della dottrina marxista, rispolverando, e talvolta traducendo per la prima volta in italiano, articoli e scritti di oltre cento anni fa. Marx, ovviamente, non è tenero con banche e banchieri: “E' proprio bello – scrive a Engels – che i capitalisti, che gridano tanto contro il diritto al lavoro, ora pretendano dappertutto pubblico appoggio dai governi, e facciano valere il diritto al profitto a spese della comunità”. “Se si cambiano date e nomi – ha osservato il numero uno di Unicredit – sembra di leggere quello che è accaduto in questi mesi”.

    Chissà se proprio tutti i banchieri condividono la tesi di fondo del vecchio filosofo-economista, rilanciata da Giacché nella lunga introduzione al libro. In estrema sintesi: le crisi sono un elemento fondamentale dell'economia capitalistica, non un incidente di percorso. Secondo Marx, infatti, non rappresentano la malattia ma piuttosto la cura con cui il capitalismo risolve i suoi problemi principali, cioè sovrapproduzione del capitale e sovrapproduzione di merci. La crisi è quindi una soluzione – spiega Giacché – in quanto distrugge capitali, macchinari, lavoro in eccesso. Arrivata al culmine di questo processo distruttivo l'economia può così ripartire, seppure con una scia di “morti e feriti”. E' evidente, scrive Giacché, “che non basta rilanciare la domanda aggregata e far funzionare i mercati con efficienza, ma occorre riaprire il file della pianificazione dell'economia”. Urge dibattito sui rigurgiti pianificatori.