Flusso di coscienza omicida

Da Craxi a oggi, ecco che succede quando si attiva lo psicolabile di massa

Redazione

Quando si attiva uno psicolabile armato di duomo in miniatura il segnale si fa grottesco ma pesante. Lo squinternato colpisce a sangue un presidente del Consiglio senza avere indugiato nel calcolo costi/benefici del proprio azzardo in pubblica e affollata piazza; si muove obbedendo meccanicamente al sottofondo irrazionale del suo io, un io decentrato, come gli animali per un evento naturale o una pulsione istintiva (dalla fuga per un terremoto allo sbranamento di gruppo).

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    Quando si attiva uno psicolabile armato di duomo in miniatura il segnale si fa grottesco ma pesante. Lo squinternato colpisce a sangue un presidente del Consiglio senza avere indugiato nel calcolo costi/benefici del proprio azzardo in pubblica e affollata piazza; si muove obbedendo meccanicamente al sottofondo irrazionale del suo io, un io decentrato, come gli animali per un evento naturale o una pulsione istintiva (dalla fuga per un terremoto allo sbranamento di gruppo). Più che agire, ogni Massimo Tartaglia viene agito. Ma da che cosa? Nella circostanza si può dire che sta riemergendo un flusso di coscienza omicida, una corrente psichica latente che in Italia si manifesta a cadenza periodica.

    E' una forza impersonale che dirige contro un obiettivo riconosciuto. Sul piano storico ci sono esempi concreti da tre lustri a oggi. L'agguato a colpi di minacce e monetine cui fu sottoposto a suo tempo Bettino Craxi è l'archetipo delle innumerevoli contestazioni violente subite da Silvio Berlusconi nell'ultimo quindicennio. Si tratta di una melma carsica compressa che erutta in occasioni esemplari, come domenica scorsa o come a Roma il 31 dicembre 2004, quando Berlusconi fu colpito da un treppiede lanciato da un altro aspirante giustiziere in piazza Navona. Ma affinché la violenza possa eruttare è necessario che qualcuno crei le condizioni, scavando la roccia delle coscienze fino all'argilla vergine dell'irrazionale. Il che avviene quando nel discorso pubblico prendono a dominare la metafora grandguignolesca, l'invito a fare giustizia (alla lettera: giustiziare) e il proposito di moralizzare la realtà contaminata da un supposto tiranno. E' quel che il Foglio ha indicato come “mandato linguistico omicida”: lì dove le parole non nominano soltanto le cose, ma sono le cose stesse ridestate da chi le pronuncia. Finché il pazzo di turno si fa interprete del senso comune tirannicida.

    La psicologia delle masse è una belva accucciata nel breve spazio che separa la concordia dalla canaglia. Tutto sta a incatenarla dalla parte giusta. Gli eversori come Antonio Di Pietro e coloro che, in toga o senza, ne assecondano la pulsione berlusconicida hanno scelto la parte peggiore. Eccitano la bestia tenendosene a distanza, complice l'anonimato telematico, la magnetizzano e la predispongono allo scatto cieco. Prima o poi la scossa deve scaricarsi e, per farlo, trova nello psicolabile il metallo conduttore. Foss'anche con un duomo in miniatura, senza alcuna luce di grandezza.

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