Obama sta per fare in Afghanistan ciò che Bush ha fatto in Iraq

Redazione

Al consiglio di guerra numero nove sull'Afghanistan, il presidente e Nobel per la Pace Obama ha deciso: getto nella mischia contro i talebani  34 mila soldati americani in più. Così almeno dice l'indiscrezione trapelata ieri – che si va a impilare sulle altre soffiate ai giornali che stanno facendo infuriare l'Amministrazione – ma l'annuncio vero dovrebbe esserci il primo dicembre. Il generale Stanley McChrystal per l'occasione si prepara all'ennesimo volo da Kabul a Washington, per spiegare al Congresso democratico che cosa farà.

    Al consiglio di guerra numero nove sull'Afghanistan, il presidente e Nobel per la Pace Obama ha deciso: getto nella mischia contro i talebani  34 mila soldati americani in più. Così almeno dice l'indiscrezione trapelata ieri – che si va a impilare sulle altre soffiate ai giornali che stanno facendo infuriare l'Amministrazione – ma l'annuncio vero dovrebbe esserci il primo dicembre. Il generale Stanley McChrystal per l'occasione si prepara all'ennesimo volo da Kabul a Washington, per spiegare al Congresso democratico che cosa farà con i rinforzi che sta per ricevere. Anzi, per spiegare al Congresso perché il presidente democratico del “change” per risolvere il quagmire afghano ha appena preso una decisione identica a quella del cattivone Bush per districarsi dal groviglio iracheno: più soldati in campo, per ripulire il territorio, tenerlo contro i tentativi di ritorno dei talebani e mettere in piedi uno stato funzionante.

    La notizia è una vittoria per McChrystal, che da questa estate chiede più truppe, con urgenza altrimenti “entro un anno potremmo non essere più in grado di vincere”, un eufemismo niente male. Ma è una minuscola vittoria sulla linea di partenza. Il generale ha appena passato il turno di qualificazione: ora comincia la gara, e non potrà più ripararsi dietro la richiesta di altre truppe perché le sue richieste sono state esaudite quasi per intero – tanto nessun generale ha mai abbastanza soldati.

    La notizia è anche una sconfessione del vicepresidente Joe Biden, che predica la strategia opposta: lasciamo pochi commando e qualche drone a fulminare i capi più importanti di al Qaida, meglio se con i missili per non sporcarsi le mani, e per il resto deleghiamo tutto agli afghani. Ma è soprattutto la prima assunzione di responsabilità di Obama: aveva tutte le opzioni davanti, ha deciso – se è vero – per l'escalation militare.
    A chi ribatterà che il governo centrale di Kabul è troppo corrotto e troppo poco efficiente per funzionare da alleato durante il nuovo “surge”, il presidente ora potrà rispondere che proprio questa è una ragione per mandare più soldati americani, non meno. E a chi dirà che la presenza americana in Afghanistan eccita i suoi nemici mortali, al Qaida e i talebani, ricorderà che tutto è cominciato proprio perché nove anni fa Washington non presidiava il centro dell'Asia.