Basta monopolio Fnsi
Ecco come la Cisl vuole rompere il sindacato dei giornalisti
La risposta della Cisl alla manifestazione sulla libertà di stampa indetta dalla Fnsi il 3 ottobre scorso (cui il sindacato di via Po, a differenza della Cgil, non aveva aderito) arriverà mercoledì prossimo, 18 novembre, con un convegno dal titolo complicato e un po' prolisso: “Diritto e qualità dell'informazione, ruolo autonomo e libero dei giornalisti, partecipazione dei cittadini''. In realtà – secondo la ricostruzione del Foglio – si tratta della prima mossa di un percorso che punta a rompere, o quanto meno incrinare, il monopolio della Fnsi nella rappresentanza dei giornalisti italiani.
La risposta della Cisl alla manifestazione sulla libertà di stampa indetta dalla Fnsi il 3 ottobre scorso (cui il sindacato di via Po, a differenza della Cgil, non aveva aderito) arriverà mercoledì prossimo, 18 novembre, con un convegno dal titolo complicato e un po' prolisso: “Diritto e qualità dell'informazione, ruolo autonomo e libero dei giornalisti, partecipazione dei cittadini''. In realtà – secondo la ricostruzione del Foglio – si tratta della prima mossa di un percorso che punta a rompere, o quanto meno incrinare, il monopolio della Fnsi nella rappresentanza dei giornalisti italiani. Secondo la Cisl, infatti, il sindacato unico dei giornalisti è ormai superato. Soprattutto perché – ragionano nella confederazione guidata dal segretario generale Raffaele Bonanni – sembra aver preso negli ultimi mesi una deriva che a via Po paragonano al movimentismo tipico della Fiom, i metalmeccanici della Cgil.
Non a caso, c'è chi denuncia ormai più o meno apertamente una sorta di “cinghia di trasmissione” tra la Cgil e la Fnsi. Di qui la richiesta – che emergerà fra l'altro, secondo le indiscrezioni, dalla relazione di apertura del convegno tenuta dal segretario confederale Anna Maria Furlan – di un maggiore “pluralismo sindacale”, di una impostazione meno “ideologica”, anche per quanto riguarda la rappresentanza dei lavoratori della stampa. Un sindacato unico – è il ragionamento che si coglie nella relazione che il Foglio ha letto – dovrebbe rappresentare tutti.
La Fnsi, invece, da qualche tempo fa più politica che sindacato. In altri termini, si preoccupa della libertà di stampa, ma dimentica altri terreni propri di una rappresentanza dei lavoratori, come l'irrisolto problema delle proprietà editoriali, o come il dramma dei precari “carne da cannone” di ogni struttura redazionale, pagati anche solo “2 euro ad articolo, meno di un lavavetri”. Al convegno parteciperanno come relatori molte firme del giornalismo nazionale, di differente impostazione: da Lucia Annunziata a Enrico Cisnetto, da Antonio Padellaro, direttore del Fatto Quotidiano, a Maurizio Belpietro, direttore di Libero. Sono previsti anche gli interventi di Beppe Fioroni (Pd), Claudio Scajola (ministro dello Sviluppo economico), Lorenzo del Boca, presidente dell'Ordine dei giornalisti. Trasversale anche l'adesione delle associazioni; tra le prime ad arrivare, Lettera 22 (corrente interna alla Fnsi, guidata da Paolo Corsini del Gr1), la neonata associazione Fasi Press e, naturalmente, la Federazione della stampa cattolica.
L'intenzione cislina è quella di suggerire, se non sollecitare, la nascita di un'alternativa alla Fnsi. A via Po sottolineano che non sta alla Cisl fondare un nuovo sindacato di giornalisti; ma nello stesso tempo si fa notare che l'insofferenza nei confronti dell'attuale rappresentanza unica si sta allargando, anche in questo caso trasversalmente rispetto alle coloriture politiche. L'idea, in definitiva, è quella di radunare quel mondo che non condivide una deriva eccessivamente politicizzata (a senso unico?) e antagonista della Federazione. “La Cisl – è scritto nella relazione di apertura che il Foglio è in grado di anticipare – intende aprire un confronto complessivo, tra tutte le parti in causa, sui problemi dell'informazione nel nostro paese, sul diritto dei cittadini a una libera informazione, sul ruolo autonomo dei giornalisti e di tutti i lavoratori di questo settore così strategico”.
La strada da seguire, tuttavia, non è quella delle grandi manifestazioni di piazza: “Non crediamo che siano produttive certe iniziative condotte in nome della libertà di informazione”. Il nodo da sciogliere, secondo la Cisl, è quello “di una dialettica giornalistica e informativa che oscilla all'interno di un bipolarismo che coincide con la frattura delle coalizioni politiche e con gli assetti proprietari dei mezzi di informazione, determinando uno schiacciamento di tutte quelle posizioni ‘terze' che puntano a un confronto ragionevole e civile”.


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