Il vero sconfitto delle primarie è il partito di Repubblica

Redazione

Tra gli sconfitti nell'elezione interna al Partito democratico sarebbe giusto annoverare anche il “partito di Repubblica”, che ha fatto una mezza campagna per i concorrenti di Pier Luigi Bersani. Anche nel dare notizia della vittoria dell'ex ministro, Repubblica non rinuncia a mettere il proprio marchio di antiberlusconismo pregiudiziale. La cronaca dai seggi rappresenta una sfilata ininterrotta di elettori arrabbiati, che sembrano tutti o quasi controfigure di Eugenio Scalfari.

    Tra gli sconfitti nell'elezione interna al Partito democratico sarebbe giusto annoverare anche il “partito di Repubblica”, che ha fatto una mezza campagna per i concorrenti di Pier Luigi Bersani. Anche nel dare notizia della vittoria dell'ex ministro, Repubblica non rinuncia a mettere il proprio marchio di antiberlusconismo pregiudiziale. La cronaca dai seggi rappresenta una sfilata ininterrotta di elettori arrabbiati, che sembrano tutti o quasi controfigure di Eugenio Scalfari. Hanno votato per Bersani in maggioranza, ma a quanto pare lo avrebbero fatto in spregio alla nomenclatura, cioè al partito organizzato che Bersani predilige, in nome di un'opposizione radicale e urlata, che non è neppure lontana parente dell'alternativa di cui invece Bersani si preoccupa. D'altra parte l'interpretazione scalfariana della fase politica, che esclude ogni possibilità di dialogo con quello che Franco Cordero ha definito come “l'invasore”, viene costantemente riproposta, a dispetto dei fatti, che hanno visto invece prevalere nel partito perno dell'opposizione chi punta a ottenere risultati concreti per i ceti sociali di riferimento. Il che si può ottenere solo attraverso un confronto ravvicinato con la maggioranza.

    L'esaltazione delle primarie, che riempie pagine e pagine di Repubblica, viene celebrata quasi in contrasto con il loro risultato, accompagnata dall'insinuazione che proprio di questo strumento di democrazia diretta Bersani farebbe volentieri a meno. In effetti, c'è il rischio che, ora che il Partito democratico si è nuovamente dotato di una guida legittimata, questa funzione, esercitata di fatto dal giornale fondato da Scalfari, venga recuperata da chi ne ha il diritto. L'idea che gli elettori delle primarie, meno influenzati dalla vita interna di partito e più permeabili alle indicazioni e alle campagne mediatiche, ribaltassero il responso degli iscritti si è rivelata un'illusione. Su questa però si basava la funzione del partito di Repubblica, che ora fatica a nascondere in un sorriso di circostanza la propria amarezza.