L'economia non vuole la spallata
Qualche vertice dei Servizi segreti. Alcuni prefetti e questori. Vertici Rai nominati dal centrodestra. Alti gradi dei ministeri. Ovviamente la magistratura, compresa una parte della Corte costituzionale che ieri ha bocciato il lodo Alfano. E naturalmente Carlo De Benedetti; anche se qui la diplomazia è al lavoro per cercare di minimizzare il danno e magari trovare una soluzione mediana. Sì, il catalogo degli avversari palesi o occulti via via aggiornato a Palazzo Chigi è effettivamente lungo.
Leggi anche il discorso di Luca Cordero di Montezemolo alla presentazione della sua fondazione Italia Futura "L'Italia è un paese bloccato. Muoviamoci!"
Qualche vertice dei Servizi segreti. Alcuni prefetti e questori. Vertici Rai nominati dal centrodestra. Alti gradi dei ministeri. Ovviamente la magistratura, compresa una parte della Corte costituzionale che ieri ha bocciato il lodo Alfano. E naturalmente Carlo De Benedetti; anche se qui la diplomazia è al lavoro per cercare di minimizzare il danno e magari trovare una soluzione mediana. Sì, il catalogo degli avversari palesi o occulti via via aggiornato a Palazzo Chigi è effettivamente lungo. Però no, stavolta non ci sono, a differenza del '94 e del 2006, i sempiterni poteri forti per antonomasia: industriali, finanzieri, trilateralisti. Anzi. Le richieste di stabilità, gli inviti al governo a proseguire nel lavoro, magari per fare qualche riforma in più, si moltiplicano. L'ultima è venuta ieri da Luca Cordero di Montezemolo, che di recente è stato più volte sentito da Silvio Berlusconi e marcato in maniera stretta da Gianni Letta.
All'elenco si aggiungono il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e come lei la pensano più dei due terzi dei 23 componenti del vertice confindustriale, nel quale spiccano i nomi di Alberto Bombassei, Diana Bracco, Paolo Scaroni, Federica Guidi. Marco Tronchetti Provera è da tempo in buoni rapporti con il governo. Ancora più intenso il legame con i Benetton: Gilberto – anche dopo un memorabile litigio con Romano Prodi che sabotò la fusione tra Autostrade e Abertis – ha stabilito quello che gli osservatori chiamano un asse con il centrodestra. Nell'industria pubblica – governativa per definizione – c'è chi incrementa business e potere, a cominciare dalla triade Scaroni (Eni), Fulvio Conti (Enel) e Pier Francesco Guarguaglini (Finmeccanica).
Pure il fronte bancario, nonostante le baruffe di Intesa e UniCredit sui TremontiBond, non aspira a cambiare interlocutori, ai quali ha ormai preso le misure, nonostante qualche abrasività col vertice politico del Tesoro. Di supporter veri, tra i banchieri, non ne mancano: in primis Cesare Geronzi. In contatto diretto con il Cav, il presidente di Piazzetta Cuccia ha un'amicizia storica con Gianni Letta, ma ha stabilito un rapporto cordiale seppure formale anche con Giulio Tremonti. In verità le inedite aperture al ministro dell'Economia da parte di banchieri già prodiani e ulivisti come Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti stanno ridimensionando la stagione di attriti dei precedenti governi di centrodestra.
Perfino la polemica sui T-Bond rifiutati da Intesa e UniCredit è ritenuta di fatto superata. Alessandro Profumo, amministratore delegato dell'Istituto di Piazza Cordusio, ha appena sollecitato unità di intenti contro la crisi economica: “Meglio lavorare tutti assieme piuttosto che spararci addosso”. Parole piovute nel mezzo di polemiche fra il ministro e Gianni Letta, accusato da Lega e dintorni di eccessiva accondiscendenza con le banche, in particolare con Corrado Passera. Il consigliere delegato di Intesa, che non ha fatto mancare disponibilità a Palazzo Chigi a cominciare dalla cordata Alitalia, potrà giocare un ruolo di mediazione tra Fininvest e Cir per la sua antica conoscenza di CDB.
In questo panorama manca qualcosa. Qualcosa che in passato c'era sempre e oggi non c'è più. Manca il ruolo della Fiat e degli Agnelli. Si sa come finì nel '94: Sergio Cofferati sfoderò la piazza contro la riforma delle pensioni, e il fronte industriale non resse un minuto. Berlusconi, già sotto tiro delle procure, fu lasciato solo dai poteri forti. I quali, quindici anni fa, la forza ce l'avevano sul serio. Il governo Dini, zeppo di direttori generali, banchieri e ambasciatori e con Susanna Agnelli ministro degli Esteri, fu il loro vero esecutivo. Tanto che alla fine di quella esperienza, con le elezioni del 1996 alle porte, Gianni Agnelli disse che in Italia solo la sinistra poteva fare le riforme. Ne ebbe in cambio dal governo ulivista di Romano Prodi i primi incentivi per l'auto. Ma l'umore della base industriale iniziò a cambiare. Antonio D'Amato sconfisse in Confindustria il candidato dell'Avvocato, Carlo Callieri. Ci fu la kermesse di Parma, dove quelli che ancora venivano definiti “brambilla” si spellarono le mani per il Cav. Berlusconi prese gusto a terremotare i simposi confindustriali. Il clou sarà a Vicenza nel marzo 2006: un duello con Andrea Pininfarina e Diego Della Valle, due grandi elettori dell'allora presidente Montezemolo. Non basterà al Cav, per rivincere le elezioni. Ma oggi, tra i poteri meno forti di ieri, mentre alla Fiat Sergio Marchionne si occupa di incentivi e non di politica, quasi nessuno fa il tifo per la caduta del governo. Nonostante le difficoltà del Cav.
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