Schermaglie

Del perché in Italia, nonostante tutto, si fa della gran scherma

Francesco Vergani

“Fare televisione può dare fastidio sotto due aspetti. Distoglie dall'obiettivo, perché la scherma è una disciplina cerebrale, e può portare ad atteggiamenti da divo, senza la giusta maturità”. Parola di Sandro Cuomo, ct della nazionale della spada. Uno che ha vinto medaglie olimpiche e mondiali - a squadre come nell'individuale - pure nell'epoca d'oro della tv commerciale. Senza lasciarsi distrarre dalle ragazze fast-food prima e dalle veline poi.

    “Fare televisione può dare fastidio sotto due aspetti. Distoglie dall'obiettivo, perché la scherma è una disciplina cerebrale, e può portare ad atteggiamenti da divo, senza la giusta maturità”. Parola di Sandro Cuomo, ct della nazionale della spada. Uno che ha vinto medaglie olimpiche e mondiali - a squadre come nell'individuale - pure nell'epoca d'oro della tv commerciale. Senza lasciarsi distrarre dalle ragazze fast-food prima e dalle veline poi. Non come quel Matteo Tagliariol schermidore videocraticamente corrotto (Cuomo: “Un grande talento, ma è un po' come l'Antonio Cassano vecchia maniera”) che tra i Giochi di Pechino e i Campionati di Antalya, ha colpevolmente distolto lo sguardo “dall'obiettivo” per posarlo invece sulle concorrenti dive de “La talpa”, con lui in Sudafrica sul set del programma di Italia 1. Un anno fa. Stagione d'esordio telegiornalistico per Margherita Granbassi: annozero ad “Annozero”, quasi una toccata e una fuga, precipitosa, per gli assalti subiti da Giulia Innocenzi. Nel mentre Valentina Vezzali pestava i piedi a Samuel Peron étoile di “Ballando con le stelle”. Quando la scherma bucava lo schermo, infilandosi in ogni dove. Infilzando senza pietà il cerebro maturo dei puristi. Così esposto a visioni che possono dare fastidio, si capisce. Tra le altre, quella della Vezzali aggressiva in passerella anziché in pedana, vista sfilare non solo nei contenitori del pomeriggio, persino nei tg della sera. Ancora, della Vezzali che fa merenda per spot. Sempre della Vezzali a “Porta a porta” che dice che dal Cav. si farebbe veramente toccare. Sempre e solo della Vezzali che a “Scherzi a parte” si lamenta d'essere stata scambiata per Giovanna Trillini, anziché per la Granbassi (“già la Granbassi almeno è più carina”). Della stessa Granbassi a “Verissimo” che chiarisce che non sa se accetterebbe mai “una particina in un reality”, no, ma nella fiction “Carabinieri” sì, subito. Infine, ultima raccapricciante visione a “Studio Aperto”: quella del solito Tagliariol fotografato in mutande tra le strip-teaseuse di un night di Milano (che si stessero toccando veramente a vicenda?).
    Eppure, un anno dopo ai Mondiali di Turchia, guarda un po' quegli stessi schermidori talenti naturali videocraticamente corrotti - compreso quell'Aldo Montano progenitore televisivo di una generazione perduta - ecco che gli stessi puntualmente rivincono o comunque vanno a medaglia, infilano l'ennesima perla in una collana di successi storici, brillanti, preziosi. Una serie inaugurata dal plurivittorioso Edoardo Mangiarotti, oggi novantenne. Insomma, oggi come ieri qui si fa della grande scherma, punto. Con buona pace di chi si concentra cerebralmente sull'obiettivo della critica pedagogica al piccolo schermo, magari per la promessa educativa di un fioretto del bravo sportivo professionista (giuralo, cattivone: mai più, mai più farò della tv). Ma intanto la sciabolata va, a segno.