Il tosto “no” di Giavazzi
“La proposta di Sarkozy? Temo che sia legata a considerazioni politiche più che empiriche, e che serva a distogliere l'attenzione pubblica dal problema della disoccupazione in Francia”. E' il giudizio di Francesco Giavazzi, economista della Bocconi. “Gli indicatori del benessere di un paese sono molti e ciascuno di essi ha la propria utilità.
“La proposta di Sarkozy? Temo che sia legata a considerazioni politiche più che empiriche, e che serva a distogliere l'attenzione pubblica dal problema della disoccupazione in Francia”. E' il giudizio di Francesco Giavazzi, economista della Bocconi. “Gli indicatori del benessere di un paese sono molti e ciascuno di essi ha la propria utilità. Ma il pil resta il dato che mostra la più stretta correlazione con l'andamento dell'occupazione nel tempo. Mi preoccupa molto che si proponga di basare future valutazioni su nuovi fattori qualitativi, e mi colpisce ancor di più che tale proposta venga dall'Europa, un'area con tassi di occupazione e di partecipazione al lavoro storicamente bassi”.
Secondo Giavazzi, i criteri individuati dalla Commissione coordinata da Joseph Stiglitz per correggere il pil lasciano molto a desiderare: “Certo, possiamo dare maggior peso all'impatto ambientale delle attività produttive o all'uguaglianza sociale. Ma a questo punto la scelta dipende dalle priorità politiche. Negli anni passati la Cina è cresciuta a ritmi del 10 per cento annuo, al costo di un alto inquinamento. La percentuale di persone che vivono al di sotto della linea di povertà, però, si è dimezzata. Quale politico andrebbe a dire all'elettorato che sta sacrificando lo sviluppo odierno in favore di questioni che gioveranno alle generazioni future? Allo stesso modo, molti studi confermano che le società con un maggiore grado di disuguaglianza sono anche quelle con il più alto tasso di mobilità sociale, come gli Usa”. C'è un suggerimento che Giavazzi condivide: “Ritengo sia giusto includere nel pil anche il lavoro domestico, che è evidentemente sostituibile al lavoro di mercato”. Eccetto questo, “i membri della Commissione sembrano essersi basati più su considerazioni di comune buonsenso che su una solida base empirica. Ma la ricerca scientifica dimostra che le soluzioni dettate dal buonsenso non sempre sono esatte”.


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