I gesuiti, la Cei e il centrismo

Redazione

I gesuiti della Civiltà cattolica non sono mai stati una quinta colonna berlusconiana proiettata Oltretevere, diciamo. Ogni volta che da loro è giunta qualche critica, si sottolinea con compiacimento che “le bozze vengono lette in Segreteria di stato”. In una fase in cui molti immaginano la chiesa come un operoso formicaio dove si lavora alacremente a nuove e più avanzate prospettive neocentriste, ci si poteva aspettare una benedizione all'Udc.

    I gesuiti della Civiltà cattolica non sono mai stati una quinta colonna berlusconiana proiettata Oltretevere, diciamo. Ogni volta che da loro è giunta qualche critica, si sottolinea con compiacimento che “le bozze vengono lette in Segreteria di stato”. In una fase in cui molti immaginano la chiesa come un operoso formicaio dove si lavora alacremente a nuove e più avanzate prospettive neocentriste, ci si poteva aspettare una benedizione all'Udc. Invece padre Michele Simone S.I., l'autorevole notista politico, firma sull'ultimo quaderno un pezzo che costringerà a riflettere e a porsi qualche domanda. Proprio per il giudizio tranchant riservato a Pierferdinando Casini e all'Udc. La quale cavalca “la convinzione, per ora scarsamente realistica, che il bipolarismo sia in via di superamento e che il centro dello schieramento, occupato dal partito, costituisca il futuro della politica in Italia”. Invece, picchia duro il gesuita, “come sanno bene i centristi, questa è una tesi frutto della propaganda più che di un'analisi razionale del ‘mercato' elettorale”. Una bocciatura secca. Soprattutto se combinata con il realismo ignaziano con cui viene descritta, senza sbilanciarsi in divagazioni morali, la situazione del Pdl: “E' incontrovertibile che oggi la leadership di Berlusconi è quella naturale”, scrive Simone.

    E sebbene il Pdl tenda a essere “una formazione senza grande capacità di iniziativa politica autonoma”, ciò non si oppone “al fatto incontrovertibile che si tratta del partito di (ampia) maggioranza relativa”. Avvertite gli scenaristi, dunque.
    Tuttavia il segretario della Conferenza episcopale italiana, il vescovo Mariano Crociata, ha dichiarato proprio ieri, parlando a una rete di associazioni cattoliche, che “sono in vista nuovi assetti politici” e che i cattolici devono darsi da fare, anche con una certa urgenza, per imprimere il segno del loro “statuto” di cristiani a una crisi che sta maturando e che ha aspetti oggi imprevedibili. Naturalmente monsignor Crociata ha anche aggiunto che le soluzioni tecniche, cioè politiche, non spettano alla chiesa, ma resta nelle sue parole, specie dopo la ormai celebre omelia in cui furono stigmatizzati severamente i costumi del presidente del Consiglio, un sapore politicamente piccante e un segno contraddittorio rispetto all'analisi della rivista della Compagnia di Gesù. Può essere che si tratti solo di parole e prese di posizione esposte a interpretazioni fuorvianti, ma anche alla loro luce sembra difficile negare che questo sia un momento di atroce sofferenza per il rapporto tra chiesa e politica italiana.