La congiura degli snob che mette becco nella sessualità del Cav.

Giuliano Ferrara

Insisto: è la congiura degli snob. Alla sessualità berlusconiana, ormai soggetto della disputa politica del decennio, mancano i quarti di nobiltà e correttezza politica necessari in certi ambienti. Vanno pazzi per Tom Ford, la poetica universale è per loro quella del single man, dell'omosessuale perbene che vive allo spasimo un grande amore romantico, mentre la sessualità non blasonata, quella del machista o del puttaniere, non arrivano nemmeno a riconoscerla come una inclinazione comune, ordinaria.

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    Insisto: è la congiura degli snob. Alla sessualità berlusconiana, ormai soggetto della disputa politica del decennio, mancano i quarti di nobiltà e correttezza politica necessari in certi ambienti. Vanno pazzi per Tom Ford, la poetica universale è per loro quella del single man, dell'omosessuale perbene che vive allo spasimo un grande amore romantico, mentre la sessualità non blasonata, quella del machista o del puttaniere, non arrivano nemmeno a riconoscerla come una inclinazione comune, ordinaria, no, la innalzano a simbolo di ciò che non si deve essere, di come non ci si deve comportare. Lo si è visto con Zapatero, la sua rigidità, il suo imbarazzo così correttino, così curioso per  il capo del governo di un paese che idolatra Almodòvar e i suoi pazzi costumi da ultimo girone dell'Inferno: fanno la morale al maschio in quanto tale, considerano un insulto la parola priapismo, giudicano condannabile l'erezione, il gallismo ora lo chiamano sexual addiction, nascondono come un retaggio culturale immondo la vecchia libido predatoria in auge fino a qualche anno o decennio fa, insieme con la logica seduttiva e sottomessa della donna oggetto. Eppure è di quella stoffa che è fatta la vita privata della maggioranza delle persone, una maggioranza che ha il vantaggio di non voler imporre il suo modello a nessuno, e si limita a pascolare quietamente nel proprio desiderio e nel proprio costume.

    Io rimpovero a Berlusconi di non essersi dato in tempo una calmata, di avere largamente ecceduto nella licenziosità delle sue frequentazioni, di avere portato al parossismo la giusta idea di rinnovare le liste e aprirle a ragazze giovani belle e capaci, di avere risposto con una cattiva propensione alla sfida arrogante, al cupo ribattere colpo su colpo, senza capire che c'era un prestigio, una vocazione e un carisma della politica da difendere, prima e più ancora che l'onorabilità privata e personale tutelabile tramite avvocato; ma non mi sognerei mai di mettere becco nel suo modo di divertirsi, di stare con le donne, di considerare amici e amiche nelle ore libere, vorrei anche vedere. E sebbene, a parte le rappresaglie che sono il male assoluto, sebbene mi faccia grande antipatia un'offensiva di querele del primo ministro, io che ne ho avute di querele da potenti magistrati avidi di impunità, e anche da giornalisti girotondini avidi di soldi, tuttavia capisco lo scoppio d'ira.

    Questi qui domandano e non rispondono. Strani tipi, chiusi nella trincea dell'appello, non trovano voglia e tempo di dire alcunché quando a mordere i loro calcagni è lo scrittore e psicoanalista Umberto Silva, con argomenti piuttosto buoni e forti. Sono contenti così, da veri snob, gli basta la saldezza della corporazione giornalistica italiana e internazionale, gli va bene il giudizio dei loro pari, ma con nessun altro vogliono mettersi a parlare. Gli articoli di D'Avanzo, tecnicamente perfetti, sono ormai professionalmente essiccati, manca la materia, l'unica alimentazione della campagna è la solidarietà del clan, che fa molto salotto Verdurin, e la risposta cupa, ribalda, eccessiva dell'accusato che si difende perigliosamente.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.