Fra le grane di Emma c'è pure una frizione con il Lingotto

Redazione

L'autunno confindustriale si annuncia caldo quanto l'estate che l'ha preceduto. Nell'agenda di Emma Marcegaglia sono segnate come priorità almeno tre partite, tutte delicate: i rinnovi contrattuali, l'acutizzarsi della crisi occupazionale, i rapporti sempre più tesi con alcune importanti associate e strutture territoriali.

    L'autunno confindustriale si annuncia caldo quanto l'estate che l'ha preceduto. Nell'agenda di Emma Marcegaglia sono segnate come priorità almeno tre partite, tutte delicate: i rinnovi contrattuali, l'acutizzarsi della crisi occupazionale, i rapporti sempre più tesi con alcune importanti associate e strutture territoriali.
    I rinnovi contrattuali dei prossimi mesi riguarderanno circa 12 milioni di lavoratori, ai quali sarà applicata per la prima volta la riforma sottoscritta da tutte le parti sociali eccetto la Cgil. In Confindustria non tutti sono convinti che si possa andare avanti senza, o contro, la principale delle confederazioni. La prova di questa doppia anima si è avuta ai primi di agosto, con la trattativa per il contratto del settore alimentare. La prima proposta di intesa, basata sul nuovo indice Ipca previsto dalla riforma, è stata, come da copione, respinta dalla Cgil. Ma invece di proseguire con Cisl e Uil fino alla conclusione, una parte di Federalimentare (in particolare le grandi multinazionali) ha preferito tentare il recupero con una seconda proposta di mediazione, mettendo così in difficoltà i sindacati che avevano accettato la prima ipotesi. Sono seguite ore convulse, con interventi degli stessi vertici confindustriali, ma dal caso è scaturita la rottura del negoziato e la proclamazione di uno sciopero del settore. Non esattamente quello che si può definire un buon esordio, notano gli osservatori.

    Ora il timore è che simili incidenti possano ripetersi sugli altri tavoli che via via si apriranno, soprattutto se il fronte delle imprese dovesse dimostrarsi non del tutto compatto. Qualcuno già segnala l'esistenza di ‘“anime'' diverse anche all'interno della Federmeccanica (è stata notata l'assenza del rappresentante Fiat alle prime riunioni propedeutiche all'avvio del negoziato) e in Federchimica, dove è nutrita la presenza di multinazionali. “Se in autunno dobbiamo gestire la crisi occupazionale, abbiamo bisogno della Cgil; se invece dobbiamo gestire la ripresa, di tutto abbiamo bisogno tranne che di una guerra con la Cgil'': è il ragionamento che si coglie in larghi settori del mondo industriale.
    Ai contratti si lega anche il tema fiscale. La Confindustria è favorevole a un alleggerimento dell'Irpef, che consentirebbe rinnovi meno onerosi: ne è convinto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo la campagna “giù le tasse” avviata da un editoriale sul Corriere della Sera da Francesco Giavazzi. Il fronte governativo sarà comunque quello con cui la Confindustria dovrà trattare per affrontare la probabile emergenza occupazionale d'autunno; i posti di lavoro a rischio non sono ancora calcolabili con chiarezza, ma si oscilla dal milione previsto dalla Cgil alle 6-700 mila unità ritenute probabili dalla stessa associazione di viale dell'Astronomia. Il che richiederà da un lato nuove risorse per gli ammortizzatori sociali (e quindi la collaborazione di Tremonti e Sacconi), dall'altro una forte coesione tra parti sociali (e dunque, un buon rapporto anche con la Cgil).

    C'è infine la partita dei rapporti interni. Da tempo il vertice confindustriale è in tensione con almeno tre delle sue principali associate: Eni, Enel e Fiat. Le prime due lamentano l'incessante martellamento del vicepresidente con delega al settore, Antonio Costato, che non perde occasione per polemizzare con i gruppi energetici, i quali sarebbero addirittura intenzionati ad arrivare ad un redde rationem: o lui, o noi. Tuttavia, nelle ultime ore, una dichiarazione dell'ad di Eni, Paolo Scaroni, che ha elogiato la presidenza Marcegaglia, può dimostrare un alleggerimento delle frizioni. La freddezza con il Lingotto risale invece allo scorso dicembre, quando Confindustria non aveva caldeggiato con fervore gli incentivi alla rottamazione delle auto. Nelle ultime settimane, poi, a Torino non hanno apprezzato il silenzio di Marcegaglia sugli attacchi all'Avvocato, rotto solo da cinque righe di comunicato. Il che spiegherebbe anche le critiche che alcuni giornali ritenuti vicini alla Fiat e a Luca Cordero di Montezemolo hanno mosso recentemente al vertice confindustriale, tra i quali spicca un editoriale del direttore del Mondo, settimanale di economia del gruppo Rcs. A chi però accusa la confederazione di accondiscendenza governativa, viene fatto rilevare come il prossimo 9 settembre Marcegaglia si appresta a ricevere l'ex premier Romano Prodi nelle vesti di ospite d'onore e relatore al primo seminario economico dell'anno del centro studi.