Le farfalle di Sierra Leone/27

Per fare colpo su Mary, Lorenzo finanzia l'impresa in Africa contro gli interessi dello zio

Sandro Fusina

Lorenzo si toccò furtivamente i coglioni e controllò che la corda che sosteneva il lampadario fosse ben solida. Si era più che convinto che non fosse un assassino né un ladro. Portava solo una sfiga maledetta. - Come mai qua? gli chiese Afzelius con il sorriso negli occhi. - Mi ha invitato il signor Johnson, rispose Lorenzo secco, mettendo una mano sulla sedia che con qualche stratagemma era riuscito finora a tenere vuota accanto a lui.

    Lorenzo si toccò furtivamente i coglioni e controllò che la corda che sosteneva il lampadario fosse ben solida. Si era più che convinto che non fosse un assassino né un ladro. Portava solo una sfiga maledetta. - Come mai qua? gli chiese Afzelius con il sorriso negli occhi. - Mi ha invitato il signor Johnson, rispose Lorenzo secco, mettendo una mano sulla sedia che con qualche stratagemma era riuscito finora a tenere vuota accanto a lui nella speranza che vi si sedesse Mary Bancroft, una volta che avesse finito il suo interminabile giro di saluti. Questa volta lo stratagemma non funzionò. - Posso?, disse Afzelius accennando a sedersi e costringendo Lorenzo a ritirare precipitosamente la mano. - Ha visto chi c'è? - Lorenzo pensava che si riferisse a Equiano, l'attrazione della serata. Annuì. - Chissà cosa ci fa qui - si chiese Afzelius a voce alta. Evidentemente non si riferiva a Equiano. - A chi si riferisce, scusi?, chiese Lorenzo. - Non si volti di scatto, perché credo che stia guardando qui. Accanto alla porta.

    Lorenzo cominciò a osservare con ostentazione le sala alla sua sinistra, ruotando prima solo la testa, poi anche il busto, finché il suo sguardo non arrivò alla porta. Le precauzioni non gli impedirono di trasalire quando incontrò lo sguardo azzurro di Basil Madox che gli sorrise inchinandosi. Lorenzo si raddrizzò di scatto e cercò lo sguardo di Afzelius che, previdente, teneva gli occhi fissi davanti a sé. Dietro il tavolo, dove poco prima l'amico francese dei neri si arrampicava sugli specchi per non urtare la suscettibilità degli amici inglesi dei neri, c'erano adesso Equiano e Mary Bancroft. Due valletti portarono in giro tra le file di sedie un grande oggetto fatto di assicelle di legno e di zucche vuote. Afzelius ne approvò la bellezza sventolando la mano ed emettendo sbuffi di ammirazione. Lorenzo gli diede uno sguardo poco convinto. Era un oggetto molto rozzo, che denunciava le scarse attitudini al lavoro artigianale di chi l'aveva prodotto. Quando tutti lo ebbero ammirato, i valletti lo posarono presso il tavolo. Sventuratamente, o deliberatamente, Mary Bancroft chiese delucidazioni a Equiano, che assumendo l'espressione boriosa del primo della classe, cominciò a illustrare ai conve- nuti cosa fosse un balafon.

    Per essere più convincente impugnò due bacchette e cominciò a trarre suoni discordanti dallo strumento. Probabilmente nella sua breve vita nel villaggio natio non si era esercitato molto con il balafon, forse il balafon non era neppure uno strumento della sua regione, forse gli orecchi degli astanti erano abituati ad altri tipi di suoni, fatto sta che l'esibizione non suscitò un grande entusiasmo, in particolare in Lorenzo che per un attimo si trovò a rimpiangere il vecchio organista della parrocchia che su istigazione della madre per ore lo aveva inchiodato da bambino alla tastiera del clavicembalo. L'ultima nota del balafon mal temperato non si era ancora spenta che la voce di contralto di Mary si lanciò in una dichiarazione di passione assoluta per quella musica e per quello strumento. - Amici - dichiarò Mary Bancroft - vi assicuro che se non mi trovassi nella posizione del banditore impegnerei fino all'ultimo soldo per impedire che qualcuno mi privasse di uno strumento tanto affascinate. Ricordate comunque che la somma raccolta in questa vendita andrà a finanziare l'impresa di Sierra Leone. Che importava a Lorenzo del giudizio av- ventato che nel suo intimo aveva formulato su quello strumento musicale primitivo? che gli importava se l'impresa di Sierra Leone era contraria agli interessi dello zio? Si lanciò nelle offerte, eliminò rapidamente una signora anziana non disposta a superare i quindici scellini, sbaragliò a una ghinea e nove scellini un gentiluomo grassoccio in prima fila, Mary Bancroft aveva già battuto due colpi di martello sorridendogli, stava per battere il terzo. Il martello si fermò a mezz'aria. - Due ghinee - disse invece con voce trionfante. Afzelius accostò la bocca all'orecchio di Lorenzo, ma Lorenzo sapeva già d'istinto chi gli contendeva il balafon. - Tre ghinee - offrì a voce alta. Dalle sue spalle non giunse alcun suono. Fu Mary Bancroft ad annunciare, con voce sempre entusiasta: - Quattro ghinee. L'errore di Lorenzo fu di giocare al raddoppio.

    Quando ebbe offerto otto ghinee, l'avversario ne offrì sedici, quando l'avversario ne offrì trentadue, si precipitò a offrirne sessantaquattro. Aspettò che Mary Bancroft dicesse centoventotto. Invece disse, in rapida successione, sessantaquattro uno, sessantaquattro due, sessantaquattro tre. Per sessantaquattro ghinee, pari a sessantasette sterline e quattro scellini, pari alla rendita annuale di un artigiano benestante, era diventato il felice proprietario di un oggetto che un rigatterie del porto aveva comperato per due scellini da un marinaio e non era riuscito a vendere a quattro. Raggiante per la vittoria si voltò per guardare negli occhi azzurri lo sconfitto. Lo sconfitto applaudì sorridendo. Lorenzo ebbe il sospetto di essere stato preso per il culo. Fu quel tarlo che gli impedì di impegnarsi con lo stesso entusiasmo sugli altri oggetti decantati da Equiano e battuti da Mary Bancroft. Capì di avere sbagliato la seconda volta quando il gentiluomo grassoccio in prima fila si aggiudicò per poco più di una sterlina una grande saliera d'avorio scolpito a figure che Equiano aveva descritto come un oggetto realizzato in Sierra Leone su commissione portoghese. Tornò a entusiasmarsi quando vide l'entusiasmo di Mary Bancroft per uno strano casco di legno che rappresentava una piccola faccia femminile ghignante schiacciata tra una grande acconciatura a fette di cocomero ed enormi pieghe di grasso sul collo. Equiano aveva spiegato che era la maschera rituale di una società segreta femminile. Mary Bancroft l'aveva indossata e ave- va accennato a un passo di danza. La sala aveva riso.

    Anche Afzelius si era divertito. Prima di fare la sua offerta Lorenzo controllò con la coda dell'occhio se Madox era sempre vicino alla porta. Vedendo la manovra, Afzelius gli comunicò che il bel signore dagli occhi azzurri era uscito dalla sala subito dopo l'episodio del balafon. - Probabilmente era indispettito - commentò lo svedese. Nonostante la presenza catastrofica di Afzelius, Lorenzo riuscì ad aggiudicarsi la maschera mende per pochi scellini. - Non conoscevo il suo interesse per i manufatti africani - disse Afzelius. Lorenzo rispose annuendo con un sorriso scemo. Neanche lui conosceva il suo interesse per i manufatti africani. Gli facevano anzi piuttosto schifo. Non avrebbe dato due soldi per averli. Li aveva comperati per ragalarli a Mary Bancroft. - Lei piuttosto - chiese per cortesia - non c'era nulla che l'interessava? - Tutto e niente - rispose Afzelius. - Non c'era niente che potesse servire alle mie ricerche. - Si aspettava di trovare insetti? - No, queste sono cose che portano i marinai, perché colpiscono la loro fantasia. E' difficile che un insetto colpisca la fantasia di un marinaio. Poi, non saprebbe come conservarlo. No, oggetti che testimonino l'esistenza in Africa della chiesa cristiana originaria - Tacque e aspettò che Lorenzo gli chiedesse di cosa si trattava per iniziare un pistolotto.

    Lorenzo che si ricordava di Swedenborg si affrettò a cambiare discorso. - Come fa adesso senza Smeathmann? Ha trovato qualcuno per sostituirlo? - No. Smeathmann, come le ho detto, era disonesto, molto disonesto. Ma era bravissimo. Credo che non ci sia in giro nessuno in grado di sostituirlo. Presto parto io per l'Africa. - L'Africa è grande,- disse Lorenzo ripetendo la frase che aveva sentito da Francis. - Parto per Sierra Leone. Con loro - precisò Afzelius indicando con il mento il tavolo dietro al quale c'erano ancora Equiano e Mary Bancroft. -Loro...? , chiese Lorenzo indicando il tavolo. - Sì, Equiano di certo. Forse anche la signora de Fontanay. - La signora Bancroft vuol dire. - Io la conosco come signora de Fontanay - ribatté Afzelius un po' stizzito. (27. continua