Lettere Bersane

Redazione

Pubblichiamo ampi stralci della prefazione scritta da Pier Luigi Bersani al libro “L'Assedio” (Aliberti), da oggi nelle librerie, che svela i retroscena dei pacchetti di liberalizzazioni voluti dal governo Prodi.

Sono passati poco più di tre anni dalla prima lenzuolata di liberalizzazioni con la quale il governo di centrosinistra, tra il 2006 e il 2008, ha avviato una straordinaria stagione di riforme per sbloccare e rendere più moderno il nostro Paese.

di Pier Luigi Bersani

    Pubblichiamo ampi stralci della prefazione scritta da Pier Luigi Bersani al libro “L'Assedio” (Aliberti), da oggi nelle librerie, che svela i retroscena dei pacchetti di liberalizzazioni voluti dal governo Prodi. A raccontarli sono Antonio Lirosi, ex consigliere dell'allora ministro Bersani, ed Enrico Cinotti, giornalista del settimanale Il Salvagente.

    Sono passati poco più di tre anni dalla prima lenzuolata di liberalizzazioni con la quale il governo di centrosinistra, tra il 2006 e il 2008, ha avviato una straordinaria stagione di riforme per sbloccare e rendere più moderno il nostro Paese. (…) Da un punto di vista politico sono consapevole del fatto che quella stagione non sarebbe mai stata avviata senza Romano Prodi. Una persona capace di unire a una fortissima determinazione politica una conoscenza concreta della realtà comune e un'altrettanta spiccata competenza sulle questioni economiche. Un leader politico così non si trova tanto facilmente.
    In tanti in questi anni mi hanno chiesto da dove nasce il termine “lenzuolata”. Una parola nuova che segnala anche un modo nuovo nel concepire i rapporti tra la politica e il cittadino. Durante i governi di centrosinistra, dal 1996 al 2001, avevamo lavorato in modo settoriale alle liberalizzazioni. Abbiamo approvato delle leggi che investivano singolarmente il settore del commercio, quello del trasporto, l'apertura del mercato elettrico e il comparto dell'estrazione del gas. Sono state riforme importanti ma sempre rimaste ancorate ognuna al suo ambito, senza mai diventare parti di un disegno più complessivo di riforma. Inoltre, non hanno segnato una svolta culturale e forse non potevano nemmeno essere percepite come tale. Le lenzuolate del secondo governo Prodi, invece, nascono raccogliendo le idee e le proposte di innovazione negli ambiti e nei settori economici più disparati e diversi tra loro ma che venivano tenute insieme da un minimo comune denominatore: il cittadino e la sua vita reale. Serviva una scossa. Le lenzuolate tenevano uniti i fili di una riforma di sistema e consentivano alla politica di cambiare passo. Bisognava testimoniare con i fatti che la politica si occupa concretamente della vita e dei bisogni dei cittadini. E, con le lenzuolate, alla fine la scossa è arrivata. L'apprezzamento è stato equanime. Ma non sono mancate critiche. E a chi, allora come oggi, parla delle liberalizzazioni approvate come “cosucce”, rispondo che ciascuna di quelle “cosucce” valeva, e vale, diversi miliardi di euro. Sia in termini di minore spesa da parte dei consumatori, sia in termini di nuova occupazione che grazie a quelle misure si è prodotta. Quella stagione di riforme ha anche permesso di segnare una svolta culturale nel Paese. Il termine “liberalizzazione” è entrato a far parte a pieno titolo e con un'accezione positiva nel senso comune. Si è capito che liberalizzare è l'esatto contrario di liberismo. Nel senso comune è ormai accettata l'idea che liberalizzare vuol dire dare regole al mercato, favorire la concorrenza, tutelare il consumatore, creare nuovi posti di lavoro. Esattamente il contrario di quello che il liberismo ha fin qui dimostrato. E cioè che è il mercato che detta le leggi e le impone alla società. Non mi voglio però illudere. Sono convinto che il senso comune da solo non basta. Il meccanismo lobbistico e corporativo unito e una certa politica, non interessata a riformare il Paese, bensì dedita a coltivare il consenso su basi antiche di appartenenza, sono sempre in movimento. Spiace constatarlo ma tutto questo avviene senza che nell'opinione pubblica nasca un moto di resistenza. Assistiamo a dei passi indietro sul terreno delle liberalizzazioni, dalle parafarmacie alle polizze pluriennali fino alla class action, che non trovano sufficientemente allarme nei cittadini. (…) Quello che invece serve è un movimento civico e civile che, a partire dal tema delle liberalizzazioni, ponga al centro di nuovo il cittadino, le sue esigenze e le soluzioni possibili a questi bisogni. Un movimento che non lo si può lasciare solo alle associazioni dei consumatori, pur importanti ma che hanno bisogno ancora di fare un salto di qualità nella loro attività di rappresentanza. Serve invece una scossa nuova, un movimento di riscossa civica che deve dare qualità anche alla nostra parte politica. E in quella direzione voglio che guardi il Partito Democratico per come lo intendo io. Perché in quelle norme approvate con le lenzuolate c'era sempre una misura volta a favorire l'apertura dei mercati, ad accrescere la tutela dei consumatori, a contrastare l'evasione fiscale e a facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro dei giovani. Quelle riforme contengono dei motivi ispiratori semplici che sono quelli del rispetto del cittadino- consumatore e di equità e mobilità sociale. Da questi principi dobbiamo ripartire: da una sana idea di civismo, di partecipazione dei territori e di proposta che parte dai cittadini sotto forma di blog, petizioni e leggi di iniziativa popolare. In altre parole servono delle lenzuolate dal basso. La capacità del mio partito deve essere quella di saper raccogliere questa nuova bandiera del civismo e di tradurre in iniziativa politica la voglia di partecipazione dei cittadini.

    di Pier Luigi Bersani