E' meglio lo sconcordato
C'è chi come Enzo Carra considera l'ultima sentenza del Tar come “una mina sotto l'intero concordato tra lo stato e la chiesa cattolica”. Ma c'è anche chi nella proposta di “sconcordato” avanzata ieri dal Foglio (“il Papa restituisce allo stato le sue prerogative concordatarie in materia di insegnamento religioso… e lo stato spezza il monopolio culturale antiliberale” della scuola) vede una possibilità reale e positiva.
C'è chi come Enzo Carra considera l'ultima sentenza del Tar come “una mina sotto l'intero concordato tra lo stato e la chiesa cattolica”. Ma c'è anche chi nella proposta di “sconcordato” avanzata ieri dal Foglio (“il Papa restituisce allo stato le sue prerogative concordatarie in materia di insegnamento religioso… e lo stato spezza il monopolio culturale antiliberale” della scuola) vede una possibilità reale e positiva. Vittorio Messori un concetto analogo l'aveva espresso tempo fa, in un'intervista in cui, in realtà, criticava l'ipotesi di introdurre un'ora di religione islamica: “Fosse per me cancellerei un vecchio relitto concordatario come l'attuale ora di religione”. Oggi, al Foglio, ribadisce il senso di quella sua affermazione: “Un po' è frutto del mio retaggio scolastico, in cui subii in pieno l'ora concordataria e ne ricavai solo un senso di noia e di rivolta. Mentre oggi un'ora di melassa buonista e politicamente corretta. Mi chiedo a che serva. Non ne escono né migliori cittadini né tantomeno migliori cristiani. E' una rendita di posizione che produce solo una spinta uguale e contraria di anticlericalismo. Sarebbe meglio, per la chiesa, liberare quelle energie e fare una vera catechesi: ma nei luoghi deputati. Io sarei disposto a pagare gli insegnanti”. Il modello di “coesistenza pacifica” immaginato da Messori guarda più agli Stati Uniti che alla laicità di marca latina: “Non apprezzo né lo zapaterismo né l'anticlericalismo alla Clemenceau – dice – ma per disinnescare quell'atteggiamento che vuole negare tout-court il ruolo della religione, il miglior modo è tenere separate le cose. In America la separazione ha fatto bene allo stato ma anche alla religione”.
Il dibattito sulla possibilità di modificare l'attuale assetto non è nuovo nemmeno in ambito ecclesiale. Massimo Cacciari ha sostenuto che “l'ora di religione è fondamentale e dovrebbe diventare obbligatoria. Come italiano, storia e filosofia”.
Una posizione non distante da quella espressa più di un decennio fa dal cardinal Martini, per il quale “un'ora di religione non basta per trasmettere i valori della tradizione cristiana”. Mentre “lo studio dei testi biblici potrebbe rientrare nelle ore dedicate alle materie letterarie”. E aveva aggiunto: “Nelle nazioni dove vi è una tradizione di insegnamento religioso, ad esempio in Germania, è normale pensare a due ore”. Idea che però non convince Messori, contrario a ogni “intollerabile sincretismo religioso: perché insegnare che i culti assassini aztechi sono validi come il cristianesimo? Anche perché non sono certo le nozioni di filosofia o storia dell'arte cristiana a salvare”. Diversa da entrambe le visioni è la posizione – di fatto ancora maggioritaria nella chiesa – di chi sottolinea gli aspetti positivi insiti nel Concordato, secondo cui l'Irc “non è un insegnamento di qualsiasi religione, e non è neanche un insegnamento delle varie forme che storicamente la dimensione religiosa ha assunto nella tradizione occidentale”, per usare le parole del vescovo Luigi Negri in un convegno pubblico un paio d'anni fa. Mentre invece permettere “l'incontro con il patrimonio cattolico” resta un valore fondamentale “per una scuola veramente di stato pubblica”.


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