Intesa tra i poteri
Passera, tre grane da risolvere e un'exit strategy da escogitare
Non sarà un'estate facile per Corrado Passera. Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo si trova a dover disinnescare mine piazzate su più fronti. C'è la grana dell'esposizione verso la galassia dell'immobiliarista Luigi Zunino e c'è la vicenda del patto siglato tra il Crédit Agricole e Generali sulle azioni di Ca' de Sass. D'altronde, si sa, i guai arrivano tutti insieme.
Non sarà un'estate facile per Corrado Passera. Il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo si trova a dover disinnescare mine piazzate su più fronti. C'è la grana dell'esposizione verso la galassia dell'immobiliarista Luigi Zunino e c'è la vicenda del patto siglato tra il Crédit Agricole e Generali sulle azioni di Ca' de Sass. D'altronde, si sa, i guai arrivano tutti insieme. I problemi di Passera con il gruppo immobiliare Risanamento che fa capo a Zunino si trascinano da tempo: per salvare i finanziamenti, le banche creditrici (Intesa con 476 milioni ma anche Unicredit e Banco Popolare con importi inferiori), hanno concesso in un anno ben due prestiti da 150 e 75 milioni e persino una dilazione su 1,1 miliardi di debiti con l'obiettivo di permettere la ristrutturazione del gruppo. Dopo una crescita finanziata a debito, infatti, la società si è ritrovata schiacciata da quasi tre miliardi di debiti in un mercato immobiliare bloccato per la crisi.
Ma ora la bomba rischia di scoppiare in mano. La procura della Repubblica di Milano, infatti, ha chiesto il fallimento di Risanamento (l'udienza è fissata per il 29 luglio). Intesa, che ha tra l'altro in pegno oltre il 10 per cento delle azioni, è al lavoro in queste ore, insieme agli altri istituti, per elaborare un nuovo piano che permetta la sopravvivenza del gruppo e, di conseguenza, di non iscrivere tra i prestiti in sofferenza i crediti verso il gruppo Risanamento. Per questo le banche sperano di scongiurare l'ipotesi fallimento. Effetti collaterali della crisi, si dirà. Oppure effetti indiretti di quel concetto di banca di sistema al centro della strategia di Intesa degli ultimi anni che ha portato il gruppo ad avere una esposizione creditoria verso grandi società partecipate.
Passera si trova a dover maneggiare con cautela anche il groviglio che ruota attorno ai francesi del Crédit Agricole.
Ca' de Sass rischia infatti una multa tra i 500 milioni di euro e i 5 miliardi di euro perché il suo azionista Crédit Agricole non scende, come pattuito con l'Antitrust, al di sotto del 5 per cento, e anzi si allea con Generali rafforzando il nucleo azionario con un accordo di consultazione. Per l'Antitrust l'accordo viola gli impegni presi da Intesa al momento della fusione tra la stessa Intesa e Sanpaolo Imi: la discesa dal 5,8 per cento al 2 per cento dell'azionista Crédit Agricole in seguito all'acquisizione di Friuladria e Cariparma da Intesa. Ma i francesi non hanno alcuna intenzione di vendere le azioni Intesa agli attuali prezzi e hanno la necessità di far risultare a bilancio tale partecipazione come strategica per non svalutare la quota con un impatto negativo sul loro conto economico. Proprio per evitare la svalutazione hanno escogitato l'idea del patto. Idea che, secondo la ricostruzione del Foglio, era ben vista dallo stesso Passera che ne ha seguito gli sviluppi.
Un fronte unito sull'asse Parigi-Trieste fa comodo al banchiere per contrastare l'ascesa della Compagnia di San Paolo presieduta da Angelo Benessia (che ha il 9,89 per cento di Intesa) vieppiù difensore della torinesità della banca dopo l'uscita del torinese Pietro Modiano entrato in rotta di collisione con Passera. Il forcing di Benessia ha come obiettivo principale, notano ambienti finanziari, la presidenza del consiglio di gestione di Intesa ora ricoperta dal torinese Enrico Salza. La presenza di Salza ha un ruolo di garanzia equilibratrice per il vertice. Se Salza sarà sostituito, non si escludono ulteriori cambiamenti. Alcune avvisaglie vanno in questa direzione. I rappresentanti di San Paolo nel comitato di controllo interno stanno per chiedere conto al management dell'impasse sul caso Crédit Agricole e di alcune mancate comunicazioni.
Chi ritiene comunque che quelle di Passera siano difficoltà passeggere e quindi superabili è Giancarlo Galli, storico della finanza, autore del recente “Nella giungla degli gnomi” (Garzanti): “Certo, i suoi tradizionali punti di riferimento stanno cambiando, perché Carlo De Benedetti non è più centrale e Giovanni Bazoli non è più solidissimo come un tempo. Per questo è significativo che Passera si sia avvicinato al governo, anche grazie all'operazione Cai-Alitalia. Ma se qualcuno pensa che abbia imboccato una china declinante si sbaglia. Con Profumo è uno dei pochi banchieri che non superano la settantina: avranno ancora un ruolo di primo piano nella finanza italiana”. I rapporti del numero uno di Ca' de Sass con l'esecutivo non sono omogenei. A una presidenza del Consiglio, tramite il sottosegretario Gianni Letta, che lo considera una risorsa tecnica del paese, fa da contraltare un rapporto non particolarmente simpatetico con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.


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