Parla Franceschini

Il segretario del Pd svela al Foglio le 37 cartelle che leggerà oggi

Nunzia Penelope

L'Italia che Dario Franceschini ha in mente è un'Italia, più che antiberlusconiana, alter-berlusconiana: non solo “opposta'', ma soprattutto “diversa”. Come sarà la sua idea di Italia il segretario del Partito democratico lo racconterà oggi pomeriggio, presso l'Acquario di Roma.

    L'Italia che Dario Franceschini ha in mente è un'Italia, più che antiberlusconiana, alter-berlusconiana: non solo “opposta'', ma soprattutto “diversa”. Come sarà la sua idea di Italia il segretario del Partito democratico lo racconterà oggi pomeriggio, presso l'Acquario di Roma, dotato di un salone circolare suggestivo che consentirà al leader di parlare immerso e circondato dalla gente (500 persone all'interno, molte di più nel giardino, dove saranno montati diversi maxi schermi).

    Il testo del discorso programmatico, in vista del congresso di ottobre e della sfida a tre con Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino, lo ha scritto tra venerdì e domenica sera, dopo aver praticato la “politica dell'ascolto” e ricevendo molti contributi. Ma la stesura finale, ci tiene a precisare, è solo sua. In 37 cartelle oggi sarà soprattutto descritto un orizzonte, definendone i punti cardinali: laicità (ascoltare tutte le voci, compresa quella della chiesa, ma senza farsi dettare l'agenda dal Vaticano, perché solo lo stato laico può fare leggi universali); alleanze (obbligatorie, da Vendola all'Udc, ma senza inciuci né tentazioni verso le leghe, del sud o del nord); struttura del partito (forte radicamento territoriale, circoli come luoghi di ascolto dell'Italia reale). E ancora, ricambio generazionale modello Barack Obama, sottolinea Franceschini: giovani leve e vecchi talenti che lavorano assieme; rinnovamento del gruppo dirigente, attingendo ai giovani amministratori locali, con elezioni a tutti i livelli attraverso le primarie, che verranno così riconfermate, sia pure con qualche possibile ritocco (anche in questo caso guardando al modello americano).

    Nel Pd di Franceschini le carriere politiche dovranno partire dal basso, formazione e poi lunga gavetta (“io ho iniziato nella Dc di Benigno Zaccagnini, partivamo in mille, arrivavamo in dieci”). Quanto alla questione morale, ci sono alcuni problemi nella gestione del potere che andranno affrontati, ma senza giustizialismi. Confermata la parte economica del programma (anticipata sabato dal Foglio e descritta domenica dal Sole 24 Ore):  dalla proposta di intervenire sulle pensioni con un innalzamento dell'età e di superare il dualismo tra precari e garantiti sul mercato del lavoro attraverso l'introduzione di un contratto di inserimento, modello Tito Boeri, alla democrazia economica e la partecipazione, sia modello tedesco che azionariato ai dipendenti. Il tutto per favorire un rapporto nuovo tra impresa e lavoro, il cui ruolo, tuttavia, dovrà essere riconosciuto come centrale. E ancora: salario minimo garantito e  ammortizzatori sociali anche per commercio, piccole imprese, ecc.

    Conversando brevemente al telefono con il Foglio, Franceschini ha ammesso che “dopo tre giorni interi passati da solo a scrivere” era abbastanza soddisfatto di quelle 37 pagine (il che gli ha consentito  anche di glissare rispetto alle polemiche con Ignazio Marino, e di liquidare con “ci mancava solo Grillo'' l'annuncio della possibile candidatura alle primarie del comico genovese). A grandi linee, il succo del programma che presenterà oggi è questo: “Il centrosinistra, il Pd, hanno bisogno di una identità riconoscibile, di parole chiave nuove e opposte a quelle del centrodestra”. Guardando alla politica degli ultimi tre lustri si intuisce facilmente qual è il problema: “A destra c'è un leader riconosciuto, una identità precisa e stabilità politica; a sinistra accade esattamente il contrario. Fin qui ha funzionato in questo modo: antiberlusconismo spinto quando stavamo all'opposizione, estrema attenzione al rigore sui conti pubblici quando stavamo al governo. E mai una volta che abbiamo indicato al paese: questa è la società che vogliamo. Ci siamo limitati a correggere le parole d'ordine del centrodestra; adesso dovremo indicare una nostra gerarchia di valori, rovesciata rispetto alla loro''. Dunque, un'altra idea di società: “Occorre cambiare un modello sociale che punta a consumare tutto, subito, senza preoccuparsi delle generazioni successive, di cosa sarà tra dieci, vent'anni''. La fonte di ispirazione può essere anche un “eroe borghese'' come Giorgio Ambrosoli, che nella sua ultima lettera alla moglie Anna, ricorda Franceschini, parlava di “valori, doveri, famiglia, Italia, Europa: parole antiche e semplici, ma ancora cariche di futuro''.

    In contrapposizione ai disvalori dell'Italia odierna: “Conformismo, opportunismo, furbizia''. “Ignorata dai media e lontana dai riflettori – ha scritto Franceschini in una lettera al Corriere sabato scorso –  esiste un'Italia diversa. Uomini, donne e ragazzi che ogni giorno fanno qualcosa di così normale e nello stesso tempo speciale: il proprio dovere''. E' a questa Italia  “silenziosa e spesso silenziata, che non parcheggia in seconda fila, che non evade le tasse, che non è compiacente con i corrotti che bisogna dar voce; ai tanti anonimi ‘eroi borghesi' che vivono nelle nostre comunità dobbiamo dimostrare che non solo soli e non devono sentirsi isolati''. Assieme alle idee, Franceschini dovrà lavorare anche a costruire il proprio personaggio di leader. Lo schema scelto è quello che gli assomiglia di più: un uomo “normale'', che combatte con la banca per rinegoziare il mutuo, che passa il sabato sera al concerto di Francesco De Gregori con moglie e figlie ragazzine. A Silvio Berlusconi che attacca “l'opposizione cadavere'', dice: “Passata la tregua per il G8,  faremo i conti''. Perché “essere moderati nell'animo'' non vuole affatto dire non avere le palle, o non saper alzare la voce, quando occorre.