La normalità al potere, a Roma e a L'Aquila
Michelle unisce il fronte delle donne acrobate contro l'assolo Carlà
La normalità al potere è atterrata ieri in Italia e ha trovato un'intesa immediata con Clio e Isabella, le nostre first lady romane e ordinarie, contro Carlà e tutte le altre che fanno della loro superiorità anormale un segno distintivo. Michelle Obama piace alle donne perché è una che tiene il conto di quanti giorni suo marito sta fuori di casa per lavoro, e non importa che il lavoro sia quello di presidente degli Stati Uniti.
La normalità al potere è atterrata ieri in Italia e ha trovato un'intesa immediata con Clio e Isabella, le nostre first lady romane e ordinarie, contro Carlà e tutte le altre che fanno della loro superiorità anormale un segno distintivo. Michelle Obama piace alle donne (gli uomini non si sbilanciano, per lo più arricciano il naso e farfugliano frasi incomprensibili, ma si sa che questa è la più classica delle tattiche) perché è una che tiene il conto di quanti giorni suo marito sta fuori di casa per lavoro, e non importa che il lavoro sia quello di presidente degli Stati Uniti, la famiglia è la famiglia, e qualcuno alla sera deve mettersi a leggere le favole alle bimbe.
Michelle è la normalità al potere perché non azzecca un vestito che sia uno; perché lascia che le sue figlie vadano a fare il gelato, che salgano e scendano dall'Air Force One gioiose e scomposte (senza fortunatamente il trolley di Hello Kitty che dalle nostre parti è peggio di una calamità); perché traballa sui tacchi e si irrigidisce tutta, alla faccia delle lezioni di danza e portamento; perché si presenta nello speciale tv sulla Casa Bianca – un giorno con il presidente e i suoi – con il cane al guinzaglio e i pantaloni bianchi a metà polpaccio che non donano neanche alle top model; perché – orrore – mangia carboidrati (dicono che vada pazza per la carbonara).
“Espansiva, cordiale, brillante, molto allegra e alla mano”, ha detto di lei Clio Napolitano, che era emozionata prima dell'incontro ed è rimasta folgorata da tanta normale simpatia, tanto quanto sono rimasti folgorati dal presidente Obama molti giornalisti al primo incontro. Isabella Rauti, moglie del sindaco di Roma Gianni Alemanno, non si è fatta trovare così impreparata accogliendo Michelle sulla terrazza Caffarelli e poi accompagnandola ai Musei Capitolini. Isabella la segue da sempre, la signora Obama. Le aveva anche dedicato un articolo sul Secolo d'Italia quando Obama era stato eletto. Per lei, Michelle è una che si schiera con le madri che lavorano, che si batte per la parità retributiva tra donne e uomini, che è diventata un'icona femminile, “una paladina delle ‘donne acrobate'”. E la first lady americana ha ricambiato tanto ardore intimando ad Alemanno di trattare bene sua moglie.
Dal fronte delle donne acrobate è stata conquistata persino l'anti donna normale, la columnist del New York Times Maureen Dowd, che fino a non troppo tempo fa si lamentava di quel modo inefficace di Michelle di rendere umano tutto quel che le girava intorno, soprattutto Barack. Accidenti – diceva Dowd – se tuo marito è l'uomo del sogno non dirci che lascia i calzini per casa, che si lamenta quando deve andare a buttare la spazzatura e che dice un sacco di bugie sulle sigarette che fuma: preferiamo saperlo ispirato e invincibile e presidenziale. Poi Michelle ha iniziato a mostrare le braccia – e che polemica, che discussioni su quelle braccia nude, un po' come l'annosa diatriba su quale sia l'età dopo la quale scoprire le ginocchia è peccato – e Dowd ha ceduto di fronte ai bicipiti scolpiti e, dimentica delle tante critiche del passato, ha esortato la first lady a non coprirseli mai, che con dei bicipiti così Michelle può pure essere capace di dissertare con stile di emissioni inquinanti.
Il fronte così agguerrito delle donne acrobate è imbattibile, e infatti al primo round a soccombere è stata la signora Sarkozy, Carlà, che non ha nulla di normale, né ci tiene ad averlo. La first lady francese si è creata un'agenda alternativa rispetto alle altre, va all'Aquila da sola per visitare in santa pace la tendopoli, un ospedale e la chiesa che la Francia sta aiutando a ricostruire. I maligni in stile Guardian sostengono che sia tutta una manovra finto-sociale per non dover aver troppo a che fare con la presidenza italiana del G8, con la questione della first lady mancante e soprattutto con il presidente del Consiglio. I maligni in stile Paris Match invece sussurrano che la solitudine di Carlà sia soprattutto parigina e che il suo problema non sia l'etichetta, bensì il rapporto con il marito.
Comunque sia, con quel fare aristocratico, bellissimo, algido, impeccabile, senza tacchi (le ballerine, a dire il vero, sono state sdoganate per sempre dalla sua predecessora, l'ex signora Sarkozy Cécilia) Carlà non può andare d'accordo con Michelle, Clio e Isabella. Che avranno di certo parlato male della francese, dei suoi capricci da gran dama, di quello stile da signora d'altri tempi (Michelle non si è ancora riavuta dallo scontro dei vestiti bianchi andato in scena a Parigi durante l'ultima visita, a giugno) dando così inizio a una bella amicizia. Hanno persino rinunciato allo shopping, tanto si divertivano. Non c'è niente di più normale per le donne normali di una chiacchierata tra amiche a dire tutto il peggio possibile sulla più bella della classe.


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