Soci, conti e progetti del fondatore di Sator che si lascia lodare in assemblea dal suo presidente Luigi Spaventa
Le mire di mister Arpe alle prese con un mini risiko bancario
Passin passetto la banchetta di Matteo Arpe va. L'ex Lehman Brothers, ex Mediobanca, ex Capitalia, dopo aver fondato la società di investimento, la Sator, ha mosso alla conquista di Banca Profilo, diventandone il presidente, e indiscrezioni finanziarie dicono che stia vagliando il dossier Efibanca, la banca d'affari del Banco Popolare. “Il problema di Arpe è far sapere che c'è – dice al Foglio Giancarlo Galli, storico della finanza.
Passin passetto la banchetta di Matteo Arpe va. L'ex Lehman Brothers, ex Mediobanca, ex Capitalia, dopo aver fondato la società di investimento, la Sator, ha mosso alla conquista di Banca Profilo, diventandone il presidente, e indiscrezioni finanziarie dicono che stia vagliando il dossier Efibanca, la banca d'affari del Banco Popolare. “Il problema di Arpe è far sapere che c'è – dice al Foglio Giancarlo Galli, storico della finanza che ha dedicato ad Arpe alcune pagine del suo libro “Nella giungla degli gnomi” – e sul mercato se non hai almeno una banca non ci sei”. Arpe ha la propria banca dal maggio 2006, per di più dopo averla sottratta al fallimento, non dispiacendo così al governatore di Bankitalia Mario Draghi, presso il quale il manager gode di ottima reputazione. Ne è sicuro l'ex presidente della Consob, Luigi Spaventa, ora presidente di Sator. Spaventa, accantonando l'aplomb british che lo contraddistingue, nella recente assemblea che ha approvato i conti 2008 di Sator, si è sperticato in lodi verso Arpe: “E' in gran parte merito suo l'impeccabile reputazione di cui gode Sator e di cui lo stesso presidente (Spaventa, ndr) – si legge nel verbale dell'assemblea che il Foglio ha visionato – dichiara di aver avuto testimonianza tanto da parte dell'opinione pubblica quanto da parte delle Autorità preposte ai controlli sull'attività bancaria e finanziaria”.
Ma qual è l'obiettivo immediato del manager? Fare concorrenza a Mediobanca come salotto buono è il pallino di Arpe. “Credo punti sul fatto che gli attuali istituti bancari siano retti da personaggi un po' in là con gli anni – spiega Galli – Si prefigura un ricambio e lui, fiutandolo, vuole essere pronto a cogliere qualche occasione. Sta mettendo giù le pedine per la partita a scacchi dell'inevitabile risistemazione del sistema bancario che avverrà anche per questioni anagrafiche”. Una vecchia regola economica è partire da una piccola realtà. Banca Profilo, nata nel 1988, è un istituto quotato in Borsa specializzato nel private banking e nell'investment banking. Non ha filiali ma una rete di punti tra il centro e nord Italia. Il progetto di Arpe, che ha la delega agli indirizzi strategici e che presenterà il piano industriale a settembre, è la ristrutturazione delle attività della banca con focalizzazione nella gestione dei patrimoni e nella consulenza corporate. Per ora, non è previsto alcun progetto di crescita esterna, a parte le voci su Efibanca. Le risorse complessive confluite nelle attività di Sator hanno raggiunto a febbraio 2009 i 700 milioni di euro e, a quanto risulta al Foglio, gli ultimi mesi sarebbero aumentate ancora. Sator ha investito in Banca Profilo (per 70 milioni di euro) tramite il Sator Private Equity Fund, uno dei tre rami di attività del gruppo.
Gli altri due sono specializzati nel real estate e nell'investimento in titoli. In particolare, l'hedge fund Sator Active Value ha registrato tra gennaio e maggio un rendimento del 24 per cento rispetto a un rosso del 28 per cento del 2008. Ed è stato costituito un altro fondo in investimento titoli chiamato Long short equity. A investire nei fondi di Arpe è stato pure Luigi Berlusconi, con un chip da cinque milioni tramite la Holding Quattordicesima. E non mancano figure di spicco tra gli azionisti (molti hanno investito direttamente anche nei fondi): la Fondazione Mps, la Fondazione Roma, i costruttori della Cogesan, la quotata D'Amico Società di Navigazione, la Api della famiglia Brachetti Peretti, la Angelini Partecipazioni Finanziarie e Massimo Moratti. Ognuno detiene l'1,1 per cento del capitale valutato, prima dell'acquisizione di Profilo, in 2,8 milioni di euro per una quota complessiva del 10,9 per cento della società (Arpe ha il 63,5 per cento e gli altri manager il 25,6 per cento). La società ha appena superato la fase di start up. I numeri del bilancio ne risentono: l'utile 2008 è stato di circa 345mila (1 miliardo l'utile netto di Piazzetta Cuccia a fine giugno 2008) che andranno a coprire la perdita del 2007 di 335 mila. I ricavi si sono attestati attorno ai 5,8 milioni mentre il patrimonio netto a fine 2008 era di circa 57,9 milioni Cè (31,6 nel 2007). “Lo spazio per far concorrenza a Mediobanca – rileva Galli – è molto modesto. Ma Arpe sta alla finestra”.


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