Viva l'Irlanda

Redazione

Que viva Irlanda! Dublino ha accettato di tenere un secondo referendum sul trattato di Lisbona, ma in cambio ha ottenuto rassicurazioni, che saranno legalmente vincolanti, su aborto e tasse. Sul primo tema, i 27 si sono impegnati a non questionare le norme pro-life dell'isola; sul secondo, l'accordo è più vago, ma di fatto dice che Bruxelles, se e quando Lisbona entrerà in vigore, non avrà spazi di manovra sulla leva fiscale.

    Que viva Irlanda! Dublino ha accettato di tenere un secondo referendum sul trattato di Lisbona, ma in cambio ha ottenuto rassicurazioni, che saranno legalmente vincolanti, su aborto e tasse. Sul primo tema, i 27 si sono impegnati a non questionare le norme pro-life dell'isola; sul secondo, l'accordo è più vago, ma di fatto dice che Bruxelles, se e quando Lisbona entrerà in vigore, non avrà spazi di manovra sulla leva fiscale.

    “Abbiamo avuto quello che volevamo”, ha commentato il premier irlandese, Brian Cowen. L'accordo disegna i nuovi confini dell'azione comunitaria, già indebolita dall'evanescenza delle politiche anti-crisi e in qualche modo suggellata dalla conferma di un presidente della Commissione debole come l'uscente, José Manuel Barroso (“uomo vuoto senza coraggio politico”, secondo il Financial Times). L'Irlanda si è impuntata su questioni che, rispetto alla struttura del suo elettorato e agli interessi del paese, sono centrali.

    La protezione del nascituro è profondamente inscritta nella sua cultura, impermeabile a intromissioni tecnocratiche sul tema. Quanto alle tasse, il braccio di ferro si è svolto su un terreno più concreto: i grandi paesi dell'Ue, a partire dalla Germania, accusano l'Irlanda di concorrenza fiscale sleale. A Dublino, però, la pensano diversamente: anche perché, nonostante l'impatto devastante della crisi, resta il ricordo degli effetti strepitosi del taglio dell'imposta sui profitti delle società, dal 50 al 12,5 per cento. Quale che sia il bilancio della recessione, essa difficilmente potrà oscurare il grande balzo in avanti che il paese ha compiuto, potendo contare su un tasso di crescita medio tra il 5 e il 6 per cento. E' il successo del modello irlandese, assieme alla convinta opposizione al laicismo europeista, che ha sconfitto il Trattato di Lisbona nel giugno 2008. Con le nuove concessioni, le prospettive per il prossimo referendum sono migliori.

    Ma il via libera non è scontato e non solo perché qualunque votazione nasconde un'insondabile quota di alea. Mancano ancora, infatti, la ratifica di Varsavia e di Praga. Il presidente della Repubblica ceca, Vaclav Klaus, ha avvertito che, in teoria, le garanzie offerte dal Consiglio europeo all'Irlanda dovrebbero a loro volta essere confermate dai Parlamenti di tutti gli Stati membri. Comunque, almeno un risultato duraturo la cocciutaggine irlandese l'ha ottenuto: la vita e la proprietà dei cittadini europei sono un po' più al sicuro.