Compagno Fini

Redazione

“Il compagno Fini non ce l'aspettavamo, come leader della sinistra”. Sono parole pronunciate in un'intervista a Panorama da Marco Presta e Antonello Dose, mattatori della trasmissione “Il ruggito del coniglio”. Detto così pare troppo, ma anche no. Serpeggia infatti tra i democratici e gli ex comunisti e gli ex democristiani e gli ex girotondini e gli attivisti del mondo gay e gli intellettuali d'area e le signore dei salotti rossi la voglia di dire “meno male che c'è Gianfranco”.

    Il compagno Fini non ce l'aspettavamo, come leader della sinistra”. Sono parole pronunciate in un'intervista a Panorama da Marco Presta e Antonello Dose, mattatori della trasmissione “Il ruggito del coniglio”. Detto così pare troppo, ma anche no. Serpeggia infatti tra i democratici e gli ex comunisti e gli ex democristiani e gli ex girotondini e gli attivisti del mondo gay e gli intellettuali d'area e le signore dei salotti rossi la voglia di dire “meno male che c'è Gianfranco”: l'uomo che, pur trovandosi a destra e pur provenendo dall'estrema destra, dice cose di sinistra che la sinistra non dice più, specie in tempi di secca elettorale. E dopo sei mesi di esternazioni iper laiche e iper accoglienti del presidente della Camera su nuovi diritti e immigrazione, e dopo lo scambio di concordi vedute (sulle riforme) con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'attrazione per Fini, da proibita, s'è fatta quasi quasi confessabile. La signora Chicca Olivetti, già animatrice di circoli prodiani, attivissima a livello di società civile sia a Milano sia a Roma, dice di “aver imparato ad apprezzare e stimare” il presidente della Camera nella sua “metamorfosi da politico di partito a uomo delle istituzioni”. Non solo. Fini, alla signora Olivetti, sembra “uomo di grande senso politico: è partito da lontano, da una destra che non esito a definire retriva, e ora è uno dei pochi, tra l'altro, a parlare chiaro in tema di laicità”.

    Alla scrittrice Lidia Ravera non dispiace il Fini “che prende posizione su principi irrinunciabili in tema di fine-vita”, anche se resta “diffidenza” sull'effettiva traduzione in fatti delle opinioni espresse dal presidente della Camera: “Fini è più cauto ma anche più furbo di Berlusconi, perché comunque anche lui fa parte di un partito che al governo ha varato leggi violente”. Tuttavia la scrittrice dice di non avere “preclusioni ideologiche”: “Se un uomo di destra esprime idee condivisibili, ben venga. D'altronde su alcuni principi non si negozia. E io non riesco più a votare Pd da quando il Pd ha espresso certe posizioni su Eluana Englaro”. Fini aveva idee in linea con Ravera, in quell'occasione, “peccato poi vedere che non le porta avanti”.

    Il sociologo Luigi Manconi, ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Prodi, non ha invece “il minimo dubbio che le posizioni di Fini siano, come dire, sincere, ovvero che corrispondano a un processo di maturazione e revisione lungo un decennio, tanto più importante quanto nell'immediato non sembra remunerativo per lui, vista la sua visione non pigra, non passatista e non restauratrice. Una visione che non sembra corrispondere a quella della destra com'è e come sembra costretta a essere, in prospettiva, per i prossimi anni”. In un panorama della destra culturale e politica “dove dominano conformismo e codardia”, dice Manconi, “già esprimere posizioni radicalmente innovative è un investimento per il futuro, e da questo punto di vista il suo essere agitatore solitario sarà un vantaggio, perché già lo rende immune dalla trivialità. Quando Berlusconi perderà la sua egemonia, nel centrodestra, si produrrà una secessione di forze centrifughe, e sarà allora che il Fini solitario, quello che sta elaborando una sua idea della società, avrà più chance di altri”. Il senatore dipietrista ed ex girotondino Pancho Pardi loda “l'atteggiamento molto corretto ed equilibrato di Fini dal punto di vista istituzionale, specie in confronto all'energumeno Berlusconi. Fini tiene conto della pluralità della società”. Enrico Deaglio, direttore di Diario, è molto incuriosito “dallo strano caso di Gianfranco Fini”: “Ho l'impressione che sia passato attraverso un tormento interiore sul tema dell'immigrazione e su Israele, argomenti su cui si è smarcato dalla formazione nera. Chissà se farà breccia nel cuore degli elettori”.