Cattodemocrazia - Passeggiate romane
D'Alema e Prodi hanno preparato un piano salva Pd
A volte ritornano. I loro rapporti hanno attraversato alti e bassi. Si sono amati e odiati ferocemente, e alla fine hanno stipulato matrimonio di convenienza. Un matrimonio che, nonostante le vicissitudini di entrambi, alla fine pare che abbia resistito. Sì, è proprio così, tra Romano Prodi e Massimo D'Alema l'intesa raggiunta durante il periodo dell'ultimo governo di centrosinistra non si è mai spezzata.
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A volte ritornano. I loro rapporti hanno attraversato alti e bassi. Si sono amati e odiati ferocemente, e alla fine hanno stipulato matrimonio di convenienza. Un matrimonio che, nonostante le vicissitudini di entrambi, alla fine pare che abbia resistito. Sì, è proprio così, tra Romano Prodi e Massimo D'Alema l'intesa raggiunta durante il periodo dell'ultimo governo di centrosinistra non si è mai spezzata. Tanto che l'ex presidente del Consiglio ha promesso all'ex ministro degli Esteri che lo aiuterà a evitare un'esplosione del Pd con conseguenti scissioni nel caso in cui il segretario del Pd, Dario Franceschini, dovesse raccattare non troppi voti.
Addio Pd addio. Ma come potrà Romano Prodi aiutare Massimo D'Alema a tenere in vita, in un modo o nell'altro, il Partito democratico nel caso in cui il risultato elettorale delle europee non dovesse sfiorare quota 26 per cento? Ecco la road map che i due hanno concertato insieme. Sia Prodi sia D'Alema danno per scontato che di fronte a una disfatta elettorale personaggi come Francesco Rutelli, Enrico Letta ed Enzo Bianco potrebbero abbandonare il Partito democratico e veleggiare verso altri lidi, quelli di Pier Ferdinando Casini, per esempio. Una fuoriuscita di questo genere, è chiaro, provocherebbe un bel contraccolpo di immagine per il Pd che finirebbe per apparire come un partito post-comunista, punto e basta. Ed è a questo punto che Prodi ci metterebbe lo zampino: restando dentro il Pd e, anzi, svolgendo un ruolo più attivo nel Partito democratico. Questo dovrebbe rassicurare i moderati a rimanere e a non pensare che il Pd orfano di una fetta centrista si trasformi in una grande Quercia socialdemocratica.
Se tu dai una cosa a me… E' chiaro, però, che anche il presidente della fondazione ItalianiEuropei dovrebbe dare a Prodi qualcosa in cambio. E quel qualcosa sarebbe la permanenza di un cattolico democratico alla segreteria del Partito democratico. In parole povere, Dario Franceschini resterebbe in sella. Infatti questo sarebbe l'unico modo per evitare altre emorragie al centro. Se al posto di Franceschini andasse invece Pier Luigi Bersani altro che emorragia centrista! D'Alema sembra convinto di questo tanto che ha chiuso la pietra tombale sopra la candidatura di Bersani: “Pier Luigi ha fatto bene a scendere in campo perché c'era bisogno di una candidatura di sinistra”. C'era bisogno, appunto, ma non ce n'è più bisogno ormai…
La via di fuga. Metti che il Partito democratico va male, anzi malissimo. Metti che i centristi del Pd se ne vanno anche se è Franceschini a fare il segretario. Metti che… Al terzo “metti che…” Massimo D'Alema, come ogni politico che si rispetti, ha pensato alla subordinata. E la subordinata del presidente della fondazione ItalianiEuropei ha un nome e cognome. Si chiama Roberto Gualtieri, eurocandidato, docente, dalemiano non di ferro ma di acciaio. Lui rappresenterebbe il ricambio generazionale. Un ricambio che, comunque, consentirebbe al sessantenne D'Alema di continuare a controllare il partito…
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