I cattorelativisti
"Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio”. Così parlò il ministro per la Famiglia Rosy Bindi, ai tempi dello scontro sui Dico. Ma adesso per Rosy Bindi “Berlusconi emerge come la figura del corruttore morale. Il limite è stato superato…". E allora tanti saluti alla privacy, qui non è più tempo di occuparsi delle cose di Dio, urge raddrizzare i comportamenti degli uomini.
"Io amo pensare alla Chiesa che si occupa delle cose di Dio”. Così parlò il ministro per la Famiglia Rosy Bindi, ai tempi dello scontro sui Dico. E ai tempi del referendum sulla legge 40: “C'è un esibizionismo strumentale dei valori cristiani: è una mancanza di laicità e allo stesso tempo di rispetto per la fede”. Sempre stati molto attenti, i cattolici d'imprinting progressista, a tenere separate le valutazioni riconducibili a convinzioni etiche o religiose e il piano civile, circoscritto e protetto dalla sfera della laicità.
Nel caso dello status della famiglia e dei privati costumi sessuali, la sfera laica diventa quella dei diritti della persona; e i diritti individuali vanno visti con veduta larga, nel riconoscimento del pluralismo culturale e della compiuta secolarizzazione. Ma adesso per Rosy Bindi “Berlusconi emerge come la figura del corruttore morale. Il limite è stato superato… C'è una corruzione morale praticata nei confronti di donne, di minorenni”, ha detto alla Stampa. E allora tanti saluti alla privacy, qui non è più tempo di occuparsi delle cose di Dio, urge raddrizzare i comportamenti degli uomini. Non solo Bindi. Nella chiesa progressista e di (ex?) ampie vedute è scattato qualcosa, un riflesso condizionato.
Il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino ha accompagnato un duro editoriale del settimanale con un'intervista all'Unità, in cui fa sua una linea accusatoria da giudice Kenneth Starr: “Chi ha responsabilità pubbliche non può essere sfiorato neanche dal sospetto”. Corroborata dai richiami alla “sobrietà”, nuova parola d'ordine della chiesa italiana: “La via per afferrmarsi non può passare attraverso il mondo dello spettacolo”. Ancora più duro monsignor Alessandro Plotti, vescovo emerito di Pisa, per il quale “vicende che chiamano così pesantemente in causa la vita privata del capo del governo non possono non lederne la credibilità personale”. Voce storica dell'episcopato progressista, critico della Cei di Camillo Ruini e della chiesa dei “valori non negoziabili”, stavolta Plotti sfodera anche il riferimento al Papa Ratzinger che “stigmatizza gli effetti pubblici del relativismo morale”. Mentre per Beppe Fioroni il presidente del Consiglio istiga i giovani a “sostituire l'essere con l'avere”.
Giocoforza intepretare la svolta neo-intransigentista degli ex cattolici adulti nel segno del puro antiberlusconismo. Ma l'ex teodem Paola Binetti, a suo tempo accusata di parlare troppo di Dio dagli stessi compagni di fede e partito, se ne discosta. Certo auspicherebbe un chiarimento dal premier, ma trova sbagliata ed eccessiva la buriana su Noemi e, in linea con monsignor Bagnasco, vorrebbe vedere il governo incalzato sulla crisi e non sulla vita privata del suo capo. Ma spiega anche che non è solo antiberlusconismo: “In questa vicenda è scattato a livello di costume, anche a livello inconscio, qualcosa d'altro. C'è qualcosa che tocca un senso più profondo, c'è un aspetto di pruderie”. E anche il cattolicesimo progressista si scoprì un poco prude.


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