Non chiamateli pacs

Così Fini prepara una proposta di legge sulle coppie di fatto

Redazione

Non è da oggi e non è soltanto in virtù del recente e accelerato cambio di pelle all'insegna dell'attenzione ai nuovi diritti, che il presidente della Camera dimostra di avere a cuore il tema delle coppie di fatto. Al punto di volerne fare presto oggetto di una presa di posizione, ha scritto il Foglio la scorsa settimana. Magari con un doppio scopo: impugnare ancora una volta la bandiera di una laicità in salsa istituzionale.

    Se ci sono diritti o doveri delle persone che non sono tutelati perché fanno parte di un'unione e non di una famiglia, servirà un intervento legislativo per rimuovere la disparità”. Gianfranco Fini pronunciò queste parole in un'intervista all'Espresso, alla fine del 2006, regnante il centrosinistra. Nella stessa occasione, l'allora leader di An aveva dichiarato che, “premesso che il diritto naturale e la Costituzione dicono che l'unica famiglia è quella fondata sul matrimonio, dobbiamo necessariamente prendere atto che nella nostra società ci sono forme di convivenza e di unione non assimilabili alle famiglie”.

    Non è da oggi e non è soltanto in virtù del recente e accelerato cambio di pelle all'insegna dell'attenzione ai nuovi diritti, che il presidente della Camera dimostra di avere a cuore il tema delle coppie di fatto. Al punto di volerne fare presto oggetto di una presa di posizione, ha scritto il Foglio la scorsa settimana. Magari con un doppio scopo: impugnare ancora una volta – dopo gli strappi sul caso Englaro, sul biotestamento e sulla legge 40 – la bandiera di una laicità in salsa istituzionale. E, insieme, sottolineare la distanza da iniziative più estreme, in procinto di conquistare la ribalta. La Consulta è stata infatti da poco interpellata da un'ordinanza con la quale il Tribunale di Venezia, il 3 aprile scorso, ha dichiarato “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale degli articoli del codice civile “nella parte in cui, sistematicamente interpretati, non consentono che persone di orientamento omosessuale possano contrarre matrimonio con persone dello stesso sesso”. All'origine dell'ordinanza, il ricorso di due persone dello stesso sesso alle quali era stata rifiutata la pubblicazione di matrimonio dall'ufficiale di stato civile del comune di Venezia. La regolamentazione legislativa di diritti e doveri nelle convivenze voluta da Gianfranco Fini non è certamente il matrimonio gay, ma dovrebbe assomigliare piuttosto al progetto depositato alla Camera da un centinaio di deputati del Pdl, primo firmatario Lucio Barani.

    E se l'intenzione di Fini è davvero quella di dar seguito a una regolamentazione delle convivenze, la sponda più entusiasta la trova nel Secolo diretto da Flavia Perina, che nelle ultime settimane ha dato ampio spazio alle ragioni di chi (come il gaylib Daniele Priori) auspica un centrodestra capace di arrivare in porto dove naufragarono i Dico e i loro sfortunati succedanei. Perina dice al Foglio che “se il Popolo della libertà, anche in ossequio al proprio nome, facesse una legge sulle coppie di fatto, sarebbe un capolavoro politico. Esiste un'area del Pdl convinta che i tempi siano maturi per una regolamentazione: non dimentichiamo – sottolinea – che in Francia e in Spagna è stato il centrodestra a fare le leggi sulle convivenze. Personalmente, penso che famiglia ci sia dove c'è un bambino, e che una madre con un figlio sia famiglia (è questa, per esempio, l'impostazione francese). In Italia è il centrodestra ad avere la possibilità di affrontare la questione con una regolamentazione di diritti e doveri nelle convivenze che non si sovrapponga al matrimonio e che non crei spaccature nel paese”.

    Un presidente della Camera alfiere di una legge sulle coppie di fatto entusiasma anche l'onorevole Alessandra Mussolini: “Magari fosse – esclama – anche perché Gianfranco Fini è certamente la persona giusta per governare questo passaggio, visto che già nella scorsa legislatura si era espresso a favore di una soluzione che tutelasse i diritti individuali in tema di convivenze. Per quanto mi riguarda, sono assolutamente a favore, tant'è che, sempre nella scorsa legislatura, avevo presentato una proposta di legge per gli uguali diritti dei figli nati fuori dal matrimonio. Credo che le convivenze, che ormai sono un fenomeno di massa anche in Italia, debbano trovare strumenti di tutela dei diritti dei singoli, e  non tanto per quando le cose vanno bene ma, per quando nascono separazioni e contrasti. Credo che il paese sia più che pronto. Mi auguro, anzi, che il presidente della Camera dia una mano alla proposta di legge sui diritti e i doveri di reciprocità dei conviventi, che mi pare un po' arenata”.