Parla Lorenzo Bini Smaghi

L'atterraggio morbido della Bce e la ripresa graduale dal 2010 in poi

Redazione

La politica monetaria resta al centro del dibattito in Europa anche, e soprattutto, in tempi di crisi, seppure in fase di rallentamento. Ma attenzione a gonfiare i timori di deflazione e ad abbassare troppo i tassi di interesse. A dirlo è Lorenzo Bini Smaghi, componente del board della Banca centrale europea: “Non dobbiamo dimenticarlo: gli errori nel prevedere la deflazione, vale a dire l'attribuirle troppa importanza, sono cause centrali della crisi in corso”. Leggi La Bce non è Vangelo di Giorgio La Malfa

    La politica monetaria resta al centro del dibattito in Europa anche, e soprattutto, in tempi di crisi, seppure in fase di rallentamento. Ma attenzione a gonfiare i timori di deflazione e ad abbassare troppo i tassi di interesse. A dirlo è Lorenzo Bini Smaghi, componente del board della Banca centrale europea: “Non dobbiamo dimenticarlo: gli errori nel prevedere la deflazione, vale a dire l'attribuirle troppa importanza, sono cause centrali della crisi in corso”, ha dichiarato Bini Smaghi in una recente intervista al Financial Times Deutschland. Il componente del comitato esecutivo dell'Istituto centrale ha anche sostenuto che i tassi di interesse sono stati tagliati troppo nel 2003 e nel 2004 a causa di “esagerate paure di deflazione”. La deflazione è un tasso di inflazione negativo per molti anni, “quindi attualmente non la vedo proprio”. “Al momento si tratta soltanto di una mera discussione accademica”.

    La Bce ha ridotto i tassi di interesse di 300 punti base dallo scorso ottobre, portandoli al minimo storico dell'1,25 per cento. Nella riunione di politica monetaria di maggio l'attesa è di una nuova diminuzione di 25 punti base. Il consigliere ha condiviso la decisione a sorpresa della Bce di ridurre nell'ultimo incontro i tassi soltanto di 25 punti base invece che di 50. “Ora ci prepariamo a un atterraggio morbido”. La cosa più importante è “mantenere i tassi a un livello credibile, senza creare troppa liquidità sul mercato”. Per quanto riguarda la ripresa, per il consigliere Bce potrebbe partire nel 2010. “Questa volta sarà molto graduale”, ha detto a FT Deutschland e le potenzialità di crescita economica saranno “considerevolmente più basse” dopo la crisi di quanto lo fossero prima. Bini Smaghi scarta la possibilità di interventi Bce a sostegno delle valute dell'Europa dell'est ed è scettico sulla proposta cinese di una nuova valuta globale: “Quello che dicono e quello che fanno le autorità cinesi non coincide sempre. Negli ultimi mesi il legame dello yuan con il dollaro americano è diventato sempre più rigido”.

    Bini Smaghi ha letto sul Foglio l'intervento di Giorgio La Malfa, ex ministro delle Politiche comunitarie, intitolato “La Bce non è Vangelo” critico con l'ultimo libro dell'ex capo economista dell'Istituto di Francoforte, Otmar Issing, considerato da La Malfa un guardiano dell'ortodossia (e della mistica) dell'euro. L'ex ministro ha sottolineato i pessimi risultati della gestione monetaria restrittiva, improntata ad alti tassi, della Banca ora presieduta da Jean-Claude Trichet. “Queste tesi non corrispondono alla realtà dei dati – ribatte Bini Smaghi – in questo ultimo decennio la crescita pro capite dell'area dell'euro (1,6 per cento) è stata simile a quella degli Stati Uniti (1,5 per cento), l'occupazione è cresciuta di più (17,3 per cento rispetto al 15,9 per cento degli Stati Uniti) e il tasso di disoccupazione è calato maggiormente (1,4 punti percentuali contro 0,9)”.

    Certo, aggiunge il banchiere centrale, alcuni paesi come il Regno Unito sono cresciuti di più della media dell'area dell'euro, “ma non si può comparare un paese di 50 milioni di abitanti con un'area di 330 milioni, dove alcune regioni crescono inevitabilmente più di altre”. Ad esempio, all'interno dell'area dell'euro la Spagna o l'Irlanda sono cresciute come, o più, del Regno Unito, anche se in questi ultimi mesi fanno a gara a chi va peggio. Inoltre – dice il membro del board della Bce – in questa crisi l'area dell'euro è riuscita bene o male a concordare un pacchetto di misure finanziarie, fiscali e monetarie comparabili a quelle di altri paesi, nonostante una struttura politica diversa. “E non ha commesso gravi errori come quello di lasciar fallire una banca, come è invece avvenuto in altri paesi”. A Bini Smaghi sembra che il riconoscere che l'Europa non si sia comportata poi così male al confronto con altri stati durante la crisi sia fonte per taluni di irritazione, al punto da ignorare i dati concreti.

    Naturalmente, ammette, ciò non significa che tutto vada bene in Europa e che non sia necessario fare progressi, soprattutto nel processo di integrazione politica: “Ma non è pensabile fare progressi distruggendo quello che di buono è stato fatto in questi anni, a partire dall'istituzione che forse da questa crisi è uscita maggiormente rafforzata. In realtà l'opinione pubblica europea comincia a capirlo e sono sempre più a rendersi conto che senza l'euro oggi saremmo messi molto peggio. Se ne rendono conto soprattutto i cittadini di quei paesi che l'euro ancora non ce l'hanno e che desiderano averlo, rapidamente”. Fortunatamente, chiude Bini Smaghi, rispondendo indirettamente a La Malfa, “la Bce non pensa di scrivere il Vangelo né si comporta nella linea della tradizione ‘mistico-religiosa' di cui alcuni evidentemente sono nostalgici. Credo che i banchieri centrali della Bce siano moderni, aperti al confronto, partecipano al dibattito con la società civile e sono coinvolti anche personalmente (almeno per quel che mi riguarda) nel processo di evoluzione e di integrazione politica del nostro continente”.

    Leggi La Bce non è Vangelo di Giorgio La Malfa