Onustan

Giulio Meotti

Si apre lunedì a Ginevra la Conferenza sul razzismo delle Nazioni Unite, nota come “Durban II”. Boicottato da Israele, Canada, Italia e per adesso dagli Stati Uniti, l'evento vedrà la partecipazione del presidente iraniano Ahmadinejad.

    Si apre lunedì a Ginevra la Conferenza sul razzismo delle Nazioni Unite, nota come “Durban II”. Boicottato da Israele, Canada, Italia e per adesso dagli Stati Uniti, l'evento vedrà la partecipazione del presidente iraniano Ahmadinejad. E' l'esito di una guerra che la più potente organizzazione del mondo, seconda soltanto all'Onu, ha dichiarato alla libertà d'espressione. “L'Organizzazione della Conferenza islamica (Oci), un'associazione di 57 stati impegnati a promuovere la solidarietà musulmana, vuole distruggere il principio di universalità dei diritti umani e delle libertà e alle Nazioni Unite sta vincendo”, commenta Paul Marshall dell'Hudson Institute.

    Per molti anni l'Organizzazione, che ha sede a Gedda in Arabia Saudita, aveva cercato di bandire la critica dell'islam. Ci è appena riuscita con la risoluzione numero 62/154. E' stata l'Organizzazione a mettere la Libia a capo della preparazione di Durban II e sempre l'Organizzazione punta a riconoscere Israele come stato di apartheid e il sionismo come razzismo. I suoi membri votano all'unisono, controllano il trenta per cento dell'Assemblea generale dell'Onu e dominano il Consiglio dei diritti umani (17 su 47 membri). Si sperava che la segreteria del turco Ekmeleddin Ihsanoglu potesse cambiarne la politica di islamizzazione dopo Mohamad Mahathir. E' avvenuto il contrario e nel caso delle vignette danesi l'Oci ha fomentato la protesta nelle piazze arabe, mentre nelle sue sessioni l'Iran proclamava la fine di Israele. Tutto è iniziato nel 1990, con la Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell'islam. Segnò l'abbandono nei paesi islamici, a favore della sharia, delle legislazioni ispirate alla common law. Tra le tante cose, proclamava all'articolo 10 che “l'islam è una religione intrinsecamente connaturata all'essere umano”.

    Anche un osservatore come Gilles Kepel dichiarò che quel manifesto “straccia semplicemente” la Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948. Nel 1994 il leader sudanese Bashir, protetto dall'Oci sulle accuse di genocidio in Darfur, poté affermare che l'Onu non aveva alcun diritto di criticare il suo paese perché amputa braccia e decapita i detenuti, dal momento che la sua legislazione si ispira alla sharia. Nel 1997 Pakistan, Indonesia, Egitto, Algeria e Bangladesh accusarono sempre l'Onu di “blasfemia” per un rapporto sull'antisemitismo islamico. Tre anni dopo quello stesso rapporto menzionava soltanto l'est Europa. Non una parola sui regimi musulmani. La Conferenza islamica vuole ora un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza. Il coronamento di quella che l'ambasciatrice americana al Palazzo di vetro Kirkpatrick definì “la lunga marcia all'Onu”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.