Pdl, ci credete o no? /2

Redazione

“Bisogna prenderlo molto sul serio, questo nuovo partito”, sospira rassegnato l'ultimo segretario della Dc, Mino Martinazzoli: “E l'invito a farlo è nelle circostanze storiche stesse, nel grande consenso che viene in esso aggregato. Che poi questa circostanza sia un bene in sé, o un bene per il paese, è un altro discorso. Ma che il Pdl vada preso con la massima considerazione, è evidente. Farei solo una piccola obiezione: che l'ambizione di mettere insieme tutti i moderati è una illusione".
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    Giulio Anselmi
    “Io credo che Berlusconi ce la possa fare. Prima di tutto perché, mentre il Pd non aveva un forte cemento di leadership carismatica a tenere tutti insieme, il Pdl, malgrado le differenze, malgrado sia una coalizione dalle molteplici matrici politiche e culturali, ha questo collante: un leader davvero carismatico. Ci potranno essere insidie lungo il percorso, ma se permane come leader Berlusconi io credo che ce la possano fare, a fare il partito dei moderati. E credo anche che possano fare passi avanti nella direzione di quell'orizzonte presidenzialista a cui Berlusconi pensa”.

    Piero Sansonetti

    “Non sono sicurissimo che il Pdl resisterà. Non c'è dubbio che esista, è un partito forte con un consenso ragguardevole, tuttavia su di esso gravano due incognite. La prima è che questo ‘partito degli italiani' dovrà portare a sintesi la cultura politica che fa riferimento a Gianfranco Fini con il berlusconismo, altrimenti, quando Berlusconi arriverà a ritirarsi dalla scena, è inevitabile che il Pdl si frantumi. Insomma questa ‘cosa' diventerà seria solo se ci sarà un amalgama riuscito. La seconda incognita che grava sul Pdl è di sistema. Ovvero, siamo sicuri che il bipolarismo in Italia resista? Se il Pd dovesse sfaldarsi, è verosimile che anche il Pdl finisca male. C'è infatti una inevitabile simmetria tra i due progetti”.

    Gennaro Malgieri
    “Credo nel progetto del Pdl, ma ad alcune condizioni. Se non ci sarà una visione del futuro, un progetto e una vera sintesi tra la destra nazionale, i rivoli socialisti, la cultura cattolica e quella liberale, allora il Pdl è destinato a svanire in tempi anche veloci. Si sta abbattendo sull'Italia, come in Europa e nel resto del mondo, una crisi economica forse senza precedenti. Potrebbero verificarsi persino fenomeni di rivolta e di rigetto sociale, ebbene se il Pdl non avrà un'idea chiara intorno al genio particolare di questo paese allora fallirà. E' necessario che il Pdl si doti di una struttura seria da partito classico per ottenere la sintesi tra le diverse culture che lo rappresentano e mi sembra, purtroppo, che invece sia mancata fino ad esso la voglia di discutere”.

    Flavia Perina
    “Il partito esiste e durerà, almeno finché ci sarà Berlusconi. Il grande interrogativo riguarda il Pdl post berlusconiano, sopravviverà al suo fondatore? Spero di sì, ma ciò avverrà solo se accanto alla leadership si consolideranno una struttura di partito e una vera cultura politica”.

    Luciano Canfora

    “Non ho grande simpatia per il Pdl, ma quando sento dire che non durerà, che è un partito finto, resto sempre molto perplesso. Intanto perché An ha una struttura di partito vera e propria, quindi un nucleo organizzato non da poco il Pdl ce l'ha. E poi perché lo si diceva anche di Forza Italia, all'inizio, che era un partito di plastica, che non sarebbe durato. E parliamo di un partito che è durato quindici anni, un tempo lunghissimo, e che ancora dura, dando vita adesso a una formazione ancora più grande. La ragione di questa durata secondo me è che il berlusconismo rappresenta una larga parte della società italiana: il partito dei benestanti, che sono tantissimi, in Italia come in tutti i paesi ricchi. La sua forza sta in quella che si chiama la società dei due terzi, quelli che stanno bene, caratteristica dei paesi occidentali. Per questo non mi stupisce che dal Pdl resti fuori la Lega, che rappresenta invece la fetta proletaria, o sottoproletaria, della società italiana, ed è pertanto refrattaria, direi anche sociologicamente, a farsi assimilare. Ma la forza del Pdl sta proprio nel suo essere il partito di quei famosi due terzi, e lo dico nella speranza che perlomeno non riesca a convincerli tutti”.

    Antonio Martino
    “Certo che esiste il Pdl. Ma ci sono due cose che mi preoccupano: il programma e le regole. Non si discute che Berlusconi sia il leader e la forza del partito. Ma quando deciderà di lasciare, si creerà un vuoto enorme rispetto al quale non si tratta di stabilire chi sarà il successore ma con quale meccanismo verrà scelto”.

    Stefano Ceccanti
    “Io al fatto che il Pdl sia un partito vero ci credo, perché penso ci credano i suoi elettori. Penso cioè che il Pdl corrisponda alle idee degli elettori del centrodestra, che si identificano in Berlusconi: prima che in Forza Italia o in An, credono in lui. Alcuni magari fino a un certo punto, con un certo grado di strumentalità o persino di ironia; altri invece ci credono davvero, ma il loro punto di riferimento è sempre e comunque lui. E il nuovo partito, da questo punto di vista, li rappresenta pienamente”.

    Arnaldo Forlani
    L'ex presidente del Consiglio e segretario della Dc è possibilista e guarda i tempi lunghi: “Mi sembra la conclusione abbastanza logica e naturale di un percorso, in cui Alleanza nazionale ha ormai interamente compiuto un suo percorso di revisione e di approdo a posizioni comuni con le altre componenti del centrodestra. Vedo positivamente questo percorso, così come la semplificazione complessiva del quadro politico, e in un momento in cui i partiti sono anche molto personalizzati, non vedo negativamente la possibilità di convivenza in un'unica aggregazione. Non vedo rischi eccessivi nel rapporto tra Berlusconi e Fini. Credo che la nascita del Pdl aiuterà a stemperare gli elementi più acuti di contrasto, favorendo la ricerca dei fattori unitari. E questo è senza dubbio positivo”. E il ruolo dei cattolici? Lei è stato il primo a suggerire a livello europeo di cambiare nome all'Internazionale democristiana per passare al Partito popolare europeo, per superare l'idea di un'aggregazione solo confessionale. “Siamo in una fase ormai post ideologica in cui pragmatismo è l'elemento più spiccato della politica. In questa direzione c'è lo spazio adeguato per i cattolici, e la prospettiva di adesione al Ppe sia adeguata. Che poi possa esserci, tra le due formazioni maggiori e con funzione di moderazione anche lo spazio per un partito come l'Udc, più identitario e legato alla tradizione di quella che fu la nostra esperienza democristiana, mi sembra altrettanto positivo”.

    Rino Formica
    L'ex ministro socialista non ritiene ci siano le condizioni per esprimere un giudizio: “Sarebbe come dare numeri al lotto. La situazione politica in cui siamo non è stabilizzata, è completamente fluida; siamo in una situazione di grave crisi istituzionale interna, che si collega a una grave crisi di rappresentanza e di governo a livello delle istituzioni europee. Come si possono azzardare previsioni sullo sviluppo e l'esito di un partito che nasce in queste condizioni”. Allo stesso tempo, è un partito che nasce con la vocazione di rappresentare la maggioranza del paese, di collocarsi con sicurezza nel moderatismo-conservatorismo europeo. Neppure questo aspetto è valutabile? “Non credo di poterlo fare, in assenza di un vero congresso fondativo, di una vera dottrina politica elaborata, di un vero programma enunciato, di una selezione della classe dirigente. E' ancora tutto troppo magmatico, emotivo. E' passata una linea che consiste nell'eccitare l'aspetto suggestionabile della politica. Una linea di emotivizzazione, che produce – a destra come a sinistra – una politica drogata. Dei discorsi drogati. Dovranno fermarsi tutti a riflettere, con razionalità, per poter capire la direzione di questi fenomeni. Senza questo, non è possibile azzardare previsioni”.

    Mino Martinazzoli
    “Bisogna prenderlo molto sul serio, questo nuovo partito”, sospira rassegnato l'ultimo segretario della Dc, Mino Martinazzoli: “E l'invito a farlo è nelle circostanze storiche stesse, nel grande consenso che viene in esso aggregato. Che poi questa circostanza sia un bene in sé, o un bene per il paese, è un altro discorso. Ma che il Pdl vada preso con la massima considerazione, è evidente. Farei solo una piccola obiezione: che l'ambizione di mettere insieme tutti i moderati è una illusione. Semplicemente perché, in natura, i moderati non esistono. Non sono moderati gli interessi, non sono moderate le passioni. E' la politica, che ha o avrebbe il compito di moderarle”. Pare però che il destino della presenza politica dei cattolici sia quello di trovare casa qui, più che nell'altro grande tentativo, quello del Pd. Che ne pensa? “Questo non è proprio il tempo di pensare a un'azione politica organica dei cattolici. Quel tempo è finito. E io mi sento lontano in modo incommensurabile da queste magnifiche sorti e progressive”.

    Armando Cossutta

    “Penso che si tratti di una cosa seria, da valutare con attenzione, perché è l'espressione di un vero e proprio blocco sociale, che si è costituito in questi anni attorno a una linea fondata sul culto dell'efficienza e della decisione, senza vincoli, senza regole, tipicamente populista. Una visione della politica che è anche una concezione della vita… un modo di pensare che purtroppo è penetrato nel profondo ed è condiviso da larga parte della società italiana. Per questo il Pdl è un partito vero. E anche quegli aspetti che ad alcuni appaiono folcloristici, volgari o ridicoli, in realtà fanno parte di un disegno preciso e tutt'altro che ingenuo. Il messaggio che viene lanciato al paese è sempre lo stesso: io ho conquistato la maggioranza, dunque devo rimuovere gli ostacoli che mi impediscono di governare. Il problema è che non si tratta semplicemente di governare, ma di esercitare una sorta di dominio incontrollato su tutti i settori della società italiana”.

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