Autodeterminazione, mi vendo il rene

Redazione

Il Parlamento di Singapore ha approvato, con un solo voto contrario e quattro astensioni, la legalizzazione della vendita di organi tra persone vive. All'origine di questa sconvolgente decisione sta la vicenda del miliardario Tang Wee Sung che era stato arrestato mesi fa per aver cercato di acquistare un rene da un immigrato indonesiano

    Il Parlamento di Singapore ha approvato, con un solo voto contrario e quattro astensioni, la legalizzazione della vendita di organi tra persone vive. All'origine di questa sconvolgente decisione sta la vicenda del miliardario Tang Wee Sung che era stato arrestato mesi fa per aver cercato di acquistare un rene da un immigrato indonesiano. Siccome la legge di Singapore ammette che la vendita possa avvenire anche con stranieri, è evidente che nella città stato asiatica si impianterà un ampio mercato internazionale che consentirà a chi può permetterselo di strappare organi dal corpo di poveretti costretti dall'indigenza a venderli.

    L'argomento impiegato dai sostenitori della legalizzazione del mercato di organi è che questo mercato già esiste in forma clandestina e che quindi tanto vale consentire che avvenga alla luce del sole. Naturalmente anche rapine, omicidi e strupri avvengono illegalmente, ma nessuno si sogna di legalizzarli, in base al principio di inviolabilità della persona e dei suoi beni personali, che invece non si applica in questo caso. Evidentemente i legislatori di Singapore pensano che, mentre c'è un interesse pubblico a tutelare le persone da atti lesivi della loro personalità, questo interesse decade quando le persone sono costrette dal bisogno ad accettare gravi lesioni fisiche in cambio di denaro.

    Chissà che qualcuno non verrà a raccontarci che anche in questo caso si riconosce la “libertà di scelta” dell'individuo, come nel caso dell'eutanasia. Il principio “il corpo è mio e quindi decido io”, apparentemente libertario, in realtà rappresenta una copertura per la depredazione dei diritti connessi alla dignità intangibile della persona. Prima ne hanno fatto le spese i nascituri, poi i malati terminali, ora tocca ai poveri spinti dall'indigenza a vendere parti del proprio corpo. Forse un residuo di coscienza sociale indurrà in questo caso i fanatici della libertà di scelta a fermarsi. Si fermino e riflettano anche sulle radici culturali che stanno alla base di questo orrendo mercato, chissà che non capiscano anche il resto.