Buoni e cattivi a Islamabad
Così il Pakistan sgarra sulla prima richiesta di tregua di Obama
Borsa di Karachi giù di 294 punti, disordini in tutto il paese, sassi contro le auto, ritratti di Benazir Bhutto a grandezza naturale dati alle fiamme nella stessa piazza dell'attentato che l'ha uccisa, avvertimento del Foreign Office inglese ai cittadini: non viaggiate verso Lahore e Rawalpindi. In Pakistan è scoppiata un'altra crisi politica dalle conseguenze potenzialmente devastanti.
Borsa di Karachi giù di 294 punti, disordini in tutto il paese, sassi contro le auto, ritratti di Benazir Bhutto a grandezza naturale dati alle fiamme nella stessa piazza dell'attentato che l'ha uccisa, avvertimento del Foreign Office inglese ai cittadini: non viaggiate verso Lahore e Rawalpindi. In Pakistan è scoppiata un'altra crisi politica dalle conseguenze potenzialmente devastanti. La Corte suprema ha proibito a Nawaz Sharif, leader della Lega musulmana N, di partecipare a future elezioni, e ha destituito suo fratello Shahbaz dall'incarico di ministro capo del Punjab, la regione centrale e più affollata del paese.
A un anno esatto dalla formazione del primo governo post Pervez Musharraf, la situazione in Pakistan è di nuovo la stessa, con alcuni importanti peggioramenti. Al posto di Musharraf ora c'è il presidente Ali Asif Zardari. Si è tenuto tutti i poteri eccezionali del generale, inclusi quelli di sciogliere il Parlamento e di dichiarare lo stato d'emergenza. E' isolato e non esce mai dal suo palazzo dentro la Zona Rossa di Islamabad, nemmeno per le tradizionali visite alle moschee durante le feste religiose, piuttosto le fa celebrare a palazzo. Si è circondato di una strana corte di consiglieri non eletti, famigliari e amici conosciuti durante gli 11 anni passati in prigione. Una corte in cui nemmeno i funzionari del governo capiscono bene chi si occupa di che cosa. Il medico di Zardari ora governa il ministero del Petrolio. Da qualche tempo Zardari – indice di gradimento a livello Musharraf – tratta malissimo persino i suoi ministri e funzionari, con insulti e storie di corna. “Dici sempre no, è per questo che non hai figli”, ha urlato al ministro per il Coordinamento provinciale, un senatore di 55 anni. Ma il presidente è il pezzo di Pakistan che sta con l'occidente. E' lui che fornisce agli americani le informazioni utili contro al Qaida e i talebani, che collabora con il programma di bombardamento mirato dei droni della Cia sulle aree tribali e che si oppone alle tregue con gli estremisti.
Contro di lui ora ci sono il premier Yousuf Raza Gilani e Nawaz Sharif. Secondo il giornale nazionale News, hanno un piano per costringerlo alle dimissioni, con proteste di massa in tutto il paese “in nome della democrazia”, come quelle contro Musharraf dopo la destituzione del giudice capo della Corte suprema. Si appigliano a tutto. Quando il consigliere per la sicurezza nazionale Mehmud Durrani – liason con Washington per le questioni più gravi – ha ammesso che il terrorista superstite di Mumbai è un pachistano, Gilani lo ha cacciato subito contro il volere del presidente.
E' scontro feroce fra gruppi di potere, come nel 2007. Ma questa volta è tutto più allo scoperto – purtroppo, dice il Wall Street Journal. I talebani ormai stringono da vicino e da ieri l'India esige la consegna di un generale e di un colonnello dell'esercito pachistano coinvolti nella strage di Mumbai.
L'Amministrazione Obama, assieme a Londra e Riad, aveva supplicato l'establishment di Islamabad: non fate scoppiare la crisi almeno per altri sei mesi. Ora deve affrontare un altro problema capitale.


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