“Buongiorno, che cosa hai deciso?”

Sanremo a rischio di doping telefonico. Ecco perché

Redazione

“Buongiorno, che cosa ha deciso?”. L'sms è sul cellulare dello staff di un cantante in gara a Sanremo. La decisione di cui si chiede conto riguarda un investimento sui generis: usare un call center per vincere il festival.

Leggi cosa hanno scritto le agenzie

    “Buongiorno, che cosa ha deciso?”. L'sms è sul cellulare dello staff di un cantante in gara a Sanremo. La decisione di cui si chiede conto riguarda un investimento sui generis: usare un call center per vincere il festival (nemmeno Sabrina Ferilli formosa capoccia di precari è arrivata a tanto, nel suo ultimo film).

    La proposta arrivata diceva così: “Lei ha cinquemila euro da investire sul suo artista? Lo faccia qui, nel nostro call center, e il suo cantante avrà cinquemila voti in più sicuri, sicuri (semplice: un euro, un voto)”. In mezzo ai moralismi da cachet, tanto vale prendersela con l'unica cosa ancora in piedi – almeno così sembrava – di questo unico, imprescindibile, assoluto e in eurovisione festival della canzone italiana: la gara. Se è falsa pure quella, aridatece il canone, le serate dei telefilm americani già passati due volte su Sky e pure il buon vecchio Vespa che almeno non prenderà un milione di euro. Tanto non ne ha bisogno: lo ospitano ovunque a pubblicizzare l'ultimo libro.

    Bene, la certezza ora c'è: anche la competizione è a rischio.
    La gara è una farsa all'italiana, un po' sì e un po' no, perché c'è il voto del pubblico dal telefono fisso, quello falsificabile da call center, e quello della giuria, falsificabile dalla pressione delle case discografiche, per la serie “se mi voti ti do la consulenza e ti porto a Sanremo Madonna”. Ma chi l'ha mai vista da queste parti? Persino i nomignoli dei grandi ospiti internazionali a 'sto giro hanno dato picche uno dietro l'altro, che povero Bonolis faceva tenerezza, tanto gli si sgretolava in mano il suo anno di lavoro da un milione di euro.

    Se l'agente in questione avesse accettato l'affare, avrebbe potuto versare l'assegno e poi sedersi, in attesa che il doping telefonico sortisse il suo effetto sulla classifica (se si è ultimi non si vince, ma se si è ottavi magari si arriva secondi). Semplice, addirittura legale, nessuno si prenderà mai la briga di verificare che quei numeri arrivino dallo stesso call center, che può contare su diverse linee fisse. Quello che anni fa si fece comprando le schedine del Totip, oggi si fa in modo più equo, dando lavoro ai precari. La Rai, poi, non si sogna certo di ridurre il tempo del televoto: finirebbero gli introiti previsti dalle percentuali su ogni chiamata all'operatore.

    In tanti e per tanti motivi hanno chiesto di abolire il canone, di questi tempi. Chi per la De Filippi, che muore dalla voglia di andare in Rai (e ce la si può pure lasciare, tanto è uguale), chi per il milione di cachet che con i cassaintegrati è troppo, chi per gli ascolti perché se non si sale quest'anno tutti a casa, compreso Bonolis che ha tentato di prendere in braccio Del Noce. Non è molto originale, come gag, chiaro?

    Adesso il motivo serio e civile per pretendere l'abolizione del canone c'è e vale per tutti. E soprattutto questi metodi per azzeccare il momento di mandare a casa la cedolina del pagamento canone, dopo aver comprato un televisore, non li usa più nemmeno Putin. Se lo avessi comprato per regalarlo, 'sto cazzo di televisore?

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