La crisi ti fa brutto Obama

Redazione

Cinquecentonovantottomila posti di lavoro scomparsi a gennaio negli Stati Uniti: il dato pubblicato ieri dal dipartimento del Lavoro va oltre le peggiori previsioni degli analisti sulle dimensioni della recessione e mette a nudo la leadership di Barack Obama.

    Cinquecentonovantottomila posti di lavoro scomparsi a gennaio negli Stati Uniti: il dato pubblicato ieri dal dipartimento del Lavoro va oltre le peggiori previsioni degli analisti sulle dimensioni della recessione e mette a nudo la leadership di Barack Obama. O il presidente americano esce dalla politica convenzionale che lo ha spinto a lasciar fare con la banda democratica della spesa pubblica a pioggia, oppure il suo mito soccomberà in partenza a un Partito democratico irresponsabile. Il problema del pacchetto di stimoli non è la quantità – più di 900 miliardi sono troppi e difficilmente sostenibili – ma la qualità: troppe idee liberal, troppi progetti anni Cinquanta, troppi rigagnoli di spesa, nessuna idea guida coerente per fare uscire l'America dalla crisi. Obama ha lasciato che il Congresso scrivesse il pacchetto di stimoli e il risultato è Nancy Pelosi che fa il presidente.

    L'America ha perso 3,6 milioni di posti di lavoro dal dicembre 2007. Vero è che altri dati di questa settimana contraddicono chi annuncia l'apocalisse americana: il crollo nei servizi è inferiore alle previsioni, i salari sono in aumento e anche le vendite immobiliari sono in leggera ripresa. Allora, sin dal giorno dell'insediamento, Ronald Reagan dimostrò la sua leadership non solo a parole – “lo stato non è la soluzione ai nostri problemi, lo stato è il problema” – ma inventando una politica nuova che ha guidato il mondo e l'economia globale. Obama deve fare altrettanto, dimostrando la sostanza del suo progetto di cambiamento. Sempre che ci sia un progetto.