Domani lo sciopero generale

La Cgil lotta e governa

Redazione

Roma. L'otto dicembre, pur molto presa dall'organizzazione dello sciopero generale di domani, la Cgil ha trovato il tempo di allestire l'albero di Natale. E' la prima volta nei suoi cento anni di laicissima storia. L'albero cigiellino è una sorta di tazebao enorme che giganteggia sul portone di Corso Italia, stampato in bianco su fondo rosso e illuminato a giorno.

    Roma. L'otto dicembre, pur molto presa dall'organizzazione dello sciopero generale di domani, la Cgil ha trovato il tempo di allestire l'albero di Natale. E' la prima volta nei suoi cento anni di laicissima storia. L'albero cigiellino è una sorta di tazebao enorme che giganteggia sul portone di Corso Italia, stampato in bianco su fondo rosso e illuminato a giorno. Il tazebao inizia così: “A chi apre gli occhi un attimo prima dell'alba e a chi alle prime luci li chiude…''. E finisce: “Ai lavoratori e alla loro straordinaria voglia di conoscenza e libertà la Cgil augura Buon Natale''. Che possa essere un Natale buono quello che cade in piena recessione è un po' un paradosso: molti lavoratori lo festeggeranno a casa con la cassa integrazione, o in piazza scioperando, chiamati dalla confederazione guidata da Guglielmo Epifani a protestare contro le misure anticrisi del governo, ritenute insufficienti rispetto alla drammaticità della situazione. Tuttavia, presentando la mobilitazione, i dirigenti sindacali snocciolano numeri con molti zeri: quarantamila assemblee in tutta Italia, un milione di prenotazioni per treni, bus, navi, e quant'altro utile a condurre il popolo della Cgil alle 100 manifestazioni organizzate nelle città italiane.
    Le piazze, dunque, saranno piene; ma nessuno ai piani alti di Corso Italia si sbilancia a dire se e quanto le fabbriche saranno vuote. Nel sindacato rosso ammettono che per quanto riguarda l'effettiva astensione dal lavoro “ci sono margini di sorpresa”: il momento è particolare, la cassa integrazione massacra le buste paga ed è dura per tutti rinunciare a una giornata di salario, oltretutto sotto Natale. La sensazione è che una riuscita a metà sia messa in conto. Sensazione acuita dal fatto che alla conferenza stampa per presentare le iniziative era assente Guglielmo Epifani, impegnato a Napoli con l'ex presidente del Consiglio, Massimo D'Alema. Il leader cigiellino sembra guardare oltre la prova muscolare di domani, si ragione in casa Cgil: per il 22 dicembre è convocato il direttivo, sede in cui il gruppo dirigente valuterà l'esito della mobilitazione e deciderà come e se proseguire. Sul tavolo ci sarà anche la riforma dei contratti, apparentemente accantonata ma in realtà pronta a riemergere.

    Il doppio binario criticato da Cremaschi
    Coperto a sinistra dallo sciopero, prima di Natale Epifani potrà cercare di riprendere il negoziato con la Confindustria. Il dialogo tra le parti, infatti, non si è mai completamente interrotto, nonostante le dichiarazioni ufficiali, spesso di facciata. Tanto che un appuntamento era già fissato ieri, poi annullato di comune accordo, per l'organizzazione dello sciopero. Tra Epifani ed Emma Marcegaglia i rapporti sono buoni sul piano personale, più complicati dal punto di vista “politico”. La Cgil non è intenzionata ad accettare il documento confindustriale come base di discussione. Marcergaglia è pressata da una parte dell'associazione degli industriali, che la spinge ad andare avanti soltanto con Cisl e Uil; posizione che peraltro trova sponde anche nel governo.
    Ma la presidente di Confindustria ritiene poco utile l'acutizzarsi di uno scontro sulla riforma dei contratti, nel momento in cui la produzione industriale va a picco e le imprese hanno come primo obiettivo l'aumento delle risorse per gli ammortizzatori sociali (ma per Marcegaglia i fondi vanno trovati con una riforma delle pensioni) e per gli aiuti alle imprese: obiettivo perseguito anche dai sindacati. Per questo l'intenzione è di esplorare tutte le strade per riportare la Cgil al tavolo delle trattative, evitando di accrescere le tensioni (e forse per questo non sono arrivate, da Confindustria, condanne severe nei confronti della mobilitazione generale di domani, ieri infatti Marcegaglia ha detto che “lo sciopero non serve ora”). Le difficoltà per quella Cgil “di lotta e di governo'' che piace a Epifani sono però consistenti anche nella stessa confederazione di Corso Italia.
    L'ala sinistra del sindacato, infatti, sospetta aria di inciucio, tanto che Rete 28 Aprile, la corrente capeggiata da Giorgio Cremaschi della Fiom, mette sull'avviso: “Lo sciopero non può essere una sorta di una tantum con cui concludere le lotte d'autunno''. La tesi è che “non esiste una terza via” tra conflitto e accettazione della linea di Cisl, Uil e Confindustria. Quindi la Cgil dovrà scegliere: “O va a Canossa, facendo felice una parte rilevante del centrodestra e del centrosinistra, o decide di dare seguito allo sciopero generale, costruendo un suo programma di lotte destinate a durare nel tempo”.